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Ivrea

Tunnel ferroviario. Arrivano i tecnici di RFI per convincerci sul da farsi

I cittadini e le Opposizioni già si preparano a dare battaglia

in foto, Luca Bassani di Rfi

in foto, Luca Bassani di Rfi

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Martedì 14 marzo 2023 ore 18.00, presso il Polo Formativo Universitario (Officine H) di via Monte Navale è in programma un incontro pubblico con Rete Ferroviaria Italiana sul progetto di elettrificazione della tratta Ivrea Aosta

E si ripartirà da quella parola "Irricevibile!" pronunciata dai tecnici di fronte alla richiesta di bloccare la soprelevazione  del tunnel ferroviario che attraversa la città...

A pronunciarla i due ingegneri di  Rete ferroviaria italiana Nord-Ovest (Rfi)  che i sono prestati per una video intervista, poi trasmesso dalla Rai. 

Al microfono Michele Rabino, responsabile della direzione commerciale.

“Innanzitutto - aveva sottolineato - il beneficio principale sarà quello della sostenibilità ambientale. Inoltre i nuovi treni elettrici sono più performanti e con più posti a sedere rispetto ad oggi”.

Niente da fare per il raddoppio della linea...

“Non è un progetto che rientra in quest’opera - aveva sentenziato - La copertura finanziaria non sarebbe stata sufficiente per un progetto del genere e la tempistica del Pnrr è molto ravvicinata, al 2026.  Per giustificare i lavori per un secondo binario ci vorrebbe almeno il doppio dei 46 treni che circolano attualmente sulla linea...”.

Non si farà alcun raddopio e non è neppure prevista l’eliminazione dei 12 passaggi a livello.  

“Stiamo avviando vari studi di pre-fattibilità  - s’era lasciato andare Rabino - Tra Ivrea e Chivasso ce n’è un numero maggiore, sono 49. Grazie anche ad un finanziamento europeo ricevuto da Regione Piemonte e da Rete ferroviaria italiana, abbiamo avviato lo studio e la progettazione per la soppressione dei primi 18 passaggi a livello”.

Anche più tranciante Luca Bassani, responsabile della direzione investimenti. 

“C’è stato un lungo confronto con il Comune durante la fase autorizzativa del progetto - aveva raccontato -  Il nostro intervento prevede, nel punto in cui si ha l’innesto della galleria che sarà oggetto di elettrificazione, la necessità di rialzare il piano del tunnel, per l’inserimento della linea di contatto. E quindi quei 40 metri circa di galleria verranno scavati, ricostruiti e nel punto centrale si avrà un innalzamento massimo di un metro, che poi andrà degradando per raccordarsi con la viabilità esistente di corso Cavour. Nonostante il parere positivo della Soprintendenza per i Beni culturali, l’Amministrazione insiste per l’introduzione di treni elettrici bimodali a batteria, che potrebbero passare nell’attuale galleria senza necessità di lavori per l’installazione delle linee elettriche di contatto. Per Rfi la proposta è irricevibile perché vincolerebbe la scelta del parco mezzi di tutta la linea Torino-Aosta...”.

Per la cronaca il valore complessivo dei lavori era di 146 milioni di euro del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza), di cui 36 per il miglioramento delle stazioni che si trovano sull’intera linea e 110 per l’elettrificazione dei 66 km della Ivrea Aosta. Con l’aumento dei costi si arriverà a sfiorare e fors’anche a superare i 200.  A fine 2022 si ipotizzava l’avvio della gara (e cosi è stato) con inizio dei lavori nel gennaio del 2024 e conclusione nel giugno del 2026. Sulla tratta, ci saranno 3 cantieri base e 9 operativi. Gli interventi riguarderanno anche le stazioni di Nus, di Hone-Bard, di Montanaro e di Strambino.

Si interverrà in tutto su 18 gallerie (ce n’è anche una a Borgofranco di Ivrea) per le quali si è previsto o l’abbassamento delle rotaie per inserire la «catenaria rigida» della linea elettrica o, come a Ivrea, un «allargamento».

Ma non è finita qui.

I due ingegneri, infine, ci avevano tenuto a precisare che l’elettrificazione significa “meno inquinamento”, ma anche che non cambieranno i tempi di percorrenza. 

in foto, Michele Rabino di Rfi

Ricapitolando? 

Nulla che già non si sapesse. Quel che continuano a mancare sono i progetti definitivi e esecutivi come è venuto chiaramente a galla durante una riunione della commissione “assetto e uso del territorio” presieduta da Francesco Comotto e riunitasi qualche settimana fa. Sarà un po' dura presentarsi al pubblico con tutta questa “approssimazione”.

La verità è che l’Amministrazione in mano e nei cassetti non ha nulla. Niente di niente. Solo parole. Tante parole. Qualche promessa, ma non un scritto che sia uno.

Quel che si sa è che i costi sono già lievitati, tanto da sfiorare, per la prima tranche, i 92 milioni di euro rispetto ai precedenti 67, colpa della guerra e di “gasolina”. 

Sugli scudi Comotto. 

Durante la riunione ha puntato il dito sull’assessore Michele Cafarelli “bombardandolo” di domande, rimaste tutte, ahìlui, senza una risposta.

L'assessore Michele Cafarelli

“In conferenza dei servizi avete approvato un progetto definitivo - l’aveva inforcato - Ma secondo voi questo progetto è definitivo? Non c’è una sezione. Non c’è un disegno... Eh no che non lo è. Parlano di viabilità alternativa e segnalano un percorso per i camion che passa da via San Ulderico e via San Antonio. Questi qua non sanno neanche di che cosa stanno parlando. Ivrea non l’hanno mai vista...”

Poche linee disegnate su alcuni fogli con tanta, tantissima approssimazione. 

Il problema - lo abbiamo già detto - sta tutto nelle regole imposte dall’Europa per poter utilizzare i 200 miliardi. Una delle tante dice che i lavori dovranno essere chiusi entro il 2026. Per farlo si sono tirati  fuori  vecchi progetti pieni di polvere e spetterà a chi vincerà l’appalto disegnare l’opera mentre la sta realizzando. Quindi ad oggi, cosa succederà veramente a Ivrea nessuno lo sa. 

Si fosse guardato all’utilità meglio sarebbe stato investire sul raddoppio della linea Chivasso-Ivrea. 

“Non possiamo andare avanti così  - si era lamentato Comotto -  Sarà un disastro. Non è che adesso tutte le cose che si faranno con il Pnrr, perchè c’è fretta di fare, si possono fare in questo modo..”.

Incredibile ma vero non si conoscono anche le sembianze “definitive”  del dosso sul lungodora. Si è detto e si è scritto che sarebbe stato di un metro circa, pois si sono ipotizzati  80 centimetri, adesso di nuovo un metro...

“Non si capisce più niente - aveva stigmatizzato Comotto -   Appurato che chi vincerà la gara farà anche il progetto esecutivo, mi chiedo come si possa scavare sotto Ivrea senza sapere che cosa c’è là sotto e senza una indagine geognostica. C’è roccia? C’è diorite? Si scaverà in un punto della città sensibile e sono molto preoccupato per la stabilità di cosa c’è sopra, a cominciare dall’ospedale... ”.

Parlano di viabilità alternativa e segnalano un percorso per i camion che passa da via San Ulderico e via San Antonio

Quel che si continua a chiedere al sindaco è anche “di farsi mettere le cose per iscritto comprese le “compensazioni”.

Le Ferrovie, infatti, a parole, avrebbero giurato e spergiurato che si occuperanno di costruire solo una striminzita passerella pedonale a fianco del ponte ferroviario ... Pazzesco!

Altro capitolo, se vogliamo dai risvolti un po’ amari, fa riferimento alla notizia data da Italferr il 30 settembre sugli esiti delle analisi ambientali condotte a Ivrea, nell’area dove era stata autorizzata l’esecuzione dell’attività archeologica preventiva. Aveva ammesso d’aver individuato “la presenza di agenti chimici pericolosi che avrebbero indotto gli archeologi a sospendere ogni attività ...”. 

Da qui la decisione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio di prendere atto delle criticità e autorizzare RFI a rimandare le attività di verifica archeologica  nell’ambito delle lavorazioni previste in appalto. E anche questo sembra, anzi è, assolutamente “pazzesco”.

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