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26 Luglio 2025 - 00:21
Biblioteca Settimo Torinese
Guai a chiedere conto dei soldi spesi in cultura. A Settimo Torinese funziona così: se un consigliere osa fare il suo mestiere, cioè domandare, informarsi, controllare, la risposta non è mai un documento, un cronoprogramma, una rendicontazione. No. La risposta è la sindaca Elena Piastra, che prende il microfono e parla per 32 minuti filati, trasformando l’aula consiliare in una lezione-monologo per elogiare la Fondazione ECM, sé medesima, ammonire chi osa dubitare e santificare ogni evento connesso.
Succede tutto durante l’ultimo Consiglio comunale, in risposta a un’interpellanza firmata dai consiglieri Manolo e Moreno Maugeri (Lega), che hanno posto una semplice – ma evidentemente esplosiva – domanda: che fine hanno fatto i soldi pubblici già versati alla Fondazione ECM per il progetto culturale 2025?
Domanda più che legittima, se si considera che 1,6 milioni di euro sono già stati erogati: 1,2 milioni a febbraio, 400 mila a luglio. Cifra che rappresenta l’80% del contributo complessivo del Comune alla Fondazione. Ma a sei mesi dalla prima tranche, nessuno ha ancora visto una rendicontazione, un report, un elenco delle attività svolte. Zero. Né in Consiglio né altrove.
“Se chiedere come vengono spesi i soldi è visto come una critica, allora alziamo pure le mani,” ha concluso Manolo Maugeri, con tono pacato ma fermo, dopo aver ascoltato tutta la requisitoria della Piastra “santa subito”.
A ben vedere, però, il discorso della sindaca è stato un condensato perfetto di quel modello di potere che Settimo conosce fin troppo bene. Invece di rispondere punto su punto, Piastra ha preferito imbastire un lungo intervento in cui ha ricordato a tutti che “non è la Giunta a votare i bilanci” – ma intanto li presenta – e ha rivendicato la bontà della Fondazione ECM, descritta come “strumento insostituibile per attrarre risorse esterne”. “Gran parte delle risorse che la Fondazione riesce ad attivare arriva da privati, sponsorizzazioni, dalla Regione, da enti autorevoli,” ha detto.
Poi, con tono accusatorio, ha chiesto: “Avete mai visto chi richiede la rendicontazione intermedia in una Fondazione che siamo noi?” Come se la pretesa di un aggiornamento fosse un atto sovversivo.
Piastra ha poi elencato tutte le attività culturali che, a suo dire, sarebbero in pericolo senza il supporto della Fondazione: la biblioteca Archimede, l’Ecomuseo, il teatro, la Casa della Musica, il Museo della Chimica – “patrimonio mondiale rispetto all’unico luogo visitabile in cui ha lavorato Primo Levi” – il Parco Lama, il cinema all’aperto, le centinaia di attività nelle scuole.
“Possiamo anche decidere che queste cose non ci interessano,” ha affermato, “ma allora dobbiamo avere il coraggio di dire che non vogliamo fare cultura.” E ancora: “Se invece diciamo che vogliamo continuare a farla, allora dobbiamo sapere che va pagata. E che le 32 persone che ci lavorano andrebbero comunque stipendiate dal Comune, se non ci fosse la Fondazione.”
Infine l’affondo più inquietante: “Chi chiede del cronoprogramma probabilmente non vive a Settimo. Ma dai nostri consiglieri non me lo aspetto.”
Un messaggio chiarissimo: o sei con noi, oppure sei contro. Un modo piuttosto sbrigativo per zittire chi la pensa diversamente e scoraggiare chiunque osi fare il proprio dovere istituzionale.
Eppure, come ha ricordato Maugeri, l’interesse non è polemico ma concreto. “Non nego l’importanza della Fondazione. Alcuni eventi li ho anche promossi. Ma mi piacerebbe capire dove sono stati pubblicati i cronoprogrammi, quali attività si sono svolte. Non ho il tempo per partecipare a tutti gli eventi, ma vorrei almeno sapere cosa stiamo finanziando.”
E al consigliere comunale Nicolò Farinetto, che lo ha rimproverato sostenendo che le domande sono sempre le stesse, ha ribattuto: “Sempre le stesse? Non mi pare. Sono le risposte che sono sempre le stesse, cioè non arrivano mai.”
Infine, la critica – decisamente condivisibile – su come si è ridotta la “cultura” tanto decantata: sempre più social e meno sociale, più spettacolo da palinsesto televisivo che costruzione. “Per alcuni eventi del Festival dell’Innovazione si fa fatica a trovare posto. Non possiamo parlare di inclusività quando l’accesso è limitato. E sullo Spazio Giovani in biblioteca, non sarebbe il caso di pensare a un luogo di lettura più che a un’area per la PlayStation?”
Insomma, non anatemi, ma osservazioni.
Imperturbabile la sindaca, invece, si sarebbe aspettata (toh guarda?!?) che qualcuno le chiedesse di aumentare il contributo. Così, un tanto al chilo.
“Venghino, signori e signori venghino…”
Perché, ha spiegato, per tutti i luoghi gestiti dalla Fondazione ECM – “che sono in concessione” – paga le bollette di luce e gas, che nel frattempo “sono aumentate del 30-35%.” È stata poi ancora lei a ricordare con orgoglio i fondi attratti da enti come Fondazione San Paolo, Fondazione CRT, il Comune di Verbania, i Lions, le sponsorizzazioni e i contributi regionali. Ha ribadito che Archimede è l’unica biblioteca in Italia con sede di Lego Educational.
“Se spegnessimo Archimede anche solo per tre giorni, i cittadini sarebbero sotto il Comune. Non esiste un altro Comune con questo livello di attività e di accesso. Dai più piccoli alle scuole superiori.”
Insomma, sempre la solita storia: Settimo bella da vivere, Settimo città che tutto il mondo invidia all’Italia, Settimo prima della classe.
Peccato che non sia arrivata neanche mezza risposta alle domande poste dai consiglieri. Domande che restano sul tavolo: dov’è la documentazione prevista dalla delibera? Dov’è la rendicontazione intermedia? Dov’è l’elenco delle attività? Quali sono gli eventi svolti nel primo semestre dell’anno?
Insomma: se chiedi chiarezza sui soldi pubblici, sei un nemico. Se chiedi un cronoprogramma, non capisci la cultura. Se chiedi una rendicontazione, sei un estraneo. È questa l’aria che tira a Settimo.
La Fondazione ECM? Un totem intoccabile, un fortino blindato, un ente che riceve milioni senza dover rendere conto a nessuno.
“Perché le attività non si fanno mica a casa dei consiglieri, sono pubbliche.”
Giusto. Ma di preciso, con quali risultati?
Nessuno lo sa. Non il Consiglio comunale, non i cittadini. E quando si prova a chiederlo, parte il comizio.
Per ora, l’unica cosa certa è che 1,6 milioni di euro sono partiti. E che, al netto di buone intenzioni e lunghi elenchi, di trasparenza vera ancora non se ne vede.
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