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Macchiavelli con due “c”: a Settimo la cultura va forte, ma l’ortografia inciampa

Nella città del Festival dell’Innovazione e della biblioteca multimediale, spunta una targa che storpia il nome di Machiavelli. E Facebook si trasforma nell’Accademia della Crusca

Macchiavelli con due “c”: a Settimo la cultura va forte, ma l’ortografia inciampa

A Settimo Torinese, dove la cultura è il fiore all’occhiello, il motore della rinascita urbana, l’orgoglio da mostrare al mondo intero, è successa una cosa straordinaria: Niccolò Machiavelli è diventato Macchiavelli. Con due “c”. Così, senza nemmeno un avviso. Un’innovazione, verrebbe da dire. O forse un omaggio velato al Festival della Scienza e dell’Innovazione, che da anni prova a insegnare ai giovani il pensiero critico. Con risultati, a quanto pare, ancora in corso di validazione.

E così, proprio nella patria della biblioteca Archimede, che si definisce multimediale, avanguardista e a prova di analfabetismo funzionale, una targa toponomastica ha deciso di sfidare secoli di storia e grammatica.

Machiavelli, il teorico della realpolitik, il padre del pragmatismo, viene raddoppiato nella consonante.

Perché? Forse per amore dell’equilibrio visivo. O forse per dare un tocco più “creativo” a un nome troppo… classico.

Il risultato? Facebook in rivolta. Ironie a pioggia, paragoni con Totò e il Principe Antonio De Curtis, e un susseguirsi di interventi più accesi di una conferenza sulla fisica quantistica. C’è chi tira in ballo statue agli Uffizi, chi sostiene che a scuola si insegnasse proprio con due “c”, chi invoca la rimozione immediata e chi propone di lasciarla lì, come monumento vivente all’ignoranza istituzionale. O all’innovazione linguistica, dipende dai punti di vista.

E tutto questo, ricordiamolo, nella città che si è data come missione esistenziale la promozione della cultura. Dove ogni mese si celebra il sapere, si organizzano incontri con scienziati, scrittori, filosofi. Dove la sindaca inaugura ogni evento con discorsi solenni sul futuro, sull’educazione, sulla crescita intellettuale collettiva. Ma evidentemente nessuno si è preso la briga di dare una controllata alle targhe stradali.

Perché si sa, la vera cultura è partecipazione. E infatti il popolo ha partecipato: con 50 commenti in caps lock, gif, sarcasmo e indignazione. Alcuni hanno pure proposto corsi accelerati di italiano per chi stampa le targhe. Altri hanno suggerito una performance artistica in piazza per rimediare: “Macchiavelli vs Machiavelli”, duello all’ultima consonante.

Nel frattempo, il cartello con l’errore resta al suo posto, orgoglioso come un’opera postmoderna. E chissà, magari verrà incluso nel programma del prossimo Festival dell’Innovazione, come esempio di comunicazione alternativa.

Insomma, a Settimo la cultura è una cosa seria. Tranne quando si scrive.

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