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Cronaca
14 Ottobre 2025 - 19:25
Il direttore Asl Luigi Vercellino. Di sfondo i medici Libero Tubino e Carla Fasson
L’Asl To4 rompe il silenzio e lo fa con parole nette. Dopo giorni di titoli, intercettazioni e ricostruzioni, l’azienda sanitaria diretta da Luigi Vercellino sceglie di intervenire ufficialmente, affidando la propria posizione all’avvocato Andrea Castelnuovo. L’inchiesta, che ha travolto la sanità del Canavese con accuse di corruzione, abuso d’ufficio, turbativa d’asta e rivelazione di segreti d’ufficio, conta trentotto indagati tra dirigenti, medici e funzionari. Ma l’azienda, precisa la nota, non è destinataria dell’avviso di conclusione delle indagini: un dettaglio tutt’altro che secondario, perché l’atto spetta esclusivamente agli indagati.
Castelnuovo ha voluto chiarire un punto fondamentale: se e quando la Procura chiederà il rinvio a giudizio e verrà fissata l’udienza preliminare, l’Asl To4 si costituirà parte civile contro chiunque — dipendente o esterno — abbia arrecato un danno economico, istituzionale o d’immagine. Non solo. L’azienda annuncia che promuoverà azioni disciplinari e risarcitorie ogni volta che emergeranno condotte lesive, “come ha sempre fatto”.
Una frase che, a ben vedere, è già un segnale politico e gestionale: la direzione intende dimostrare di non essere complice, né tollerante, verso il sistema di favori, concorsi pilotati e pressioni interne descritto negli atti dell’inchiesta eporediese. Un sistema che, secondo la Procura, ruotava attorno alla figura di Carla Fasson, ex dirigente del Dipsa, definita dagli inquirenti “soggetto socialmente pericoloso”.
La nota dell’azienda ricorda infatti che un primo provvedimento esemplare è già stato adottato molto prima della chiusura dell’indagine. Carla Fasson — oggi tra gli indagati — è stata licenziata nel maggio 2023 dopo un procedimento disciplinare interno. La donna ha poi impugnato il licenziamento, ma il Tribunale di Ivrea ha respinto il ricorso, riconoscendo la legittimità dell’azione aziendale. Ora la vicenda approderà in Corte d’Appello a febbraio, e l’Asl ha annunciato che si costituirà anche in quella sede “per sostenere le ragioni che in primo grado ci hanno visti vittoriosi”.
Dopo mesi di silenzio istituzionale, l’azienda sceglie dunque una linea chiara: difendere la propria immagine e l’interesse pubblico. “Per quanto riguarda tutte le altre vicende di cui si legge in questi giorni sugli organi di informazione — aggiunge Castelnuovo — la Asl tutelerà in ogni sede l’interesse pubblico che le è proprio, non tollerando che restino impunite condotte che possano averle cagionato danno patrimoniale, danno all’efficienza istituzionale e soprattutto danno all’immagine. Per ora, in attesa di avere una visione completa della corposa indagine preliminare, non possiamo dire di più”.
A queste parole si aggiunge la voce diretta del direttore generale Luigi Vercellino, che interviene personalmente per ribadire la posizione dell’azienda: «L’Azienda ha appreso le notizie esclusivamente dagli organi di stampa. Allo stato attuale, nessuna comunicazione ufficiale è pervenuta all’ASL da parte dell’Autorità Giudiziaria. Ci è stato chiesto in merito all’eventuale avvio di un’azione disciplinare, ma ora è prematuro affrontare questo aspetto, considerato che nessun atto giudiziario è pervenuto all’Azienda. Quando pervenga, l’ASL adotterà i provvedimenti idonei, nel rispetto della normativa vigente e dei relativi regolamenti aziendali attuativi; parimenti, soltanto in quel momento l’Azienda potrà valutare l’eventuale costituzione di parte civile. Pur nell’amarezza che notizie come quelle riportate dai media possono generare, tengo a precisare con forza che il sistema ASL è un sistema sano, che merita fiducia. L’Azienda Sanitaria Locale è composta da migliaia di professionisti che quotidianamente si adoperano per garantire il diritto alla salute dei cittadini», così riferisce il Direttore Generale dell’ASL TO4, Luigi Vercellino, a seguito delle notizie di cronaca sulla chiusura di indagini riguardanti alcuni operatori.
Parole misurate, ma dal peso specifico notevole, che delineano un cambio di passo rispetto al passato, quando la gestione Scarpetta, oggi al centro dell’inchiesta, era accusata di chiudere gli occhi su favoritismi e pressioni interne.
L’indagine della Procura di Ivrea, coordinata dai pm Valentina Bossi e Alessandro Gallo, ha scoperchiato due anni di relazioni, concorsi e incarichi che avrebbero favorito un gruppo ristretto di dirigenti e dipendenti. Una rete descritta dagli inquirenti come una vera “cricca del potere sanitario”, capace di orientare graduatorie e appalti. Al centro, Fasson, che “decideva chi doveva vincere e chi doveva sparire”.
L’inchiesta, partita da intercettazioni ambientali e telefoniche, ha portato alla luce episodi di pressione psicologica sui candidati. In una telefonata, resa pubblica nell’ottobre 2023, Fasson diceva al collega Massimo Gai, coordinatore dello Spresal di Ivrea: «Massacrala, falla desistere. Dille che il posto è a Ivrea, che lì nevica, che da Torino c’è un sacco di strada da fare, tutti i giorni…». Una conversazione che rivelò un clima di intimidazione e manipolazione, lontano da ogni principio di trasparenza amministrativa.
Ma i magistrati hanno scavato anche oltre i concorsi. Le carte parlano di abusi nei reparti ospedalieri, di pratiche opache nelle Rsa, di dirigenti che avrebbero favorito cooperative amiche, e di primari che — come nel caso del chirurgo Libero Tubino — risultavano presenti al lavoro mentre si trovavano sul campo da golf.
La mole di accuse è imponente. Figurano, tra gli altri, Stefano Piero Scarpetta, ex direttore generale dell’Asl To4, Alessandro Rossi, Luca Asvisio, Mauro Milan, Carlo Bono, Anna Maria Ghiberti, Claudia Griglione, e diversi dirigenti del personale e medici di primo piano. Coinvolta anche la Cm Service srl di Cascinette d’Ivrea, indagata come persona giuridica per presunte irregolarità negli appalti da oltre 12 milioni di euro.
La dimensione etica della vicenda, più ancora che quella penale, ha scosso profondamente l’opinione pubblica. Le accuse non riguardano soltanto l’illegalità amministrativa, ma anche la dignità dei pazienti, in particolare quelli dell’ospedale di Settimo Torinese, dove — secondo l’accusa — alcuni malati sarebbero stati lasciati senza cure di base durante i turni notturni.
In questo contesto, la presa di posizione dell’attuale direzione Asl assume il significato di una dichiarazione di discontinuità. Vercellino e il suo staff vogliono far sapere che l’azienda non resterà spettatrice, ma parte attiva nella ricostruzione della fiducia. L’annuncio della costituzione di parte civile è, di fatto, un messaggio anche verso l’interno: chi ha sbagliato risponderà.
È un gesto raro, e forse per questo rilevante. L’Asl To4 si prepara a difendere non solo le proprie casse, ma anche la credibilità del servizio sanitario pubblico, logorato da anni di scandali, sospetti e sfiducia. La vicenda giudiziaria è ancora lunga e complessa, ma una cosa è certa: la stagione dell’omertà amministrativa, almeno nelle intenzioni della nuova direzione, sembra finita.
L'avvocato Andrea Castelnuovo
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