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‘Ndrangheta
10 Maggio 2023 - 11:24
“In campagna elettorale una persona si trasforma, magari cambia modo di essere è alla caccia di consensi: è un momento di stress. Ho anche cercato di portare per me voti del centrodestra”.
“Il bar Full al Campus delle associazioni? Non me ne sono occupato, la gestione dei rapporti era di competenza degli uffici”.
“Il bar Nimbus nell’area commerciale del Bennet? Non ricordo di essermene occupato prima di diventare sindaco. Ero assessore ai Lavori Pubblici nella legislatura precedente, non era di mia competenza l’urbanistica. Chi se ne occupava? L’assessore all’epoca era Massimo Corcione”.
Sono questi i punti chiave della testimonianza resa stamattina in aula a Ivrea dal sindaco di Chivasso Claudio Castello.
Il primo cittadino è stato citato dalle difesa di uno degli imputati del processo Platinum, contro le infiltrazioni della ‘Ndrangheta nel torinese, Giuseppe “Pino” Vazzana.
Le difese, il pm Valerio Longi e il giudice Stefania Cugge hanno incalzato Castello su tre intercettazioni chiave presenti nel corposo fascicolo dell’inchiesta.
La prima - e più celebre - è quella del 12 giugno 2017, relativa ad una telefonata partita dal cellulare dell’allora candidato sindaco della coalizione di centrosinistra, e l’imprenditore chivassese poi arrestato per l’articolo 412bis, associazione a delinquere di stampo mafioso.
Avvenne tra il primo e il secondo turno elettorale, prima del ballottaggio tra lo stesso Castello e il candidato della coalizione di centrodestra Matteo Doria.
Il contenuto dell’intercettazione è noto: “Ciao Pino, come stai? Io sono un po’ agitato ma sto bene… E’ da due giorni che non dormo, non mangio. E’ andata bene, adesso però devi vincere eh Pino…Ciao, grazie, un abbraccio grosso”.
“Ho conosciuto Vazzana nei frangenti della vita sociale, culturale, del chivassese - ha spiegato Castello.-. La figlia ha fatto la Bela Tolera, personaggio storico del chivassese, il figlio ha fatto l’alfiere del Carnevale, giocava a calcio con mio figlio, suonavano nella banda cittadina. La conoscenza è avvenuta sugli spalti dell’Urs La Chivasso. E’ stata una conoscenza, non un’amicizia. E’ chiaro che in campagna elettorale una persona si trasforma, è alla caccia dei consensi, cerca di mettere in evidenza ciò che ha fatto per ottenere più consensi. Al ballottaggio ho telefonato anche a persone di centrodestra per sollecitare il voto alla mia persona.
Ho fatto miriade di telefonate per spostare i voti. E’ un momento di stress, la persona cambia anche
Ho fatto miriade di telefonate per spostare i voti. E’ un momento di stress, la persona cambia anche: sei a contatto con più persone e cerchi di portare a casa il risultato. Sono state conversazioni fortuite, non ha mai cercato di avvicinarmi o di condizionarmi”.
Difese e pubblica accusa hanno chiesto conto al sindaco di Chivasso anche della vicenda del bar Full, all’ex campus Tav di via Baraggino, di proprietà della Green e riconducibile alla famiglia Vazzana.
“Mi erano arrivate voci che l’ufficio competente del Comune si stava occupando della gestione dei rapporti per il bar Full - ha detto Castello -. Ma io non ne so nulla. Della richiesta dei Vazzana di avere in gestione anche l’impianto di calcio adiacente a quel bar personalmente non ho mai approfondito: so che alla fine (era l’autunno 2017, ndr) c’è stata una risoluzione del contratto, con il pagamento dei sei mesi di anticipo da parte della società. Altro non so”.
Ma è soprattutto sulle telefonate intercorse tra Pino Vazzana e il sindaco Castello il 12 e il 26 luglio 2017 che si sono concentrate le domande del pm e della giudice Cugge.
Nelle due intercettazioni Vazzana informa Castello di aver definito con l’ingegner Giorgio Rocchia, in qualità di rappresentante della società che ha in gestione l’area commerciale a nord della ferrovia (Eridano), l’affidamento di un locale per aprire il suo bar, quello che poi sarà il Nimbus.
Per un sindaco è importante avere un insediamento del genere sul territorio del suo comune e trovare le attività interessate ad investire
Nella circostanza, Pino Vazzana sottolinea di “voler informare Castello perché ci stiamo dietro da quattro anni”.
“Non c’è un mio coinvolgimento in questa vicenda, sono rapporti tra privati - ha provato a spiegare Castello -. Molti imprenditori hanno chiesto a noi indicazioni sul gruppo Eridano e lo stesso ha fatto Vazzana. Per un sindaco è importante avere un insediamento del genere sul territorio del suo comune e trovare le attività interessate ad investire”.
Castello, nelle sue risposte, ha circonstanziato i rapporti con Vazzana al solo periodo del giugno-luglio 2017, spiegando che prima l’insediamento del Bennet e delle attività commerciali dell’area non erano di sua competenza.
Le sue risposte però hanno indotto pm e giudice ad approfondire.
I magistrati l’hanno incalzato sulle tempistiche: “Non capisco perché lei avesse segnalato la disponibilità di Vazzana se non era di sua competenza. Come fa lei a dirmi che l’interesse espresso in quelle telefonate fa solo riferimento a quei 15 giorni tra il 12 e il 26 luglio 2017? Vazzana la ringrazia per quello che avete fatto nei quattro anni prima. Cosa mi dice?”.
“Non ricordo di averlo fatto prima”, la replica di Castello.
E ancora: “Se non era di sua competenza, quale assessore della Giunta precedente si occupava dell’ insediamento commerciale?”, ha chiesto la giudice Cugge.
Castello ha infine risposto: “L’assessore all’Urbanistica Massimo Corcione”.
Che è oggi il segretario del partito di riferimento di Castello, il Partito Democratico.
In aula a sentire la testimonianza di Castello anche l’ex sindaco di Chivasso Libero Ciuffreda, di cui Castello fu assessore fino al 2017
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