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08 Ottobre 2025 - 17:27
San Mauro, la fiaccolata della discordia: i cittadini chiedono di ricordare anche le vittime del 7 ottobre (immagine di repertorio)
7 ottobre 2023. Supernova Festival di Re'im, in Israele. È il giorno dell'incursione di Hamas nei territori dello Stato ebraico. Il bilancio della giornata è drammatico: 378 persone, di cui 344 civili, vengono uccise. Altre 44 persone vengono prese in ostaggio e portate nella Striscia di Gaza. Nei giorni successivi, si arriverà a un totale di 1200 tra israeliani e stranieri uccisi, di cui 859 civili, 281 persone rapite e 100/200 persone di cui non si è avuta più notizia.
A fronte di tutta la devastazione che sta colpendo il Medio-Oriente, sono sempre di più i cittadini di San Mauro Torinese che nelle ultime ore stanno chiedendo che vengano ricordate anche le vittime del 7 ottobre e non solo i gazawi uccisi nella Striscia. Non per negare il genocidio in atto – ormai definito così anche dal rapporto ONU – ma per onorare la memoria di tutti i caduti, la cui unica colpa era di trovarsi al posto sbagliato nel momento sbagliato. Dall'una e dall'altra parte. Di qua o di là dal confine della Striscia.
Al centro del dibattito, soprattutto online, è finita la fiaccolata prevista in città l'11 ottobre. Un evento silenzioso e pacifico, ma che a detta di alcuni sanmauresi non rende pienamente giustizia alla memoria dei giovani israeliani (e non solo) uccisi due anni fa, alle donne stuprate o mutilate per mano di Hamas, organizzazione terroristica riconosciuta come tale a livello internazionale. Ed è lo stesso motivo per cui la Corte Penale dell'Aja ha emesso mandati di arresto sia per Netanyahu e i suoi fedelissimi che per i massimi ranghi di Hamas.
L'11 ottobre, a San Mauro, saranno ricordati bambini, anziani, donne vittime di violenza, operatori sanitari sotto i bombardamenti a Gaza, giornalisti che continuano a raccontare dal fronte, docenti e ricercatori custodi della conoscenza, fino agli operatori umanitari che rischiano la vita per portare aiuti. Nessuno slogan, nessun comizio: solo fiaccole e raccoglimento, perché la luce collettiva provi a fendere il buio della guerra e a trasformare il dolore in memoria condivisa.
Il luogo del massacro del 7 ottobre 2023, divenuto oggi luogo di ricordo per centinaia di famiglie
Il dibattito sulla Palestina, intanto, corre anche negli altri Comuni della cintura. A Castiglione Torinese, il Consiglio comunale del 29 settembre ha discusso due mozioni sul tema: la prima, proposta dalla maggioranza, ha ottenuto l’unanimità mettendo al centro la condanna delle guerre in atto e richiamando i principi della Costituzione e delle Nazioni Unite, ricordando che in questo momento nel mondo si contano decine di conflitti spesso ignorati dal circuito mediatico. La minoranza di centrosinistra ha però chiesto un accento specifico sulla Palestina, sostenendo che non si tratti di “una guerra come le altre” e invocando l’uso esplicito del termine “genocidio”. La seconda mozione, più netta su questi passaggi, è stata giudicata dalla maggioranza “troppo politica” e non è passata: il sindaco ha parlato apertamente di atrocità e di genocidio a Gaza, ma ha rifiutato un testo ritenuto divisivo sul piano amministrativo. È una frattura che ricalca, per toni e contenuti, quanto già visto a Gassino Torinese, dove un documento “soft” ha tenuto insieme la maggioranza ma ha lasciato aperto un contenzioso lessicale e politico sull’opportunità di nominare il genocidio nelle deliberazioni degli enti locali.
La domanda di fondo resta la stessa: davvero si può separare, nelle aule civiche, ciò che è “politico” da ciò che non lo è? Ogni mozione è un atto pubblico che riflette una responsabilità verso la collettività. E quando in gioco ci sono diritti umani, diritto internazionale, ostaggi ancora nelle mani di Hamas e popolazioni civili sotto le bombe, il confine tra “locale” e “globale” si assottiglia fino quasi a scomparire.
Lo testimoniano anche le mobilitazioni che nelle ultime settimane hanno attraversato il Piemonte – tra Torino e i centri della cintura – con cortei, presìdi, bandiere e sudari bianchi appesi alle finestre in segno di lutto. San Mauro sceglie la via del silenzio rispettoso e delle fiaccole; Castiglione, quella di un consenso largo ma misurato sulle parole. In entrambi i casi, è la società civile a spingere gli amministratori a prendere posizione, anche solo per affermare che la pace non appartiene a una parte, ma è un diritto universale.
Sul tavolo, in queste ore, ci sono le trattative in Egitto, a Sharm el-Sheikh, tra Hamas, Israele e i mediatori internazionali, con al centro il rilascio degli ostaggi del 7 ottobre 2023 e un cessate il fuoco che non sia mera pausa operativa ma inizio di una pace giusta e duratura.
È a questa prospettiva che si aggancia la richiesta dei cittadini di San Mauro: ricordare tutte le vittime civili, di qua e di là dalla Striscia, senza gerarchie del dolore, e chiedere con forza che la politica, a tutti i livelli, faccia la sua parte perché quella luce – la stessa che sabato illuminerà il percorso verso Pulcherada – non resti solo un simbolo, ma si traduca finalmente in un futuro di speranza. Lontano dalle tifoserie pro-Palestina o pro-Israele, ma uniti per la pace.
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