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Via Brescia come la Svizzera. Le visioni dell'assessore Alessandro Raso

Un incubo quotidiano: l'assessore Raso vede la Svizzera, ma tra buche, oscurità e indifferenza politica, i lavoratori affrontano una roulette russa.

Via Brescia come la Svizzera. Le visioni dell'assessore Alessandro Raso

Giorgio Zigiotto e Alessandro Raso

A Settimo Torinese c’è una strada che rappresenta meglio di qualunque altra il lavoro dell'assessore Alesssandro Raso: via Brescia, porta d’accesso all’area industriale, snodo strategico per lavoratori, aziende, camion e furgoni.

Per chi la percorre ogni giorno, più simile a una trappola che a un'infrastruttura moderna. Lo ha ricordato, con un elenco tanto puntuale quanto inquietante, il consigliere comunale Giorgio Zigiotto nell’ultima seduta del Consiglio comunale.

“È percorsa da mezzi pesanti, lavoratori in bici e monopattino - ha sottolineato  -La segnaletica orizzontale è sbiadita e invisibile. Il manto stradale è degradato, pieno di buche profonde. E la vegetazione copre addirittura i segnali stradali”.

Un bollettino di guerra, insomma. O meglio: lo specchio di un’amministrazione che si gira dall'altra parte.

Peccato però che, stando alle parole dell’assessore Alessandro Raso, sia tutto a posto.

Lui guarda via Brescia e vede la Svizzera.

“La segnaletica c’è, il manto è stato rifatto… L’illuminazione? L’intervento è importante, ma non verrà fatto a breve: costa troppo”. Tradotto: lasciamo tutto com’è, finché non succede qualcosa. Anzi no, speriamo che non succeda.

E intanto? I camion escono dai cavalcavia senza specchi parabolici, senza visuale, nel buio e senza protezioni tra lavoratori che pedalano o si spostano in monopattino su una carreggiata da terzo mondo.

Di ipotesi per una corsa GTT neanche a parlarne.

“Forse, se le aziende si mettessero d’accordo, potrebbe esserci un servizio privato”, ha specificato l’assessore.

Come se trasportare lavoratori fosse una gentile concessione e non una necessità di chi governa.

A questo punto, Zigiotto ha perso la pazienza.

“Forse lei conosce una via Brescia diversa. Quella che conosco io è quella che ho descritto. Mi stupisce che non si sia accorto che gli alberi coprono i segnali e che i camion rischiano incidenti a ogni manovra. Cosa aspettiamo, che accada una tragedia? Andiamo a controllare insieme. Se non vuole, ci andiamo con la sindaca”.

Un invito chiaro, che sa di sfida e di esasperazione. E ancora: “Un assessore dovrebbe avere una visione. Invece abbiamo dei marciapiedi nuovi che sono già una schifezza, pieni di erbacce. Ai camionisti stranieri regaliamo un bel biglietto da visita. Altro che città dell’innovazione…”

E in effetti, la situazione di via Brescia, già denunciata mesi fa  sempre da Zigiotto non è mai cambiata. Gli alberi crescono senza controllo, l’asfalto è un colabrodo, la segnaletica è inesistente. L’illuminazione? A intermittenza. 

Il paradosso è che via Brescia non è una viuzza dimenticata, ma l’accesso principale a un’area dove operano giganti come Pirelli e L’Oréal. È la vetrina industriale di Settimo Torinese. Ma nessuno sembra curarsene. Anzi, mentre i consiglieri chiedono interventi semplici – asfaltare, potare, segnalare, illuminare – l’amministrazione preferisce parlare di “costi ingenti” e posticipare tutto a un tempo indefinito. Magari dopo le prossime elezioni. O forse mai.

Nel frattempo tra buche, buio e rami, ogni giorno è una roulette. Si aspetta l’incidente. Poi si piangerà. Poi si faranno le foto. Poi si intitolerà una rotonda alla memoria. Ma oggi no. Oggi non si può. Costa troppo.

La verità è che via Brescia è il paradigma del fallimento di Piastra & C.: una strada fondamentale per l’economia, lasciata marcire tra erbacce, asfalto sbriciolato e segnali invisibili. E la colpa? Non è mai dell’Amministrazione. È di Abaco, di Gtt, della Smat, della Tim, di Enel, del nonno in carriola e – perché no – anche dello zio nano. Ma questo lo avevamo già scritto!

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