AGGIORNAMENTI
Cerca
Attualità
14 Ottobre 2025 - 21:14
Aldo Corgiat, ex sindaco di Settimo Torinese
Ci sono lettere che pesano più di un’inchiesta. Quella del Comitato Civico Salviamo l’Ospedale di Settimo è una di queste. È la voce di chi, per anni, ha gridato nel deserto mentre la politica guardava altrove. Ora che la magistratura ha chiuso le indagini, tornano a chiedere verità e giustizia. E noi, come sempre, diamo spazio a chi non ha paura di dire le cose come stanno.
Liborio La Mattina
Gentile Direttore,abbiamo letto con attenzione quanto riportato dai giornali in questi giorni sulla chiusura delle indagini relative al sistema sanitario dell’ASL TO4, che coinvolgono anche l’ospedale di Settimo Torinese in forme e con responsabilità che appaiono, dai primi elementi, estremamente gravi.
È fin troppo facile dire “lo avevamo detto”, ma la verità è proprio questa: noi avevamo denunciato da tempo una situazione di mala sanità, di cattiva gestione e di opacità amministrativa, ricevendo in cambio accuse di voler attaccare il Comune di Settimo, l’ospedale, questa o quella parte politica.
In realtà il nostro impegno (quello del Comitato Civico Salviamo l’Ospedale di Settimo) e le nostre denunce sono un impegno civico volto esclusivamente alla tutela dei cittadini, dei pazienti e dei lavoratori del servizio sanitario.
Non si trattava — e non si tratta — di polemiche politiche, ma di trasparenza, responsabilità e diritto alla salute.
Oggi i fatti ci danno ragione. Ed è giusto che la verità emerga fino in fondo, nell’interesse di tutti.
Crediamo che questo sia solo il primo passo per accertare la verità e verificare la correttezza dei comportamenti di chi, in questi anni, ha avuto la responsabilità di gestire l’Ospedale di Settimo; la Regione e il Comune di Settimo in primo luogo insieme ovviamente agli amministratori e ai liquidatori da loro nominati.
La verità dovrà prima o poi emergere per intero e noi lavoreremo affinché tutti gli aspetti e le responsabilità di questa brutta situazione — sanitari, amministrativi e politici — vengano chiariti fino in fondo.
Vogliamo qui ripresentare alcune domande che abbiamo già posto in altre occasioni:
Le indagini in corso evidenziano possibili atti di maltrattamento, prescrizioni di farmaci fuori indicazione medica, tutti fatti che denotano una totale mancanza di controlli.
L’ospedale di Settimo è stato accreditato dalla Regione Piemonte, e proprio l’accreditamento impone, per legge e per DGR regionali,una sequenza periodica di controlli.
Come è possibile, allora, che tali verifiche siano state sospese o ignorate per anni?Chi ha bloccato o reso inutili i controlli previsti?E perché Comune e Regione, entrambi soci della società in liquidazione, non hanno preteso il rispetto di questi obblighi?
Le responsabilità ricadono non solo sull’ASL TO4, ma anche su chi doveva vigilare politicamente e amministrativamente: Sindaca, Assessore Regionale, Direttore sanitario, Direttore amministrativo, Amministratore delegato e liquidatori.
I protocolli di accreditamento — ad esempio il controllo incrociato delle presenze del personale tramite bollature certificate da SAPA — erano chiari e conosciuti.
Eppure dobbiamo dedurre da quanto è trapelato dagli atti giudiziari che non siano stati applicati. Non si capisce come possa esserci stata una somministrazione di farmaci ai pazienti al di fuori delle prescrizioni mediche, le quali devono essere obbligatoriamente riportate nella cartella clinica.
Se tutto ciò verrà dimostrato dagli atti della Procura sarebbe un fatto gravissimo che chiama in causa l’intero sistema di accreditamento sanitario. Una tale prassi non può essere giustificabile e nemmeno possibile se non in presenza di un coinvolgimento ampio della struttura, da chi gestisce il sistema informativo a chi effettua i controlli per conto del pubblico.
Da tempo denunciamo la politicizzazione della gestione dell’ospedale di Settimo, operata tanto a livello comunale quanto regionale.
I risultati di questo approccio sono oggi sotto gli occhi di tutti:
Due anni fa la Regione Piemonte è subentrata al mutuo acceso con Monte dei Paschi di Siena, assorbendo il debito residuo e diventando di fatto proprietaria dell’immobile di via Santa Cristina e relative pertinenze.
Nonostante ciò, la società continua ad operare “come se nulla fosse”, senza regolare contratto di affitto e senza rendicontazione trasparente dei flussi economici che ne derivano.
Ancora più grave è il ripiano continuo con fondi pubblici di debiti accumulati dalla società in liquidazione senza che venga avviata un’azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che hanno causato queste perdite.
Ricordiamo gli oltre 15 milioni di euro inseriti con un emendamento nella legge finanziaria regionale, destinati all’ASL TO4 per coprire le perdite dell’ospedale di Settimo, senza che nessuno rispondesse dei risultati negativi né si verificasse la legittimità di tali trasferimenti.
Su questa vicenda abbiamo presentato un esposto alla Corte dei Conti affinché venisse verificata la legittimità del trasferimento di risorse. Aspettiamo l’esito di tale approfondimento.
Questa vicenda, che si trascina da anni tra mala gestione, silenzi e coperture politiche, oggi chiama tutti alle proprie responsabilità.
Non è più tempo di propaganda o rassicurazioni sui social.
È tempo di giustizia, trasparenza e assunzione di responsabilità. Il Comune e la Regione, se vogliono dimostrare la loro estraneità, avviino l’azione di responsabilità verso gli amministratori in carica ormai da oltre 5 anni e procedano urgentemente alla loro sostituzione con persone nominate dal tribunale.
Non basterà "costituirsi parte civile”, come ha dichiarato la Sindaca con un comunicato stampa del suo ufficio. Questa ennesima furbesca giravolta non può oscurare le responsabilità di chi ancora oggi è uno dei principali protagonisti di questa brutta vicenda.
Ci sono due detti popolari che ben descrivono questi atteggiamenti:“La prima gallina che canta è quella che ha fatto l’uovo” e “fare lo stolto per non andare in guerra”.
Basterebbe molto più semplicemente assumersi le proprie responsabilità, riconoscere i propri errori e rilanciare un modello di sanità dove il paziente sia davvero tutelato da un pubblico meno interessato alle immagini e alle narrazioni e più impegnato a salvaguardare i diritti e la dignità delle persone più fragili e vulnerabili.
In conclusione, lo diciamo con amarezza, ma anche con ostinata convinzione:il caso dell’ospedale di Settimo non è solo una pagina nera della sanità locale, è lo specchio di un sistema che ha perso il senso del servizio pubblico. È il fallimento di un sistema politico incapace di ascoltare la voce dei più deboli e che ancora festeggia quando al voto accedono ormai meno del 50% degli aventi diritto. Chiedetevi perché.
Aldo Corgiat
Sergio Bisacca
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.