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Chivasso
17 Maggio 2023 - 15:04
Nicola Gratteri è ospite a Chivasso per la presentazione del suo libro
Riceviamo e pubblichiamo.
Leggendo sul Vostro giornale “Giornalelavoce.it”, il resoconto della testimonianza resa da Claudio Castello, sindaco di Chivasso, presso il Tribunale di Ivrea, la prima impressione che ho tratto è stata di incredulità, perché mi pareva impossibile che il sindaco della più grande città del Canavese fosse sceso a questi livelli. La incredulità si trasformava vieppiù in vergogna se non in vero e proprio “schifo”.
Immaginare Pino Vazzana chiuso in una “gabbia” e di fronte al Giudice il sindaco Castello - chiamato a testimoniare dalla difesa di chi è in galera da oltre due anni - che, paonazzo in viso e la voce tremula, rispondeva – si fa per dire – alle domande che gli rivolgevano gli avvocati di Vazzana prima, il Pubblico Ministero e la Giudice poi, mi sono sentito dentro un senso di vuoto e mi dicevo: “Renato stai sognando, non è possibile che siamo caduti così in basso!” Ed invece era tutto vero.
Venendo alla testimonianza, mi sono ‘permesso’ di contare le falsità dichiarate e/o emerse dalla testimonianza di Castello e di metterle in fila. Eccole:
NON E’ VERO che era stato Vazzana a chiamare Castello il 12 giugno 2017, come ebbe a dire lui tante volte, ma soprattutto nella seduta del Consiglio Comunale del 27 maggio 2021, quindi in una sede istituzionale, non al bar;
NON E’ VERO che e Vazzana era solo “un signore che aveva conosciuto sui campi di calcio”, perché a chi ti dice, rispondendo alla sua telefonata: “ora ci ricompattiamo ancora” e tu lo ringrazi e gli dice: “un grosso abbraccio”, non è solo un conoscente ma un AMICO, un AMICO VERO!
Quando l’avvocato dell’ndranghetista chiede a Castello “cosa vuol dire su quel “devi vincere, eh Pino” e lui gli risponde dicendo: “l’obbiettivo era vincere e portare a casa il risultato” costi quel che costi, aggiungendo: “in campagna elettorale una persona si trasforma, è a caccia di voti” e “magari cambia modo di essere, è alla caccia di consensi”, mi sembra di una gravità intollerabile per un candidato a sindaco. E poi conclude la sua risposta dicendo: ”Non gli ho dato alcuna interpretazione”. Eccoci alla terza falsità: il MESSAGGIO di chi si “ricompatta” in una campagna elettorale vuol dire una cosa sola: ci attiveremo!
Qui mi devo fermare un attimo, ricordando che il sottoscritto, candidato a sindaco nel 2006, mandò a quel paese un signore che gli aveva ‘promesso’ 300 voti, dicendogli: “preferisco perdere con onore che vincere con disonore”. Persi per 52 voti, ma ho conservato l’onore e sono rimasto me stesso!
Il nome di quel signore che mi aveva ‘offerto’ voti, viene poi citato, 5 anni dopo, nell’Operazione “Minotauro”.
Qui, invece, e siamo nel 2017 cioè 6 anni dopo, chi è alla mera ricerca di voti, non si preoccupa affatto che il nome di Vazzana, nel 2011 era già citato nella stessa Operazione del Tribunale di Torino, e Castello, allora vicesindaco e poi da assessore ed infine da candidato a sindaco, doveva saperlo, ma a lui interessavano solo i voti, costi quel che costi, anche la dignità!
Tornando alla testimonianza, siamo alla quarta falsità. Quando il P.M. - dopo aver citato ben tre intercettazioni a proposito del Bar NIMBUS e, in una di queste Vazzana dice a Castello: ”Volevo ringraziarti– gli chiede per sapere da quanto tempo stesse andando avanti questa storia e il sindaco cerca di svicolare, il P.M. allora gli replica a muso duro:”andava avanti da quattro anni”.
A quel punto Castello, in forte difficoltà si trincera dietro a ben tre: "non ricordo" consecutivi. Che figura di m…..!
La quinta falsità è evidenziata dal Giudice, infatti gli chiede “Lei ha detto che, mentre andavano avanti i lavori, avvenivano gli incontri. Quindi prima del luglio 2017” e Castello, dopo aver tentato di menar il can per l’aia, risponde finalmente: “Si, ma si era coinvolti perché era un’opera grossa”. Il Giudice lo incalza: “ma lei ha detto che come assessore non se ne occupava”..
La sesta falsità. Il Giudice chiede a Castello: “Chi erano gli assessori?” ed eccoci ad un’altra azione vomitevole perché lui risponde: “Corcione, io partecipavo in maniera informale. Poi da quanto sono diventato sindaco c’è stata un’accelerazione”.
Corcione sarà felicissimo che lo abbia coinvolto in questa “vergognosa partita” giocata solo da Castello, e che lui lo tiri in ballo, tentando la più meschina delle azioni, cioè quella dello scarica barile.
Cosa può succedere ora?
Da parte dei consiglieri comunali di maggioranza e soprattutto degli assessori, ai quali interessa sola la poltrona e lo “stipendio”, non mi aspetto assolutamente nulla, e quanto accaduto ieri sera in Consiglio Comunale lo conferma. Degli interventi di maggioranza il “più fuori tema” è stato quello del professor Pasteris – che nel 2012 era candidato a sindaco per la destra, nel 2017 per il Centro cosiddetto “civico” e un anno fa a sinistra reggendo la coda a Castello pur sapendo che aveva mentito un anno prima in Consiglio – facendo “la pipì fuori dal vasetto” parlando di “garantismo a senso alternato” come hanno messo bene in evidenza i Consiglieri Falbo e Prestia.
Le “attenzioni” del genero di Novello – e della consigliera della sinistra “arcobaleno” , oltre che del signor “a destra, in centro e a sinistra” sono state tutte rivolte a Claudia Buo, la quale li ha per davvero messi in difficoltà con la loro coscienza, sempre che ne abbiano una.
Di quanto detto dal sindaco preferisco passare oltre, perché ha continuato a mentire, tentando anche di farsi passare come martire: ridicolo!
Renato Cambursano, ex sindaco di Chivasso e parlamentare
Dopo Ivrea, la situazione potrebbe esplodere da un momento all’altro, date le falsità raccontate da Castello nella sua testimonianza presso il Tribunale di Ivrea. Questo lo deciderà la Magistratura, a me interessa la parte politica.
Ancora un paio di brevissime considerazioni.
Mi chiedo come hanno fatto, meno di un anno fa, cittadini di Chivasso e delle sue frazioni, a fidarsi di uno così che vi ha mentito: ha mentito in Consiglio Comunale prima delle elezioni, ha mentito durante la campagna elettorale di un anno fa, a dargli il loro voto, nonostante che il sottoscritto, Claudia Buo, Lino Ciuffreda e tanti altri, avessimo tentato in tutti i modi di far conoscere il vero “volto” di Claudio Castello? Non riesco a darmene una spiegazione!
Mi auguro, almeno ora, una loro presa di coscienza e gli chiedano di “restituire il loro voto” nell’unico modo oggi possibile, invitandolo a dimettersi! Ogni comportamento diverso non avrebbe una spiegazione plausibile.
La seconda. L’avvocato, incaricato dal Comune di Chivasso a rappresentare la Città, parte civile nel processo Platinum – fortemente voluta dalle opposizioni ed ostacolata più volte dalla maggioranza di sinistra - ha rilasciato sul vostro giornale una serie di dichiarazioni incaricato a difendere il Comune e non il Sindaco chiamato a testimoniare come cittadino e non come sindaco, viste le falsità dette dal sindaco e pensare che la parcella la paghiamo noi cittadini di Chivasso.
La “ciliegina sulla torta”, ieri sera, l’ha messa ancora Castello, quando i Consiglieri di Opposizione hanno abbandonato l’aula per le menzogne del sindaco, lui ha applaudito ed è stato addirittura richiamato dal Presidente del Consiglio, suo cugino. Un concentrato di vergogna!
Oggi, però, Castello stringerà la mano a Nicola Gratteri, ma chissà se il Procuratore generale di Catanzaro è a conoscenza di quanto dichiarato da colui che gliela porge? Chissà se l’assessore “alla legalità”, Gianluca Vitale, glielo dirà, facendogli leggere i resoconti giornalisti di quanto avvenuto il 10 maggio scorso? Sarebbe interessante saperlo, ma ne dubito fortemente!
Castello, chiedi scusa ai tuoi concittadini e vattene, Chivasso merita molto di più e di meglio!
Renato Cambursano
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