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Raso in fiore: quando l’assessore confonde il consiglio con il cabaret

Zigiotto denuncia il degrado di via Gianturco, Raso risponde con sarcasmo. E la città resta ostaggio delle sterpaglie

Raso in fiore: quando l’assessore confonde il consiglio con il cabaret

Alessandro Raso e Giorgio Zigiotto

Non siamo a Zelig, ma poco ci manca. Giovedì scorso, in Consiglio comunale a Settimo Torinese, Giorgio Zigiotto è tornato su una sua vecchia battaglia, ripresentando un’interpellanza sul degrado che avvolge via Emanuele Gianturco, già discussa nell’agosto del 2024. L’ha riproposta pari pari, perché — testuali parole — “non è cambiato nulla”.
Non l’avesse mai fatto. Il clima in aula si è subito arroventato, tra repliche piccate, toni sarcastici e punte di surrealismo che avrebbero fatto impallidire anche "Aldo, Giovanni e Giacomo".

A rispondere è stato l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Raso.
“Io sinceramente mi chiedo da quanto non va” — si è subito inalberato — “Abbiamo iniziato un lavoro sul sottopasso dell’autostrada A4 circa 20 giorni fa. I marciapiedi erano puliti già allora. Oggi, nel dubbio, sono passato ed è tutto a posto.”

Poi, con piglio da bar sport: “Non è vero che i marciapiedi sono impraticabili. Non è vero che l’erba invade. Non è vero!”
Infine, sulla panchina: “Ci confronteremo con le Ferrovie del Gargano.”

E con quel tono, Zigiotto è esploso.
“Io passo lì tutti i giorni perché vado al Mercatò a fare la spesa - ha ribattuto - Che lei mi dica che 20 giorni fa era tutto pulito, non ci credo. Ho visto le truppe cammellate: sono arrivate coi beduini sopra, con i cammelli che mangiavano l’erba! Nella parte dietro, dove lei dice che non ci sono problemi, siamo alla stregua di via Brescia. Ci vada con la sua bella macchina. Tenga la destra. Gli alberi sono cresciuti in altezza e larghezza, si rischia con le macchine.”

L’assessore, invece di fare un passo indietro, ha rilanciato con una battuta che ha lasciato basiti anche i più navigati del teatrino settimese: “Come le ho già detto glielo ridico: sono andato prima di venire qui con la mia bella macchina, e non ci sono piante in mezzo alla strada. Riguardo alle infestanti che crescono meglio delle nostre, la prossima volta che piantiamo un albero nel cortile di una scuola ci metto un’ortica e poi dico: questa è farina del sacco di Zigiotto.”

Insomma.... “Non è vero”, dice Raso, come un bimbo col dito nella marmellata. E quando viene smentito dai fatti — e da chi quei marciapiedi li percorre ogni giorno — allora la chiude in caciara: “Ci metto un’ortica.”

La domanda, a questo punto, è: chi ci governa? Un assessore o un cabarettista frustrato? Perché se davvero la soluzione è piantare ortiche e fare il verso all’opposizione, forse è il caso di fare altro, di certo non l'assessore che in consiglio dovrebbe limitarsi a rispondere "tecnicamente" ai consiglieri comunali portando rispetto a chi rappresenta una parte della città. 

Nel frattempo, via Gianturco rimane lì, con i suoi cespugli, i suoi marciapiedi nascosti, le sue panchine invisibili e le sue alberate “a parere suo” (cit. Raso).
Ma tranquilli: il Comune ci metterà un cartello. Magari per segnalare il prossimo spettacolo. Con Raso sul palco, e le ortiche in prima fila. 

La "stupidita" dell'assessore

C’è una nuova specie vegetale a Settimo Torinese. Cresce tra le crepe dei marciapiedi, sbuca dietro le fermate dei bus, si arrampica tra i tralicci e le dichiarazioni istituzionali. È l’ortica di Raso. Una pianta tenace, invadente, pungente. Un po’ come il suo “coltivatore diretto”, l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Raso, che in consiglio comunale ha avuto il coraggio di rispondere a una legittima interpellanza sul degrado urbano con la più brillante delle soluzioni: “La prossima volta pianto un’ortica e dico che l’ha consigliata Zigiotto.”

Probabilmente sì, Raso è convinto di essere a Zelig. O forse al Circo Togni. Di certo non in aula consiliare, dove dovrebbe rispondere con serietà a chi denuncia, da anni, lo stato pietoso di via Emanuele Gianturco: marciapiedi sommersi, alberi fuori controllo, fermate bus senza nemmeno una panchina dove sedersi.

Raso non risponde. Deride. Non chiarisce. Sbeffeggia. Non amministra. Recita. È il nuovo volto della politica che non si sporca le mani. Ma sa benissimo come sporcare la discussione, peraltro nella completa assenza di un "presidente del consiglio" Luca Rivoira, aspirante sindaco del dopo Piastra, che non fa nulla per bloccarlo, che non lo blocca, che non gli dice "ma che cazzo fai...."

E in fondo ha ragione lui, Raso. Perché l’opposizione — povera ingenua — ancora si ostina a porre domande, a fare sopralluoghi, a parlare con la gente. Quando invece basterebbe un post ironico su Facebook stile "Elena Piastra"... Una bella foto a tutta pagina di Raso trasformato in carciofo e tutti già a ridere sull'assessore che non rasa...

O forse no.

Forse qualcuno si è stancato di ridere. Forse i cittadini iniziano a chiedersi se non sia il caso di potare le deleghe, anziché i rami. Perché un assessore che liquida con battutine da bambino dell'asilo i tanti disservizi che ci sono, non è ironico, è imbarazzante.
Un assessore che smentisce l’evidenza con un “non è vero!” ripetuto tre volte, non è sicuro di sé. È in difficoltà.
Un assessore che gira col paraocchi della sua “bella macchina” mentre la città affoga nel degrado, non è sopra le parti. È fuori strada.

Settimo merita amministratori, non animatori turistici. Perchè sì. C’è ancora qualcuno che vorrebbe parlare di panchine, di marciapiedi, di città. Di cose serie, insomma.

Le foto della vergogna

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Gennaio 2025

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