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13 Ottobre 2025 - 17:45
Stefano Scarpetta, ex direttore generale dell'Asl To 4
Non basta l’orrore dei fatti, ora tocca alla politica e ai vertici dell’Asl To4 guardarsi allo specchio. Perché l’inchiesta della Procura di Ivrea non è solo una storia di concorsi truccati, appalti sospetti e pazienti maltrattati: è il racconto di un sistema che, per anni, ha tradito il senso stesso del servizio pubblico. Un sistema che oggi i sindacati chiamano per nome: fallimento della sperimentazione pubblico-privato.
“L’Azienda sanitaria rafforzi i controlli su appalti e procedure.” È l’appello, diretto e senza giri di parole, che arriva dalla Cgil dopo la chiusura delle indagini sull’Asl To4.
Le dichiarazioni sono contenute in una nota stampa diffusa dalle sigle sindacali, che parla apertamente di “una situazione gravissima” capace di “minare la credibilità del Servizio Sanitario Pubblico e la fiducia dei cittadini nelle istituzioni".
“Siamo consapevoli che si tratta di indagini ancora in corso – scrivono – ma se quanto riportato dovesse trovare conferma, ci troveremmo di fronte a un quadro desolante.” Un sistema, spiegano, in cui “irregolarità negli appalti, favoritismi nelle assunzioni e gravi comportamenti lesivi della dignità delle persone assistite” sarebbero diventati la norma.
Il riferimento è chiaro: l’inchiesta della Procura di Ivrea ha svelato un intreccio di concorsi truccati, appalti sospetti e favoritismi, dentro un’azienda pubblica che, secondo i sindacati, “ha smarrito il senso della propria missione”.
La Cgil chiede quindi che la direzione dell’Asl “assuma ogni iniziativa utile per garantire legalità, trasparenza e correttezza amministrativa”, potenziando i controlli “sugli appalti, sulle procedure di selezione e sulla qualità dell’assistenza erogata”.
Poi arriva la stoccata: “Ciò che emergerebbe rispetto all’ospedale di Settimo non fa che confermare le nostre denunce”, scrive la Funzione Pubblica Cgil, ricordando “le proroghe infinite al servizio di assistenza affidato a una società privata, senza mai indire una nuova gara”.
“Un sistema opaco, poco trasparente, che ha segnato la fine delle relazioni sindacali”, aggiungono, sottolineando che “il personale rimasto in servizio lavora spesso sotto organico e sottopagato”.
A rincarare la dose è Lucia Centillo, segretaria dello Spi Cgil Torino: “La denuncia sui presunti maltrattamenti si aggiunge alle segnalazioni che abbiamo ricevuto anche su altre strutture. Le commissioni di vigilanza devono essere più operative, soprattutto su quelle società che gestiscono più sedi.”
Il colpo politico arriva invece da Elena Palumbo, segretaria della Cgil Torino: “Ciò che accade a Settimo è l’emblema del fallimento della sperimentazione pubblico-privato. La legge regionale del 2012, che doveva essere temporanea, è diventata un lasciapassare per l’opacità. Abbiamo promosso un referendum per abrogarla e la Regione deve agire subito.”
Infine, la Cgil chiama tutti alla responsabilità: “La tutela della dignità dei lavoratori e dei pazienti, così come la difesa del carattere pubblico, etico e trasparente del Servizio Sanitario, sono valori che non possono essere messi in discussione.”
Un monito, ma anche una richiesta di ricostruzione: “Serve un’assunzione collettiva di responsabilità – istituzioni, dirigenti, forze sociali – per restituire fiducia e rispetto al lavoro pubblico.”
Dietro la prudenza dei comunicati, si avverte una rabbia antica: quella di chi, da anni, denuncia lo stesso meccanismo. Le carte della Procura l’hanno descritto, i sindacati oggi lo gridano. E se davvero tutto fosse confermato, sarebbe l’ennesimo fallimento di un modello che, nel nome dell’efficienza, ha finito per svendere la sanità pubblica.
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