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Cronaca
21 Ottobre 2025 - 23:28
Fasson e Tubino
In appendice al terremoto giudiziario che ha travolto l’Asl To4, con 38 indagati e capi d’accusa che spaziano dai concorsi pilotati e truccati agli appalti sospetti fino ai casi di assenteismo nei reparti, si apre ora un capitolo nuovo. Un filone minore solo in apparenza, ma ben più pruriginoso. È una spy story sanitaria, con protagonisti dirigenti e medici, accessi informatici abusivi e rapporti personali che si confondono con quelli professionali.
La protagonista è sempre Carla Fasson, 56 anni, ex dirigente del Dipartimento delle professioni sanitarie dell’Asl To4, già indagata a Ivrea insieme al primario Libero Tubino, direttore dell’Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Chivasso, funzionari, dirigenti e i vertici della cooperativa Cm Service di Cascinette. Ma questa volta la vicenda ha cambiato indirizzo: il fascicolo è stato trasferito alla Procura di Torino per competenza distrettuale, poiché riguarda un presunto reato informatico.
La giudice per l’udienza preliminare Paola Odilia Meroni ha disposto il rinvio a giudizio della Fasson e del medico Giulio Meinardi, 41 anni, otorino e dirigente nello stesso reparto diretto da Tubino, considerato il suo “braccio destro”. Entrambi sono difesi dall’avvocata Beatrice Rinaudo e hanno scelto il rito ordinario, dunque il processo sarà pubblico e si terrà davanti al Tribunale di Ivrea a partire dal 26 gennaio.
Secondo la pm Chiara Maina, titolare dell’inchiesta torinese, Meinardi avrebbe utilizzato più volte le credenziali personali di Tubino per accedere al suo profilo Irisweb, la piattaforma interna che registra ingressi, uscite e ferie del personale sanitario. In sostanza, su indicazione della Fasson, avrebbe controllato a distanza le timbrature del primario, verificando giorno per giorno gli orari di ingresso e di uscita dall’ospedale di Chivasso. Un pedinamento virtuale, compiuto all’interno della rete aziendale, che la Procura ha ritenuto particolarmente grave poiché commesso da pubblici ufficiali nell’esercizio delle loro funzioni e con strumenti informatici dell’ente pubblico.
Giulio Meinardi
Il fascicolo è stato quindi stralciato dall’inchiesta madre di Ivrea, coordinata dai pm Valentina Bossi e Alessandro Gallo, che riguarda un arco temporale compreso tra febbraio e novembre 2022. In quel procedimento, Fasson e Tubino risultano indagati per truffa aggravata ai danni dell’Asl, poiché lei avrebbe timbrato anche per conto del primario, facendolo risultare in servizio mentre, secondo gli inquirenti, era impegnato a giocare a golf. Lei, invece, sarebbe risultata al lavoro mentre si trovava dall’estetista, dalla parrucchiera, finanche a casa di un amico a Pianezza. Si aggiungono i concorsi con il trucco, che sono la parte più grave di tutta la vicenda.
A Torino si è indagato inoltre su un presunto episodio di corruzione che vede coinvolti Fasson e Dario Fornasieri, coordinatore del laboratorio analisi di Ciriè e Lanzo. Fornasieri, secondo la Procura, avrebbe fornito alla dirigente l’accesso ai risultati di alcuni esami del sangue eseguiti da Tubino e da un altro uomo di sua conoscenza. In cambio, Fasson gli avrebbe passato in anticipo le domande di un concorso interno, che poi lo stesso Fornasieri avrebbe vinto. Una dinamica che delinea un clima di scambi di favori e di controllo incrociato dentro l’azienda sanitaria.
Le intercettazioni della Guardia di Finanza di Torino, confluite nella richiesta di misura cautelare a carico della Fasson nel 2023, mostrano con chiarezza il livello di confidenza tra i protagonisti. «Sei davanti al computer?», scriveva Fasson a Fornasieri. «Allora controllami gli esami di Libero Tubino». E lui rispondeva: «Immediatamente. Ogni tua richiesta è un ordine per me».
Ma il dettaglio più intimo emerge negli atti della Procura di Ivrea: tra Fasson e Tubino vi sarebbe stata una relazione privata. Un legame che, secondo gli inquirenti, avrebbe finito per contaminare l’ambiente di lavoro, mescolando sentimento e gerarchia, potere e controllo. E che spiegherebbe almeno in parte l’interesse ossessivo con cui la dirigente avrebbe voluto conoscere ogni spostamento del primario.
Ora la vicenda entra nel vivo. Il processo di Torino, che anticipa quello più ampio ancora in fase di definizione a Ivrea, rappresenta il primo tassello giudiziario di un mosaico complesso: quello di una sanità pubblica dove la linea di confine tra l’ufficio e la vita privata, tra il dovere e la curiosità, è diventata sempre più sottile. Dopo i concorsi truccati, gli appalti sospetti e le timbrature “fantasma”, tocca ora al filone informatico svelare un nuovo volto della cricca "in corsia".
In un sistema dove persino un login può diventare un atto di sorveglianza, il tempo — quello segnato da un badge o da un accesso — smette di essere solo un dato amministrativo e diventa, ancora una volta, strumento di controllo, di sospetto e perfino di passione.
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