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Scandalo Asl To4. Claudio Castello e il dolore del figlio. Se un sindaco non fa il sindaco

Il sindaco di Chivasso racconta la tragedia del padre ricoverato a Settimo Torinese e denuncia le carenze della struttura. Ma siede nella Conferenza dei sindaci dell’Asl To4, lo stesso organismo che ogni anno approva i “risultati raggiunti” e sblocca migliaia di euro ai dirigenti. Quando i sindaci cominceranno a fare i sindaci?

Scandalo Asl To4. Claudio Castello e il dolore del figlio. Se un sindaco non fa il sindaco

L'assessore Claudio Castello

È una storia che tocca il cuore, quella che Claudio Castello, sindaco di Chivasso, ha affidato alle colonne de La Stampa. Una storia che parla di affetto, di dignità, di un padre e del lento declino vissuto in un ospedale che, ancora una volta, torna al centro di un racconto di sofferenza. Ma è anche una storia che, inevitabilmente, si intreccia con la responsabilità pubblica di chi oggi amministra e siede nei tavoli dove le decisioni si prendono davvero.

Il racconto di Castello parte da dicembre 2023, quando il padre, Ugo, 91 anni, viene ricoverato all’ospedale di Settimo Torinese. Un uomo lucido, collaborativo, un ex quadro Olivetti abituato al rigore e alla riservatezza. “Appena è stato ricoverato gli è stata smarrita la dentiera. Mai più trovata. Lui ci restò molto male, non poteva più mangiare e andò in crisi”, ricorda il sindaco. Da quel momento inizia un calvario fatto di disattenzioni, silenzi e scene che restano impresse nella memoria.

Mi arrabbiai con la struttura, ma non volevo alzare troppe polemiche anche se erano chiare le carenze, soprattutto da parte della cooperativa. Così, per non farlo soffrire più, mio cognato ed io andavamo tutti i giorni e lo imboccavamo”. Un’immagine che dice tutto: un figlio che si sostituisce agli operatori, che cerca di garantire un minimo di dignità in un contesto dove, racconta, “mi chiese di portargli un cellulare che poi trovai pieno di urina. Una volta invece trovai mio padre lasciato sul letto completamente nudo”.

E ancora: “Chiedevo al personale che stava succedendo e mi rispondevano in italiano stentato: “Scusi non capire, non sapere”. Assurdo. Chiedevano a me e ai parenti degli ricoverati di portare dei tutoni. Ho capito dopo: anche se i degenti si sporcavano restavano così. Mi viene da piangere se ci penso”.

Al Ponte dell’Immacolata, prosegue Castello, “ci furono quattro giorni senza medici. Riuscii a spostare mio padre all’ospedale di Chivasso, dove morì poche ore dopo”.

Parole forti, cariche di dolore, che colpiscono chiunque le legga. Ma dietro il racconto personale resta una domanda inevitabile, quasi scomoda: se davvero il sindaco aveva visto o intuito carenze così gravi nella gestione del presidio di Settimo, perché non ne ha parlato nella Conferenza dei sindaci dell’Asl To4?

Quell’organismo non è una formalità. È, per legge, un organo di indirizzo politico e di controllo. È lì che i sindaci – Castello compreso – possono segnalare criticità, chiedere spiegazioni, pretendere risposte dal management sanitario. Non un tavolo simbolico, ma il luogo istituzionale dove i Comuni hanno voce.

E allora, accanto al dolore di un figlio, resta il peso di un silenzio istituzionale. Perché se qualcosa non funziona, e se a dirlo è un sindaco che siede proprio in quella sede di confronto, la domanda è inevitabile: perché non s'è messo a urlare, a battere i pugni sul tavolo, insomma a fare quel che un sindaco dovrebbe fare?

Raccontare il proprio dramma personale è umano, legittimo e persino necessario. Ma da un amministratore pubblico ci si aspetta anche altro: la capacità di trasformare quel dolore in azione politica, di pretendere che episodi simili non si ripetano.

E non riguarda solo Castello. Riguarda tutti i sindaci del territorio, che ogni anno siedono attorno a quel tavolo e approvano i “risultati raggiunti” dall’azienda sanitaria, quei documenti che servono a certificare gli obiettivi raggiunti e che, di conseguenza, sbloccano premi di risultato da decine di migliaia di euro per i vertici dell’Asl – spesso intorno ai 20 mila euro ciascuno.

Un riconoscimento che stride con le storie di abbandono, con i reparti senza medici, con gli ospedali che si svuotano di personale e di servizi e oggi anche con un'inchiesta della Magistratura di Ivrea che ci ha aperto gli occhi su un mondo in cui tutti si facevano "i cazzi propri"!

Eppure, quei “risultati” sono stati approvati, anno dopo anno, senza una voce di dissenso, senza una presa di posizione netta.

Fare il sindaco non significa solo tagliare nastri o scrivere post indignati sui social. Significa anche, e soprattutto, esercitare un potere di controllo che la legge riconosce, ma che troppo spesso resta solo sulla carta. Significa rappresentare i cittadini quando soffrono, quando vengono lasciati soli nei corridoi degli ospedali.

Non bastano le lacrime affidate a un giornale. Servono scelte, responsabilità, coraggio. Perché se i sindaci tacciono, se ogni anno firmano e approvano risultati che sanno non corrispondere alla realtà dei reparti, allora diventano parte del problema.

E la prossima storia come quella del signor Ugo non sarà una tragedia isolata, ma l’ennesimo segno di un sistema che preferisce commuoversi, invece di cambiare davvero.

LA CONFERENZA DEI SINDACI

La Conferenza dei Sindaci dell’Asl To4 presieduta dal sindaco di Ivrea in carica, è l’organo politico di indirizzo e controllo che riunisce tutti i sindaci dei Comuni compresi nel territorio dell’azienda sanitaria. Non è una semplice sede consultiva, ma il luogo dove gli amministratori locali possono esprimere osservazioni, valutare l’operato della direzione e incidere concretamente sulla gestione della sanità pubblica. Alla Conferenza spetta il compito di definire le linee guida del Piano Attuativo Locale, di esprimere pareri sui bilanci e di approvare i risultati annuali, da cui derivano anche i premi economici ai dirigenti. In casi particolarmente gravi, può perfino proporre la revoca del direttore generale. È insomma l’organismo che rappresenta la voce dei Comuni nei confronti dell’Asl, e che ha la responsabilità di garantire che la sanità del territorio risponda davvero ai bisogni dei cittadini.

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