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Giudiziaria
12 Ottobre 2025 - 21:30
Libero Tubino, Stefano Scarpetta e Carla Fasson
Nell’inchiesta che scuote l’Asl To4 c’è una telefonata che sembra uscita da un copione di potere e intimidazione. È quella tra Carla Fasson (ex dirigente del Dipsa dell’Asl To4) e Massimo Gai (coordinatore dello Spresal di Ivrea). La si sente dire: «Massacrala, falla desistere. Dille che il posto è a Ivrea, che lì nevica, che da Torino c’è un sacco di strada da fare, tutti i giorni. Dille che le sarà chiesta una reperibilità h24, sempre, che lavorerà sabato e domenica, che sarà complicato fare le ferie e che non avrà mai il trasferimento». Era l’ottobre del 2023 quando questa intercettazione divenne pubblica e si capì che qualcosa di enorme stava venendo a galla.
Oggi, a distanza di due anni, la notizia è ufficiale: la Procura di Ivrea, con i pm Valentina Bossi e Alessandro Gallo, ha chiuso le indagini. In tutto, 38 persone rischiano il processo, tra dirigenti, primari, infermieri e imprenditori. Un intreccio di favori, amicizie e potere, un sistema in cui, secondo i magistrati, tutto passava da lei, da Carla Fasson, la donna che «decideva chi doveva vincere e chi doveva sparire».
Già nel 2023, il Tribunale del Riesame di Torino aveva accolto in parte il ricorso presentato dagli avvocati Giovanni Fontana e Luca Fiore, difensori di Massimo Gai, riducendo la sua misura interdittiva da dieci a quattro mesi, mentre la moglie Maria Grazia Gazzera (operatrice sanitaria all’ospedale di Cuorgnè e consigliera comunale a Cuorgnè)veniva indagata per avere ricevuto — secondo l’accusa — le domande del concorso per il Sisp di Ciriè. Lui sosteneva che la moglie avesse rinunciato al posto dopo tre giorni e che quelle domande non corrispondessero a quelle ufficiali.
Ma l’impianto accusatorio non si fermava lì. Per la Procura, all’interno dell’Asl To4 si era creata una vera e propria “cricca” che trascorreva parte del tempo a discutere di concorsi, posizioni vacanti e appalti nelle Rsa.
Bastava conoscere Carla Fasson per ottenere un avanzamento di carriera o per assicurarsi una promozione. I pm scrivono che i vincitori, dopo aver ricevuto i suoi “favori”, si sentivano in debito e si prestavano a ogni richiesta, «perché lei aveva assicurato loro l’agognata promozione».
Tra le accuse, quelle di rivelazione di segreti d’ufficio, corruzione, abuso d’ufficio e turbativa d’asta. In un caso, Fasson avrebbe garantito un posto da coordinatore di radiologia in cambio degli «esiti di alcune analisi biologiche», mentre in un’altra telefonata si rivolgeva all’allora direttore generale Stefano Piero Scarpetta (ex direttore generale dell’Asl To4) dicendogli che «ci sarà un rimpasto e che verranno sicuramente spostati», e in un’altra ancora dettava le risposte da dare ai giornalisti.
Secondo gli atti, risultava presente in azienda quindici volte mentre in realtà era altrove, spesso «per incontrare un soggetto estraneo all’Asl con il quale intratteneva una relazione», oppure «dalla parrucchiera o dall’estetista». Tutto coperto, scrivono i magistrati, proprio da Scarpetta, indagato a sua volta per truffa.
La figura di Fasson emerge come centrale in almeno diciotto procedure concorsuali alterate tra maggio e settembre 2022. Le domande venivano inviate ai candidati “amici” via mail o WhatsApp, anticipando prove e contenuti. Le sue condotte, secondo la Procura, coinvolgevano anche figure di spicco dell’Asl: dirigenti, medici e tecnici.
Ma il caso non si ferma ai concorsi. C’è anche il lato più oscuro, quello che tocca il diritto dei pazienti a essere curati. All’ospedale di Settimo Torinese, scrivono i pm, alcuni malati «venivano lasciati di notte privi di cambi igienici, sporchi fradici per ore, sedati al punto da intontirli e consentire agli infermieri di dormire». In alcuni casi le flebo trovate sui comodini al mattino non erano mai state somministrate.
Nel frattempo, nel reparto di otorinolaringoiatria dell’ospedale di Chivasso, il primario Libero Tubino (ex primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Chivasso), luminare nel suo campo, è accusato di truffa per essersi fatto bollare il badge nove volte mentre si trovava al campo da golf. Il gps del suo telefono lo avrebbe tradito, agganciando le celle del green. Il suo avvocato, Luigi Chiappero, ne difende la reputazione: «Un professionista stimatissimo, che ha portato il reparto a livelli di eccellenza».
Il capitolo degli appalti è altrettanto pesante. Le indagini hanno svelato un sistema di affidamenti diretti e proroghe milionarie per i servizi infermieristici dell’ospedale di Settimo, gestiti dalla Cm Service (cooperativa di Cascinette d’Ivrea, leader nel Facility Management). Otto proroghe per un valore complessivo di 12,4 milioni di euro, con l’avallo del consiglio d’amministrazione della Saapa (la società partecipata che gestiva l’ospedale di Settimo).
Tra gli indagati per turbativa d’asta ci sono il liquidatore Alessandro Rossi (amministratore unico di Saapa), il consulente e attuale presidente dell’Ordine dei commercialisti di Torino Luca Asvisio (liquidatore e consulente di Saapa), l’avvocato Mauro Milan (consulente legale di Saapa e Cm Service) e Fabrizio Mondello (liquidatore di Saapa).
Nel fascicolo della Procura figura anche Carlo Bono (direttore del distretto sanitario di Settimo dell’Asl To4), accusato di corruzione: avrebbe favorito la Cm Service nelle gare per le Rsa di Settimo e San Mauro, attribuendo punteggi doppi alla cooperativa in cambio di un furgone e di un’assunzione per una donna con cui aveva una relazione sentimentale.
La rete di relazioni e di potere, secondo gli inquirenti, era capillare. Dalle carte emergono anche le posizioni di Anna Maria Ghiberti (direttrice amministrativa dell’ospedale di Settimo Torinese), indagata per frode in pubbliche forniture, e dell’avvocato Mauro Milan, che avrebbe espresso parere favorevole alla proroga del contratto tra Saapa e la cooperativa Frassati a vantaggio della Cm Service.
Accuse di abuso e di utilizzo di segreti d’ufficio riguardano anche Claudia Griglione (coordinatrice dello Spresal di Ciriè), che secondo gli investigatori avrebbe ricevuto in anticipo le domande del concorso da Fasson, arrivando persino a comprare i biglietti per gli Stati Uniti prima ancora dell’ufficialità della selezione, convinta di aver già vinto.
Gli indagati complessivi sono trentotto, e la lista, ormai, occupa intere pagine dell’avviso di chiusura indagini firmato dai pm. Tra loro figurano Massimo Cassinelli (amministratore di fatto della Cm Service), Rita Carmela Conversa(presidente e legale rappresentante della Cm Service), Michele Scusello (responsabile del personale di Settimo per Cm Service) e Mia Damian Toader (infermiera professionale all’ospedale di Settimo). C’è poi Tullia Baietto (primario del reparto lungodegenti dell’ospedale di Settimo), Alessandra Comoglio (dirigente Asl To4), Francesco Pellegrino(preposto alla gestione tecnica di Cm Service) e la già citata Angela Maria Spagone (direttrice della Rsa Mezzaluna di San Mauro Torinese).
A vario titolo, risultano indagati anche numerosi dipendenti e dirigenti dell’Asl To4: Mariella Forma (dipendente Asl To4), Dario Fornasieri (dipendente Asl To4), Giuseppe Salerno (dipendente Asl To4), Maurilia Ognibene(dipendente Asl To4), Enzo Bertellini (dipendente Spresal Asl To4), Massimo Gai (coordinatore dello Spresal di Ivrea), Maria Grazia Gazzera (operatrice sanitaria e consigliera comunale di Cuorgnè), Barbara Arnodo Cava(dipendente Spresal Asl To4), Letizia Maria Bergallo (direttrice Spresal Asl To4), Barbara Manea (dipendente Asl To4), Rosa Galantucci (dipendente Asl To4), Catia Lasagna (dipendente Asl To4), Simone Carta (dipendente Asl To4), Maria Stella Manoti (dipendente Asl To4), Matteo Voulaz (dipendente Asl To4), Paola Rossetto (dipendente Asl To4), Luca Brachet Cota (dipendente Asl To4), Serse Negro (sindacalista e dipendente Asl To4), Andrea Fiorillo(dirigente tecnico Asl To4), Stefano Loss Robin (ex direttore amministrativo Asl To4), Antonella Esposito (direttrice del personale della Città della Salute di Torino) e Stefano Piero Scarpetta (ex direttore generale Asl To4).
A chiudere la lunga lista, la Cm Service Srl (cooperativa di Cascinette d’Ivrea, leader nel settore del Facility Management), indagata come persona giuridica.
Secondo i magistrati, tutto questo disegna un quadro desolante di malaffare e connivenze: dirigenti che si scambiavano favori, primari che andavano al golf durante l’orario di servizio, pazienti lasciati soli e maltrattati, amanti sistemate nelle aziende appaltatrici. Una sanità che, nel Canavese, sembra aver perso il suo senso più profondo: quello di servire i cittadini.
È di queste ore la notizia della chiusura delle indagini, ma non della vergogna.
Ora toccherà al Gup decidere se questo sistema finirà in un’aula di tribunale o resterà uno dei tanti scandali sepolti nei faldoni della sanità piemontese.
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