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03 Dicembre 2025 - 18:08
Etichetta cambiata sulla salsiccia al Conad di Viale della liberazione a Ivrea. La titolare cade dalle nuvole promette chiarimenti
Succede che un cittadino compra una confezione di salsiccia luganega al Conad di Ivrea, la porta a casa, la guarda con più attenzione e si accorge che qualcosa non torna. Sotto l’etichetta bianca ce n’è un’altra, identica. Stesso codice a barre, stesso peso, stesso prezzo al chilo, stesso importo. Identico tutto. Tranne una cosa: la data. Quella originaria dice preincartato il 28/11/2025 alle 16:52. Quella nuova, appiccicata sopra, dice invece preincartato il 01/12/2025 alle 16:04. Tre giorni di differenza. Tre giorni che nella filiera alimentare valgono una vita: quella della freschezza del prodotto. Di fatto, la salsiccia “vecchia” viene magicamente trasformata in una salsiccia “nuova”, appena preparata. Una salsiccia anti-age...
Le immagini sono chiare e non lasciano spazio a interpretazioni fantasiose. Non siamo davanti a un aggiornamento di prezzo, perché il prezzo è identico. Non siamo davanti a un reimballaggio dichiarato, perché la confezione è la stessa, sigillata, senza alcun segno di apertura o manipolazione legittima. Non siamo davanti a un errore, perché un errore lo correggi togliendo il prodotto dal banco, non sovrapponendo un adesivo nuovo con una data diversa. Siamo davanti, con tutta probabilità, a una pratica che la normativa europea considera illegale, vietata e pericolosa: l’alterazione delle informazioni obblbligatorie su un prodotto alimentare. Regolamento UE 1169/2011, per chi ama le letture leggere, e articoli 515 e 516 del Codice Penale, per chi preferisce i classici. Capìtoli “frode in commercio” e “vendita di sostanze alimentari non genuine come genuine”. Tradotto: non si può fare. Punto.



E qui si apre la domanda, quella che ogni consumatore si pone quando scopre qualcosa del genere: perché? Perché cambiare l’etichetta a una salsiccia? Perché trasformare un prodotto di tre giorni prima in uno appena confezionato? Perché rischiare di vendere qualcosa che non è più fresco come se lo fosse? Una carne fresca dovrebbe essere venduta fresca, non “rinfrescata” artificialmente a colpi di adesivi. E allora è inevitabile chiedersi: se è successo su questa confezione, quante altre volte è successo? E soprattutto: quante volte è successo senza che nessuno se ne accorgesse?
Per capire meglio, abbiamo contattato la titolare del punto vendita. Una conversazione diretta, senza giri di parole. La titolare si è detta esterrefatta e profondamente dispiaciuta. “Una cosa così, nel mio negozio, non deve assolutamente succedere” ha affermato con fermezza. Ha spiegato che probabilmente tutto dipende da un apprendista appena assunto, che potrebbe aver commesso un errore grave. Una spiegazione plausibile? Forse sì. Il tono, quello sì, era sincero. La titolare ha assicurato che indagherà immediatamente, che parlerà con il personale coinvolto, che verranno presi provvedimenti e che “noi non siamo tipi da fare cose come questa”. Una frase che non suona come una scusa, ma come un impegno. E un impegno, quando viene messo nero su bianco da chi ci mette la faccia, merita quantomeno ascolto.
Questo però non cancella la questione di fondo: il problema c’è stato. L’etichetta è stata cambiata. La data è stata modificata. Il cliente ha portato a casa un prodotto che risultava “più nuovo” di quanto in realtà fosse. Il punto vendita, ora, promette chiarezza e interventi immediati. Ed è giusto registrare anche questo: perché la buona fede esiste, e non tutti gli episodi nascono dalla malafede. A volte nascono dall’imperizia, dall’inesperienza, dalla fretta.
Resta una certezza: episodi del genere non devono accadere. Mai. La fiducia dei consumatori è fragile come il cellophane che avvolge quella salsiccia. E quando si rompe, non la rimetti a posto con un’etichetta nuova. Per questo il caso non va archiviato come una semplice svista, ma come un’occasione — per il punto vendita — per dimostrare che davvero, come ha detto la titolare, “non sono tipi da fare cose così”.
Le foto parlano e la risposta del negozio anche...
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