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La Voce degli animali
04 Dicembre 2025 - 14:58
È una storia che torna a far discutere, perché tocca una delle zone grigie più delicate dell’industria alimentare italiana: la filiera della carne equina. Questa volta l’epicentro è a Correggio, nel Reggiano, dove una nuova inchiesta di Animal Equality – accompagnata da video, foto e consulenze veterinarie – denuncia violazioni pesanti del benessere animale all’interno del macello Zerbini & Ragazzi, attivo tra novembre 2024 e giugno 2025. Oggi gli attivisti hanno protestato davanti all’Area Territoriale Veterinaria della città, accusando l’autorità locale di mancati controlli e chiedendo la fine della macellazione dei cavalli.
L’indagine, basata su centinaia di ore di filmati, descrive condizioni che, se confermate dagli accertamenti, configurerebbero un quadro di incuria strutturale e violenze sistematiche. Nell’impianto vengono macellati dai cinquanta ai settanta cavalli per ciclo settimanale. Secondo gli investigatori, animali lasciati senza acqua, box saturi di escrementi, un cavallo morto lasciato all’aperto per un’intera notte e manipolazioni fisiche tramite bastoni flessibili usati per colpire, anche sul muso, costituirebbero la prassi e non l’eccezione. Il cuore dell’inchiesta riguarda soprattutto lo stordimento, fase che la normativa europea considera cruciale per evitare sofferenze inutili: in decine di casi sarebbe risultato inefficace, tanto da richiedere un secondo intervento, talvolta a distanza di quasi un minuto dal primo o addirittura dopo che il cavallo era già stato issato o inciso, con il rischio concreto di coscienza residua.
È un materiale difficile da ignorare, perché mostra cavalli storditi due a due nello stesso box – aumentando gli errori – e dettagli che raccontano la storia precedente di quegli animali: segni da sella, schiene imbarcate, zoccoli ferrati, un mosaico che rimanda alla loro vita di lavoro o impiego sportivo prima dell’ingresso nella filiera alimentare.

Una delle proteste di Animal Equality
Per denunciare il quadro raccolto, questa mattina gli attivisti hanno dato vita a un presidio davanti alla sede dell’ATV di Correggio, chiedendo maggiore vigilanza e sottolineando che la struttura investigata si presenta pubblicamente come un modello di buone pratiche. «Le crudeltà che abbiamo documentato in Emilia Romagna mostrano l’ennesimo caso di abusi e di degrado che si consuma nell’industria della carne», ha dichiarato il direttore esecutivo di Animal Equality Italia, Matteo Cupi, spiegando che le prove sono state già inoltrate alle autorità competenti. Cupi ha ribadito l’appello alle istituzioni affinché l’Italia segua l’esempio della Grecia, che dal 2020 ha vietato la macellazione dei cavalli riconoscendone lo status di animali d’affezione.
La vicenda si inserisce in un contesto in cui i numeri parlano chiaro. Secondo Eurostat, nel 2022 l’Italia ha prodotto circa settemila tonnellate di carne equina, ne ha esportate tremila e ne ha importate quasi ventimila, più di qualsiasi altro Paese europeo. Altri studi, come un report Businesscoot del 2023, alzano ulteriormente la stima delle importazioni fino a venticinquemila tonnellate. L’Italia, in altre parole, è uno dei principali terminali europei del commercio equino: una posizione che non coincide però con un consumo diffuso. I dati raccolti da Ipsos per Animal Equality a maggio 2025 indicano che, pur essendo consumata dal 17% degli italiani che mangiano carne almeno una volta al mese, il trend è in calo. Solo alcune regioni – Lombardia, Puglia, Emilia Romagna – mantengono un mercato consistente. Le motivazioni dichiarate da chi non la consuma mescolano abitudini, emotività ed etica: il 44% dice semplicemente di non averla mai avuta in tavola, il 42% parla di empatia verso l’animale, il 31% di posizioni morali.
Un mosaico culturale che rischia di entrare in collisione con la realtà delle macellerie equine, dove il cavallo è un animale non d’affezione ma da reddito, vincolato a norme severe e controlli che, nelle intenzioni del legislatore europeo, dovrebbero prevenire proprio le situazioni immortalate dalle telecamere di Animal Equality.
Sul piano normativo, la questione si gioca esattamente qui: stordimento efficace, tempi di attesa minimi, manipolazione non violenta, accesso costante ad acqua e condizioni igieniche adeguate. Se uno solo di questi passaggi viene meno, la macellazione non solo viola le norme, ma si trasforma in sofferenza gratuita. È su questo terreno che si muoveranno ora le eventuali verifiche delle autorità.
L’altra metà della vicenda riguarda i controlli veterinari, che secondo l’organizzazione sarebbero stati insufficienti o inefficaci. Ed è proprio davanti alla sede dell’autorità territoriale che gli attivisti hanno scelto di protestare, chiedendo trasparenza e un cambio di rotta.
L’inchiesta di Correggio non è un episodio isolato. Negli ultimi anni immagini simili — dall’Italia alla Spagna, dalla Francia alla Polonia — hanno mostrato quanto fragile possa essere la distanza tra norma e prassi. Ed è qui che la protesta di oggi prova a incidere: non sul consumo in sé, ma sul modo in cui gli animali vengono trattati prima di arrivare sulle tavole.
L’azienda Zerbini & Ragazzi, destinataria delle denunce, non ha ancora diffuso una risposta pubblica. Saranno ora le autorità, a partire dai servizi veterinari e dalla magistratura, a stabilire se le pratiche documentate costituiscano una violazione delle normative sul benessere animale. L’unico dato certo, al momento, è l’impatto dell’inchiesta sul dibattito pubblico, che torna a mettere in discussione il posto del cavallo nella nostra cultura alimentare e l’efficacia del sistema di vigilanza che dovrebbe garantirne la tutela.
Il resto lo diranno le indagini. E le immagini, stavolta, chiedono risposte che difficilmente potranno essere eluse.
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