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A Settimo Torinese Marchesi del Grillo in salsa Pd

Sbruffoni, saccenti, autoreferenziali: un'ora di aula basta per capire quanto siano lontani anni luce dalla città reale. E se non ci credete, guardateli in faccia

A Settimo Torinese Marchesi del Grillo in salsa Pd

Elena Piastra, Chiara Gaiola e Alessandro Raso

Con la tenacia di un esploratore nella giungla senza machete, mi sono sorbito per intero l’ultimo consiglio comunale di Settimo Torinese. Un’esperienza che lascia addosso quella sensazione appiccicosa e sgradevole di chi pensava di assistere a un confronto politico e invece si ritrova nel bel mezzo di una sagra del pressapochismo, dell’autoreferenzialità e del provincialismo da dopolavoro ferroviario.

Consiglieri, sindaca, assessori? Non è tanto cosa dicono. È come lo dicono. Con quella supponenza da Marchesi del Grillo in versione intelletuale-chic, quell’aria da primi della classe con la puzza sotto il naso, quella spocchia tutta loro che permette di non rispondere a nulla fingendo di dire tutto. Una messa in scena stanca, dove ognuno recita il proprio monologo leggendo dall’iPad, come se stesse facendo la lista della spesa. Ignari – o peggio: indifferenti – al fatto che là fuori c’è una città vera, con cittadini veri, che hanno problemi veri.

Durante la campagna elettorale si sussurrava che, a parte la sindaca Piastra, la politica fosse vuota. Lei sì che ha i programmi, i progetti, mormoravano le claque con gli occhi lucidi. Poi la ascolti, e ti chiedi: ma questi programmi dove sono finiti? Smarriti? Dimenticati? Dissolti nell’etere? La verità, brutale ma liberatoria, è che non c’è niente. Niente di niente. Solo fumo. Fumo spesso, denso, tossico. E nemmeno un barbecue sotto.

Quel fumo, però, viene venduto con grande maestria oratoria. Le parole non mancano: mancano i contenuti. Una serie infinita di pippozzi da mezz’ora l’uno – quelli della sindaca, dell’assessora Chiara Gaiola e del collega di giunta Alessandro Raso – in cui si parla di tutto fuorché dell’oggetto delle interpellanze. Prendi quella sulla Fondazione ECM, per esempio: sarebbe bastato dire “non abbiamo ancora i dati”. Due righe. E invece no. La Marchesa del Grillo si è pure indignata: “Perché fate la domanda? Che senso ha? Non si può chiedere una cosa del genere!”. E via con mezz’ora di flatus vocis, cioè parole buttate lì, senza peso, senza risposte.

E Alessandro Raso? L’assessore alla manutenzione che ha fatto della vaghezza un’arte. Mai una risposta. Mai una posizione. Solo sorrisetti, occhiate compiaciute, e quella celebre alzata di spalle da “che volete da me?”, ormai suo marchio di fabbrica. Sui marciapiedi rotti, i tombini divelti, l’erba alta: silenzio. Poi però si lancia in fiabesche narrazioni su una Settimo che non esiste, dove l’unica cosa che cresce è il numero degli insetti impollinatori. Forse è troppo impegnato a contarli per fare un sopralluogo.

Per carità, c’è anche chi prova a salvare il salvabile. Tipo il vicesindaco Giancarlo Brino, che almeno ha il buon gusto di non recitare la parte del missionario. Ha ammesso che non tutto funziona, ha messo la faccia, ha mostrato un minimo di umanità. E in un consiglio comunale ridotto a parodia, è già tantissimo.

Municipio di Settimo Torinese

Il resto? Il nulla. Travestito da contenuto. Il vuoto cosmico, travestito da retorica. Una classe dirigente intenta a specchiarsi compiaciuta nei propri monologhi, completamente scollegata dalla realtà urbana. Gente che, se chiedi: “Avete fatto questo?”, ti risponde: “Perché lo chiedi?”. E se insisti, scatta l’accusa di lesa maestà. Perché ormai, per porre una domanda, bisogna passare dal confessionale e chiedere il permesso con la mano alzata.

Ecco, allora, la sintesi. Cruda, ma necessaria: un consiglio comunale pieno di sbruffoni, saputelli, dilettanti allo sbaraglio. Politici che si credono statisti, ma non sanno nemmeno dire “non lo so” senza infiocchettarlo in mezz’ora di supercazzole. Un teatrino grottesco, in cui a rimetterci – sempre e solo – è il cittadino. Che tutto questo, semplicemente, non lo merita.

E nel frattempo, mentre la realtà si sgretola tra buche, erba alta e parole al vento, il gruppo consiliare del Partito Democratico invita i cittadini, su Facebook, a guardare il consiglio comunale. Guardatelo, davvero. Guardatelo fino in fondo. Resistete un’ora, magari due. Ascoltateli, uno per uno. E poi ditemi se sto esagerando. Se ho inventato qualcosa. Se ho calcato troppo la mano.

Scoprirete che la verità è anche peggiore della caricatura. Che non siamo di fronte ad amministratori, ma a personaggi da tragicommedia scollegati da ogni contatto con la vita reale.

Guardateli. E poi chiedetevi: mi rappresentano davvero?
O, molto più semplicemente: mi stanno prendendo per il culo?

Eh sì. Ridateci il passato.  Aldo Corgiat, Silverio Benedetto, Antonello Ghisaura, Daniele Volpatto, buonanima di Giovanni Ossola. Ridateci il tempo che fu perchè questo è un tempo che davvero non ci piace...

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