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Cronaca
29 Luglio 2025 - 15:19
Il camion per il trasporto bestiame si è ribaltato
È in corso una vera e propria “caccia al toro” nelle campagne di San Giusto Canavese, nel Torinese, dopo che questa mattina, martedì 29 luglio, un furgone con due bovini a bordo si è ribaltato sulla provinciale 40, nel tratto rettilineo già noto per la sua pericolosità. Un rettilineo maledetto, quello davanti allo stabilimento Mottura, già segnalato a ripetizione dal sindaco Giosi Boggio. Ma da Città Metropolitana, ancora una volta, nessun intervento.
Il camioncino, adibito al trasporto animali, è finito fuori strada per cause ancora da chiarire. Si è rovesciato, lasciando libero il suo prezioso carico: due tori, che si sono dati alla fuga nei boschi tra la provinciale e l’autostrada Torino-Aosta. L’autista del mezzo è rimasto ferito lievemente ed è stato lui stesso a dare l’allarme.
Sul posto sono intervenuti i carabinieri di Strambino, la polizia municipale di San Giusto, i cantonieri del Comune e della Città metropolitana. Ma la scena è stata subito presa d’assalto anche da allevatori locali, chiamati d’urgenza dai proprietari dei due animali per tentare di bloccarli prima che fosse troppo tardi.
I due bovini si sono infatti inoltrati nella boscaglia, rendendo complessa l’operazione di recupero. Le ricerche sono tuttora in corso, in un clima di apprensione crescente. Il Comune di San Giusto ha diffuso un avviso ufficiale via social, invitando gli automobilisti a prestare la massima attenzione:
«Si avvisa la cittadinanza che in seguito ad un sinistro avvenuto in mattinata lungo via XXV Luglio nei pressi di Mottura sono fuggiti due animali che potrebbero creare pericolo alla circolazione. Si invita a moderare la velocità e prestare particolare attenzione nel percorso citato. Inoltre, se avvistati, segnalare alle Autorità competenti. Grazie per la collaborazione».
La sindaca Boggio da tempo segnala la pericolosità di questa strada
A preoccupare è anche il rischio per la sicurezza stradale. I due tori, spaventati e disorientati, potrebbero comparire all’improvviso lungo la provinciale o addirittura arrivare a ridosso dell’autostrada, con conseguenze potenzialmente disastrose.
Il sindaco Boggio, raggiunto telefonicamente, ha ribadito che quel tratto era già stato più volte segnalato come critico: “Non è il primo incidente in quella zona. Ci battiamo da tempo per un intervento risolutivo, ma dalla Città metropolitana tutto tace. Ora, però, ci troviamo a gestire una situazione surreale: due tori in fuga nei campi e cittadini in pericolo”.
Non è chiaro se i due animali siano pericolosi per chi dovesse incrociarli a piedi o in bicicletta, ma le autorità invitano comunque a non avvicinarsi e a non tentare manovre autonome: l’unico comportamento corretto è chiamare il 112 o la polizia municipale.
Intanto, sui gruppi WhatsApp del paese iniziano a circolare foto e segnalazioni di possibili avvistamenti nei pressi di via Mottura, ma al momento nessuno dei due tori è stato catturato. Gli allevatori sono ancora nella zona boschiva con corde, recinti mobili e tranquillanti.
La vicenda, surreale e drammatica al tempo stesso, riapre il dibattito sulla sicurezza delle strade secondarie e sull’inerzia degli enti sovracomunali. A San Giusto si spera almeno che questa disavventura bovina serva a qualcosa. Se non a fermare i tori, almeno a svegliare le istituzioni.
La fuga dei due tori nelle campagne di San Giusto Canavese, avvenuta in seguito al ribaltamento di un camion lungo la provinciale 40, è solo l’ultimo episodio di una sequenza ormai insostenibile. L’animale questa volta è un bovino, ma a uscire di strada qui sono automobili, furgoni, trattori, con una frequenza che ha poco da invidiare a una roulette russa. Eppure la Città Metropolitana di Torino, ente responsabile della manutenzione, continua a non vedere e a non agire.
A febbraio, solo pochi mesi fa, il sindaco di San Giusto, Giosi Boggio, aveva denunciato pubblicamente lo stato disastroso della SP 40, mettendo nero su bianco una verità che tutti in paese conoscono: quella strada è una trappola a cielo aperto. La carreggiata si restringe progressivamente, i fossati laterali – ormai incisi dal tempo e dalla pioggia – non perdonano il minimo errore, e la manutenzione è diventata una parola scomparsa dai verbali.
Un tratto così spesso teatro di incidenti che ormai si fatica a contarli. Nessun intervento strutturale, nessuna messa in sicurezza. Solo la ripetizione burocratica di un disinteresse.
Eppure la legge non lascia spazio a dubbi. L’articolo 14 del Codice della Strada impone all’ente proprietario delle strade di garantire la sicurezza della circolazione. La mancata manutenzione, sottolineano numerose sentenze, può generare responsabilità civili e penali. Non si tratta di un’opinione: la Cassazione Penale (sentenza 8 marzo 2012, n. 9175) ha stabilito che un dirigente pubblico può essere ritenuto responsabile di lesioni o decessi se non rimedia a situazioni di rischio conclamato. La Cassazione Civile (21 luglio 2011, n. 15975) ha persino chiarito che l’inerzia non basta a scagionare: se il pericolo è noto, il mancato intervento equivale a una colpa piena.
A San Giusto il pericolo è noto da anni. I sindaci che si sono succeduti hanno trasmesso relazioni, fatto sopralluoghi, scritto richieste ufficiali, postato denunce pubbliche. Tutto inutile. La risposta, da parte dell’ente, è sempre stata il silenzio. Nemmeno un guardrail, nemmeno una segnaletica adeguata nei tratti critici. Nulla.
Nel frattempo, i fossati crescono, il manto stradale cede ai bordi, le carreggiate si sbriciolano e la SP 40 continua a mietere vittime. A ogni incidente, la scena è la stessa: auto ribaltata, soccorsi sul posto, foto sui social, commenti indignati. Poi, di nuovo il nulla.
Il Comune non ci sta più. “Non è solo questione di buche o dossi – scriveva il sindaco Boggio – ma di una situazione strutturale pericolosa. La strada è stretta, priva di banchine, con canali profondi ai lati. Basta un attimo di distrazione e ci si ritrova fuori. E se non ci scappa il morto, è solo per miracolo”.
Una dichiarazione che oggi, con due tori in fuga nei campi, assume un valore beffardo e tragico. Perché quella che ieri era un’esagerazione retorica oggi è una cronaca animale e politica. I tori sono fuggiti, sì. Ma a fuggire, ogni giorno, è anche la responsabilità di chi dovrebbe garantire la sicurezza di quella strada.
A San Giusto lo sanno. Lo vedono. Lo percorrono ogni giorno. Ma finché non sarà troppo tardi per davvero, nessuno muoverà un dito. E così, tra un trattore nei fossi e una mucca nei campi, la SP 40 resta una roulette a cielo aperto, dove si gioca sulla pelle degli automobilisti. E ora anche su quella dei bovini.
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