AGGIORNAMENTI
Cerca
Ambiente
21 Marzo 2025 - 12:56
Italia, il Paese dove l’acqua si perde e le fogne non arrivano
In Italia, nel 2022, circa 6,6 milioni di residenti non erano allacciati alla rete fognaria pubblica, rappresentando quasi il 10% della popolazione. Questo dato, sostanzialmente invariato rispetto al 2020, colloca l'Italia al nono posto tra i Paesi dell'UE27 per percentuale di popolazione servita dal servizio pubblico di fognatura.
La copertura del servizio fognario è attiva nel 99,5% dei Comuni italiani, con una copertura completa o parziale del territorio. Tuttavia, in 41 Comuni, dove risiedono circa 397.000 abitanti (0,7% della popolazione nazionale), il servizio è completamente assente. Di questi, 26 Comuni si trovano in Sicilia, rappresentando il 6,7% della popolazione regionale.
Anche laddove la rete fognaria è disponibile, non sempre copre l'intero territorio comunale, specialmente in zone con case sparse, aree montane o difficilmente accessibili, o in Comuni dove la rete è stata recentemente attivata. In alcuni casi, la rete esiste ma non è ancora operativa, poiché manca il collegamento a un depuratore. Nelle aree prive di fognatura pubblica, le acque reflue urbane vengono generalmente gestite attraverso sistemi autonomi di smaltimento, come le vasche Imhoff private.
Un'altra criticità significativa riguarda le perdite idriche nella rete di distribuzione dell'acqua potabile. Nel 2022, le perdite totali in distribuzione rappresentavano il 42,4% del volume immesso in rete. Questo significa che quasi la metà dell'acqua destinata al consumo viene persa lungo il percorso, un dato allarmante sia in termini di efficienza che di sostenibilità.
Le perdite idriche variano a seconda del modello di gestione del servizio. Nelle gestioni in economia (dove il servizio è gestito direttamente dai Comuni o enti locali), le perdite ammontano al 45,5% del volume immesso in rete, superando di 3,1 punti percentuali la media nazionale. Al contrario, nelle gestioni specializzate, le perdite sono leggermente inferiori, attestandosi al 41,9%.
La fiducia degli italiani nell'acqua del rubinetto rimane bassa. Nel 2024, il 28,7% delle famiglie ha dichiarato di non fidarsi a bere l'acqua del rubinetto, un dato stabile rispetto al 2023, ma in diminuzione rispetto al 40,1% registrato nel 2002. Le differenze territoriali sono notevoli: nel Nord-est, solo il 18,4% delle famiglie esprime sfiducia, mentre nelle Isole la percentuale sale al 49,5%. Le regioni con le percentuali più alte di sfiducia sono la Sicilia (50,0%), la Sardegna (48,2%) e la Calabria (39,9%).
Inoltre, il 39,8% delle famiglie giudica elevati i costi per l'erogazione dell'acqua. L'insoddisfazione per la spesa è particolarmente alta nelle Isole (55,2%), nel Sud (45,6%) e nel Centro (42,0%), mentre è più contenuta nel Nord-ovest (34,2%) e nel Nord-est (29,4%).
Nel 2024, l'8,7% delle famiglie italiane ha riscontrato irregolarità nel servizio di erogazione dell'acqua nelle abitazioni, una quota invariata rispetto al 2023. Tra queste famiglie, quasi il 40% ha sperimentato disservizi durante tutto l'anno, il 27,8% solo nel periodo estivo e il 31,2% in modo sporadico.
Le regioni più colpite da questi disservizi sono la Calabria e la Sicilia, dove rispettivamente il 29,9% e il 29,2% delle famiglie ha segnalato problemi di erogazione dell'acqua nelle abitazioni. Al contrario, nel Nord-ovest e nel Nord-est, solo il 3,1% e il 3,5% delle famiglie, rispettivamente, ha lamentato un servizio irregolare. Nel Centro, circa il 6% delle famiglie ha riscontrato problemi, mentre nei Comuni con più di 50.000 abitanti, solo il 3,6% delle famiglie ha manifestato disagi relativi all'irregolarità dell'erogazione dell'acqua.
Sprechi d'acqua in Italia
Nel 2024, quasi il 70% delle persone con almeno 14 anni ha dichiarato di prestare attenzione a non sprecare acqua, confermando una crescente sensibilità verso la gestione sostenibile di una risorsa sempre più preziosa. Si tratta di un dato che riflette un cambiamento culturale importante, soprattutto se paragonato ai numeri di vent’anni fa, quando l’attenzione al risparmio idrico era ancora marginale nel dibattito pubblico. Le differenze territoriali, però, restano marcate: la Sardegna si distingue come la regione con la quota più alta di persone attente al risparmio (75%), mentre in coda c’è la Calabria, con appena il 62,8%. Una distanza che non è solo statistica, ma riflette le differenti percezioni locali e, spesso, anche il diverso accesso ai servizi e alla qualità dell'acqua.
L’acqua, quindi, è al centro delle preoccupazioni ambientali degli italiani. Oltre due persone su tre si dicono allarmate dagli effetti del cambiamento climatico, indicandolo tra i cinque problemi ambientali più rilevanti. Il dato – 69,2% – è rimasto stabile nell’ultimo triennio, ma nasconde significative variazioni regionali: i livelli più alti di allarme si registrano nel Nord-ovest e nel Centro, dove superano il 70%, mentre nel Sud si fermano al 67,7%. Particolarmente rilevante è anche la crescita della preoccupazione per il dissesto idrogeologico – frane, alluvioni, valanghe – che nel 2024 coinvolge il 28,5% della popolazione, ma sale al 32,4% tra le persone con più di 55 anni. L’incremento è stato marcato soprattutto nel Nord Italia e in particolare in Emilia-Romagna, regione colpita duramente da eventi alluvionali negli ultimi due anni, dove si è registrato un aumento di circa nove punti percentuali rispetto al 2023.
La preoccupazione per l’inquinamento delle acque – fiumi, laghi, mari e falde – riguarda invece il 37,9% della popolazione, con picchi nel Nord-ovest (39,8%) e un maggiore coinvolgimento emotivo da parte dei giovani tra i 14 e i 24 anni (40,3%), più sensibili sul tema rispetto agli over 55 (36%). Questo dato è particolarmente significativo perché indica una crescente consapevolezza tra le nuove generazioni, che si dimostrano più attente ai temi ambientali, più esposte all’informazione digitale e più inclini a mobilitarsi per il futuro del pianeta.
I dati raccontano con chiarezza un sistema fragile, fatto di contraddizioni. Da un lato l’Italia possiede un patrimonio idrico potenzialmente abbondante, dall’altro fatica a gestirlo in modo efficiente e uniforme. Le perdite nella rete, la copertura incompleta delle fognature, le differenze territoriali marcate nella qualità del servizio e nella percezione della sicurezza dell’acqua del rubinetto, sono sintomi di un sistema idrico nazionale disomogeneo e in molti casi datato. A questo si aggiungono le sfide dettate dalla crisi climatica: eventi estremi sempre più frequenti, lunghi periodi di siccità alternati a piogge torrenziali, falde sotterranee sempre più vulnerabili, inquinamento diffuso.
Serve una strategia nazionale chiara, capace di intervenire su più livelli: investimenti nelle infrastrutture, razionalizzazione dei gestori, educazione ambientale e lotta agli sprechi. I dati Istat dimostrano che i cittadini sono pronti: si dichiarano consapevoli, preoccupati, attenti. Ma l’azione istituzionale non può limitarsi a raccogliere la preoccupazione: deve trasformarla in politiche concrete, capaci di modernizzare la rete, garantire il diritto all’acqua a tutti e tutelare una risorsa che, più di ogni altra, definisce la qualità della nostra vita e la sostenibilità del nostro futuro.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.