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Ivrea
28 Gennaio 2023 - 17:02
GIACOPELLI ENRICO
L’avvio della gara per la progettazione esecutiva dei lavori di elettrificazione della linea ferroviaria Ivrea Aosta annunciata il 30 dicembre scorso, pone fine a qualsiasi discussione su un progetto, senz’altro necessario, ma che, visto dalla prospettiva di Ivrea risulta gravido solo di aspetti negativi nel medio e – probabilmente – anche nel lungo periodo.
Il progetto, salvo eventi assolutamente imprevedibili, dunque si realizzerà. Con buona pace dei cittadini di Ivrea che dovranno subirne gli impatti in termini di trasformazioni dall’esito ignoto del Lungo Dora nel tratto interessato dall’innalzamento della galleria ferroviaria e di tre anni (almeno) di caos nella circolazione stradale a causa dei cantieri alle imboccature del tunnel ferroviario. Mentre i pendolari subiranno il resto a causa del blocco della ferrovia attorno al nodo di Ivrea e all’attivazione di
Poteva andare diversamente? Forse no, vista la pressione della Valle d’Aosta che ha trovato facili alleati nei comuni canavesani
sistemi di trasporto alternativi.
Poteva andare diversamente? Forse no, vista la pressione della Valle d’Aosta che ha trovato facili alleati nei comuni canavesani della tratta a monte di Ivrea, la necessità oggettiva dell’opera e la disponibilità finanziaria per realizzarla messa a disposizione dal PNRR.
Tuttavia, anche se non c’è stata battaglia, l’esperienza sconta, purtroppo sulle spalle dei cittadini di Ivrea, gli effetti del modo con cui l’attuale maggioranza ha governato il tema della trasformazione della città: senza visione prospettica, capacità di creare alleanze territoriali e di rapportarsi con le istituzioni di livello superiore, opacità dei processi decisionali e mancanza di comunicazione alla cittadinanza.
Di fronte all’impatto delle opere sull’assetto del lungo Dora, si sarebbe dovuto rivendicare il controllo della qualità urbana da parte della città invece di accettare che fosse delegato a qualche oscuro ufficio progetti di Ferrovie d’Italia, pretendendo che il disegno del nuovo assetto del lungo Dora fosse oggetto di concorso di architettura o quanto meno affidato ad un paesaggista di fama come quell’importante brano di città merita.
Si sarebbero potute negoziare con Ferrovie compensazioni in termini di opere di miglioramento della viabilità cittadina, per favorire ad esempio una mobilità più sostenibile, in cambio del disagio determinato dai cantieri e concordare tempi e metodi più compatibili con l’esigenza di ridurre la loro durata e l’impatto sul funzionamento della città.
Su un altro fronte, la mancata solidarietà dei comuni lungo la tratta nei confronti della posizione di Ivrea è la plastica dimostrazione della incapacità di tessere rapporti fuori dell’uscio di casa di questa amministrazione, il cui sindaco si è mosso in ritardo (lo studio di fattibilità dell’opera è del 2019!) e quando l’ha fatto, nel 2022, ha incontrato l’interlocutore sbagliato, andando a parlare al Ministero dei Trasporti quando era noto che il progetto è di competenza di Ferrovie.
Ma l’aspetto forse più critico dell’intera vicenda è nel modo con cui l’amministrazione non ha reso partecipe la popolazione ad una trasformazione “epocale”, riproducendo - speriamo per l’ultima volta – la ormai antistorica distinzione fra chi prende decisioni e chi le subisce passivamente.
Non si è andati al di là di qualche comunicato stampa in cui il sindaco annunciava i suoi tardivi movimenti e di un voto contrario unanime del Consiglio Comunale. Per il resto alla cittadinanza non è stata offerta alcuna occasione per farsi un’opinione propria in merito al tema. Nessun rappresentante di Ferrovie d’Italia è stato invitato a illustrare il progetto, magari in contradditorio con l’amministrazione in pubbliche assemblee; né l’Amministrazione si è peritata di rendere pubblico il progetto e di offrire al pubblico dibattito almeno i render del progetto di riassetto del lungo dora e di piazza Perrone prodotti da Ferrovie su richiesta della Soprintendenza (per inciso, l’unico Ente che si sa concretamente attivato durante il processo per difendere la qualità urbana di Ivrea!).
La popolazione cittadina ha dovuto quindi accontentarsi del passa parola, e di qualche raro articolo di giornale che tentava di porre problematicamente il tema.
In definitiva, quella a cui tutti abbiamo dovuto assistere è dunque la storia di una sconfitta annunciata. Sconfitta sul piano dei contenuti perché il progetto verrà realizzato in totale difformità ed indifferenza dal punto di vista della Città (così come espresso dalla sua Amministrazione); sconfitta anche sul piano del metodo, perché la vicenda ha segnato il punto basso di una modalità di governo distante dalla cittadinanza, figlia di una visione del mondo che al di là delle belle parole considera i cittadini incapaci di giudizio autonomo e privi di competenze da mettere in campo in un processo più aperto ed inclusivo di governo della città. Una modalità che ha fatto il suo tempo e i suoi danni e da cui è ora di uscire, anche a Ivrea.
Enrico Giacopelli, Laboratorio Civico
Se si allarga il tunnel ferroviario è tutta colpa della Valle d’Aosta.
Lo dice il sindaco Stefano Sertoli
Desidero rispondere a quanto dichiarato dall’Arch. Giacopelli in relazione alla questione dei lavori per l’innalzamento della galleria ferroviaria che attraversa la città, in vista dell’elettrificazione di tutta la tratta fino ad Aosta.
Innanzitutto, non mi sembra che l’arch. Giacopelli abbia mai partecipato a tavoli o incontri per cui mi chiedo su cosa si fondino le sue considerazioni se non su capacità di chiaroveggenza.
Il fatto, poi, che egli stesso dichiari che forse non poteva andare diversamente sta a dimostrare quanto le critiche all’operato di questa Amministrazione siano esclusivamente funzionali a una prossima campagna elettorale.
Alcune cose vanno precisate.
Innanzitutto, sulla vicenda dell’elettrificazione esiste una mozione votata all’unanimità dal Consiglio Comunale che dà preciso mandato al Sindaco ed alla giunta di provare a trovare soluzioni che evitino i cantieri relativi all’elettrificazione della galleria.
Come più volte dichiarato, sia a livello di Consiglio comunale che di Amministrazione, nessuno si è mai opposto all’elettrificazione della linea in quanto tale, ma tutti ci siamo dichiarati contrari all’elettrificazione della galleria di Ivrea lunga 1,3 km.
L’incontro richiesto al Ministero, ed ottenuto tramite l’allora onorevole Davide Gariglio del Partito Democratico con cui mi sono recato a Roma, era propedeutico ad una verifica tecnica dell’esistenza della possibilità di utilizzare locomotori bimodali elettrico/batteria per bypassare il problema dell’elettrificazione della galleria. La risposta del dirigente del Ministero, come più volte dichiarato, è stata chiara circa l’assoluta fattibilità tecnica. Era, comunque, evidente che a fronte di questa fattibilità tecnica sarebbe stata necessaria la verifica della fattibilità economico-finanziaria insieme, naturalmente, alla volontà politica.
Faccio notare che il primo passo che ha portato all’organizzazione dell’incontro presso il Ministero si è verificato quando, ad un incontro pubblico promosso dal PD a Candia, come Sindaco sono andato per discutere le varie possibilità legate al tema del collegamento ferroviario e lì erano presenti vari soggetti interessati ma sicuramente non coloro che oggi ci raccontano come si sarebbe potuto e dovuto fare; è stato proprio lì che si è pensato di percorrere la strada dei locomotori bimodali o trimodali, ma sempre avendo l’opzione elettrico e batteria
Come noto, il progetto rientra nel piano di finanziamento del Pnrr per cui la scadenza tassativa è entro il 2026, da cui deriva la necessità di RFI di correre per non perdere il finanziamento.
Da parte sua, la regione Valle d’Aosta si è dimostrata assolutamente contraria all’ipotesi di utilizzare i suddetti locomotori bimodali, perseguendo la linea di organizzare treni diretti a lunga percorrenza soprattutto per il periodo estivo ed il periodo invernale, non volendo procedere a cambi di locomotore presso la stazione di Ivrea.
Tale operazione, che passa su tavoli più alti a livello nazionale, nulla ha a che vedere con la supposta mancanza di visione del territorio e in quella fase non era possibile condividerla con i cittadini i quali avrebbero solo potuto esprimere il proprio dissenso rispetto all’apertura di quel cantiere.
È peraltro previsto, a breve, come comunicato in Commissione consiliare assetto del territorio, un incontro con la cittadinanza dove verranno spiegate ed illustrate quelle che verrebbero ipotizzate come opere di compensazione, nel caso in cui i lavori del cantiere per la galleria dovessero avviarsi.
Non riteniamo di avere agito su tavoli sbagliati, avendo incontrato i tecnici in più di un’occasione ed essendo stata coinvolta anche la Regione Piemonte tramite i suoi funzionari.
Il concorso cui fa riferimento l’architetto Giacopelli sarebbe stato sicuramente molto stimolante in un mondo ideale ma è altrettanto evidente che non avrebbe mai potuto soddisfare le tempistiche richieste dal Pnrr.
Si ricorda, inoltre, che la Soprintendenza ha dato parere favorevole malgrado il parere negativo della Commissione Comunale del Paesaggio; parere favorevole, peraltro, in linea con il precedente parere dello stesso Ente risalente a circa 11 anni fa.
Qualora fosse ineluttabile l’apertura del cantiere, non solo dovranno essere previste le miglio azioni di mitigazione del disagio ma saranno fondamentali importanti compensazioni che verranno affrontate anche in occasione del prossimo confronto pubblico con i cittadini.
Stefano Sertoli, sindaco di Ivrea
Troppo facile così. Abbiamo avuto poco tempo. C’è stato poco tempo. C’è il Pnrr e bisogna fare in fretta. Eccetera, eccetera, eccetera. Che l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Stefano Sertoli abbia “dormito” sonni profondi per mesi e mesi, manco fosse in letargo come gli orsi, è chiaro come il sole. A testimoniarlo ci sono svariati nostri articoli che risalgono al giugno del 2021, proprio quando, il sottosegretario ai trasporti Giancarlo Cancelleri annunciò che finalmente ci sarebbero stati i soldi per l’elettrificazione dei 66 km di linea ferroviaria Ivrea-Aosta.
Uno dei nostri articoli del giugno del 2021, mentre Sertoli e la giunta dormivano come degli orsi in letargo....
Nella scheda di RFI allegata al Pnrr si leggeva di un progetto con un costo complessivo di 110 milioni euro (di cui 84 nel Pnrr e il resto nel contratto di programma, ndr) per l’elettrificazione degli esistenti 66 km di linea a binario semplice tra le stazioni di Ivrea ed Aosta, con realizzazione di tre nuove sottostazioni elettriche nelle aree ferroviarie delle località di Aosta, Chatillon e Donnas”. E anocora “interventi alle gallerie esistenti di ampliamento sagoma e abbassamento del piano di ferro, nonché il rifacimento di alcuni cavalcaferrovia per consentire l’installazione della linea di contatto visto l’insufficiente franco oggi disponibile”.
Stupiti tutti, noi per primi, dell’inerzia della giunta al contrario dei colleghi valdostani immediatamente messisi pancia a terra con l’obiettivo di portare a casa l’inverosimile.
Parlammo e raccontammo dei problemi tecnici venuti a galla nel 2010, a 4 anni dall’elettrificazione del tratto Chivasso Ivrea, quando in tanti cominciarono a puntare il dito indice sul tunnel che buca la collina di Ivrea, proprio a ridosso del ponte ferroviario (il viadotto diventato simbolo della lotta di Liberazione fatto crollare da un gruppo di partigiani nel dicembre del ’44 per evitare il rifornimento di armamenti ai tedeschi).
Secondo il primo progetto presentato da RFI, tra corso Nigra, piazza Perrone e il lungodora di Ivrea, dove ogni giorno transitano migliaia di veicoli, si sarebbe dovuto costruire un dosso di almeno un metro e mezzo che oggi si sarebbe (ma il condizionale è d’obbligo) ridotto a 80 centimetri.
L’alternativa di allora? Abbassare il ponte con il rischio, però, che alla prima piena della Dora Baltea la ferrovia finisse sott’acqua.
E se RFI disse di considerare troppo rischioso l’abbassamento del viadotto sostenendo come unica possibilità concreta e praticabile l’innalzamento della galleria, la risposta, dal Comune di Ivrea nel 2010 fu secca
«Un dosso di un metro e mezzo in pieno centro città? Che se lo scordino. Ma vi immaginate il caos che creerebbe al traffico una cosa del genere? - tuonò l’assessore all’Urbanistica Giovanna Codato - Non tocca a noi trovare un’alternativa. Rfi deve cercare una soluzione diversa in grado di accontentare tutti».
Insomma Codato disse “No”, Della Pepa disse “No” e se ne fotterono se nel frattempo sia la giunta valdostana che quella piemontese avessero approvato il progetto.
La verità è che i soldi non c’erano e le discussioni finirono lì dov’erano cominciate.
“Adesso è diverso - scrivevamo nel giugno de 2021 - i soldi ci sono. Manca – se proprio vogliamo dirla tutta – il dibattito ma, come già detto, è inutile aspettarselo da un gruppo di amministratori comunali “improvvisati” che dal sindaco Stefano Sertoli in giù, già fan fatica ad occuparsi dell’ordinario, figuriamoci se dovessero mettersi anche a pensare alle scelte strategiche...”
Tra i pochi a commentare ci fu il consigliere regionale Alberto Avetta. “L’innovazione più dirimente - disse Avetta - per la qualità del servizio ferroviario sulla Torino – Aosta sarebbe senza dubbio il progetto di raddoppio, anche selettivo, dei binari su tutta la linea. Confidiamo che il completamento dell’elettrificazione rappresenti solo un tassello del complessivo ammodernamento, efficientamento e messa in sicurezza della ferrovia...”.
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