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‘Ndrangheta
14 Giugno 2023 - 07:14
Operazione Platinum Dia
Trentadue anni di carcere, complessivamente. Sono le richieste di condanna che ieri il pubblico ministero della Dda Valerio Longi ha formulato a conclusone della requisitoria nel processo Platinum nei confronti degli imputati per associazione a delinquere di stampo mafioso.
E’ alle battute finali il procedimento penale, celebrato con rito ordinario a Ivrea (altri avevano scelto di essere giudicati con riti alternativi, ndr) sulle infiltrazioni della ‘ndrangheta nel tessuto economico e sociale del Canavese, in particolare nelle città di Volpiano e Chivasso.
Alla sbarra gli imputati Francesco Vazzana che deve rispondere, come il fratello Mario Francesco, Antonio Agresta e Domenico Aspromonte, dell’accusa di essere affiliato alla ‘Ndrangheta. Con loro anche Domenico Spagnolo, accusato di estorsione con l’aggravante del metodo mafioso, e l’ispettore Paolo Busso, vigile del Comune di Volpiano, accusato di abuso d’ufficio.
Le richieste del pm vanno da un minimo di un anno di reclusione ad un massimo di 8 anni e 5 mesi di carcere.
Eccole: un anno chiesto per Antonio Agresta in continuazione con altre condanne, un anno e 10 mesi per l’ispettore di Polizia municipale di Volpiano Paolo Busso, 6 anni e 8 mesi per Giuseppe Vazzana e Domenico Spagnolo, 7 anni e 9 mesi per Domenico Aspromonte, 8 anni e 5 mesi per Mario Vazzana.
L’accusa sostenuta dal pm, anche durante la lunga requisitoria durata 8 ore, è che l’operazione Platinum del maggio 2021 ha messo in evidenza l’evoluzione della ‘ndrangheta che opera “attraverso uomini di impresa che avrebbero messo a disposizione della ‘ndrina di Volpiano le loro capacità”.
In particolare i fratelli Vazzana, titolari a Volpiano dell'Hotel che porta il loro cognome, si sarebbero prodigati nel fornire ospitalità ad affiliati, ma anche a garantire occupazioni.
Il pubblico ministero ha anche sottolineato i rapporti tra Giuseppe Vazzana e la politica locale, in particolare alla vigilia delle elezioni amministrative del 2017 e con il sindaco Claudio Castello con cui avrebbe avuto “un rapporto d’amicizia”.
I Comuni di Chivasso e di Volpiano, costituitisi parte civile con gli avvocati Andrea Castelnuovo e Giulio Calosso, hanno chiesto rispettivamente risarcimenti per 30 mila e 37 mila euro.
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