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27 Marzo 2025 - 15:12
Bruno Mecca Cici presidente di Coldiretti e il sindaco di Settimo Torinese Elena Piastra
La speculazione energetica colpisce ancora, e questa volta lo fa nel cuore della pianura fertile di Settimo Torinese.
Nel mirino c’è un progetto da oltre 50.000 metri quadrati per la realizzazione di un parco fotovoltaico a terra in frazione Mezzi Po, su suolo agricolo. Ettari ed ettari di terreno agricolo, un tempo dedicati alla produzione di cibo, rischiano di scomparire in nome di una transizione ecologica che, più che verde, appare sempre più grigia.
Grigia come l’asfalto e il cemento che avanza, come le griglie metalliche dei nuovi impianti fotovoltaici industriali.
A denunciare la situazione è Coldiretti Torino, che ha incontrato la sindaca Elena Piastra, il vicesindaco Giancarlo Brino e l’assessore all’Ambiente Arnaldo Cirillo, per mettere nero su bianco una preoccupazione condivisa da tanti agricoltori della zona: la fame di energia – o meglio, la fame di profitto delle società energetiche – sta divorando i pochi campi rimasti.
Sfruttando una norma che consente la realizzazione di impianti fotovoltaici entro 500 metri da aree industriali, alcune società stanno pianificando l’occupazione di decine di ettari agricoli. Il tutto con il benestare delle leggi, ma non con il consenso di chi da sempre lavora quella terra.
«Il vero problema – spiega Roberto Moncalvo, presidente della sezione Coldiretti di Settimo Torinese – è proprio questa norma, che apre le porte all’espulsione definitiva dell’agricoltura da territori come Settimo, già ampiamente compromessi da capannoni, poli logistici, viabilità e nuove edificazioni. Una terra che ha già pagato il prezzo dello sviluppo industriale, adesso rischia di essere spogliata anche del poco che resta. E se passa questa logica, chi sarà il prossimo? Il Chivassese? L’Alessandrino? Il Novarese? Ogni zona con capannoni accanto ai campi agricoli potrebbe diventare bersaglio di questo assalto. È una deriva da fermare immediatamente».
Ma l’assalto è già in corso. Secondo i dati forniti da Bruno Mecca Cici, presidente provinciale di Coldiretti, nel solo Torinese sono in cantiere progetti per occupare quasi 1.000 ettari di superficie agricola con pannelli fotovoltaici a terra.
«Una follia – tuona Mecca Cici –. E il paradosso è che, mentre i grandi fondi speculativi si accaparrano le terre, agli agricoltori si mettono i bastoni tra le ruote quando chiedono di installare pannelli solari sui tetti delle proprie stalle o fienili. Non consumano suolo, producono energia pulita, ma la burocrazia glielo rende impossibile. Così vince la speculazione, perde l’agricoltura».
Il risultato? I terreni aumentano di prezzo, vengono sottratti al circuito agricolo, e i grandi proprietari – banche, fondi, investitori – smettono di affittarli agli agricoltori. Un circolo vizioso che sta strangolando le aziende agricole e spingendo fuori dal mercato chi vorrebbe semplicemente continuare a coltivare.
«Ci sono alternative – ricorda ancora Mecca Cici –. Al convegno “Le stalle illuminano le città” del 2023, abbiamo dimostrato che se si lasciasse libertà alle aziende agricole di coprire i propri tetti con pannelli fotovoltaici, senza consumare nemmeno un metro di suolo, si potrebbe generare energia per oltre 50 mila famiglie solo nel Torinese. Ma evidentemente non è l’energia a interessare i promotori di questi progetti. È la rendita, è la terra come oggetto di scambio finanziario, non come fonte di vita».
Coldiretti chiede all’Amministrazione di resistere a questa pressione e di mettere l’agricoltura al centro delle decisioni urbanistiche. «I Comuni – conclude Mecca Cici – possono e devono introdurre vincoli contro il consumo di suolo agricolo. È una battaglia che condurremo ovunque. Ma serve un segnale forte anche dalla Regione Piemonte. Servono norme chiare e vincolanti, non scorciatoie per chi specula».
Nel frattempo, si accende anche il fronte politico. La Lega Salvini Piemonte ha presentato un’interpellanza.
A firmarla sono i consiglieri Manolo Maugeri, capogruppo della Lega, e Moreno Maugeri, che chiedono chiarezza, trasparenza e soprattutto coinvolgimento della cittadinanza. Secondo i due esponenti del Carroccio, numerosi residenti della zona sarebbero stati informati in modo ufficioso dell’iniziativa, senza alcun confronto pubblico. L’area coinvolta è una zona agricola e rurale di particolare pregio, non solo dal punto di vista ambientale ed economico, ma anche identitario.
«La frazione di Mezzi Po è caratterizzata da un paesaggio agricolo e rurale di particolare valore – scrivono i Maugeri – che rappresenta un patrimonio storico e ambientale da tutelare, non da coprire di pannelli».
La notizia ha già prodotto un effetto dirompente tra i cittadini della frazione: è infatti in corso una raccolta firme e una petizione indirizzata direttamente alla sindaca Elena Piastra, nella quale si chiede di bloccare immediatamente ogni iter autorizzativo relativo al progetto. I cittadini domandano di valutare soluzioni alternative per la produzione di energia rinnovabile, senza sacrificare il suolo agricolo e senza mettere a rischio il valore ambientale e immobiliare dell’area.
«Un numero significativo di cittadini ha promosso una mobilitazione per esprimere la propria contrarietà – sottolineano i due consiglieri – con la richiesta chiara di un intervento immediato da parte dell’amministrazione comunale».
La Lega non ha dubbi: l’energia pulita non può essere una scusa per devastare interi campi coltivati, tanto meno in modo opaco e senza un percorso trasparente. Ma c’è anche un nodo normativo da sciogliere.
I Maugeri vogliono sapere se l’area in questione sia stata valutata come inidonea ai sensi del PEAR, il Piano Energetico Ambientale Regionale del Piemonte, che prevede criteri ben precisi per gli impianti fotovoltaici. E soprattutto: il Comune sapeva? Sono già in corso procedure autorizzative?
L’interpellanza non si limita alle domande: chiede azioni immediate. Prima fra tutte, l’organizzazione di un incontro pubblico, con la partecipazione della cittadinanza, del soggetto proponente e degli enti coinvolti. Un confronto aperto, trasparente, non le solite comunicazioni calate dall’alto.
«L’Amministrazione non può far finta di nulla – attaccano i Maugeri –. Serve chiarezza, confronto e soprattutto rispetto per chi abita e lavora a Mezzi Po. La transizione ecologica è una cosa seria e non può diventare un pretesto per cancellare ettari di terra agricola. Non si può parlare di sostenibilità mentre si svendono i campi ai privati per far cassa o fare propaganda green».
Coldiretti e Lega, su fronti diversi ma uniti dalla stessa battaglia, suonano l’allarme: non si può più tacere mentre i campi scompaiono sotto il business delle energie rinnovabili a terra.
E mentre la raccolta firme cresce di giorno in giorno, a Mezzi Po la parola “fotovoltaico” è ormai diventata sinonimo di esproprio, perdita d’identità e assenza di trasparenza. La battaglia, politica e civile, è appena cominciata.
Nel frattempo, i trattori rischiano di essere sostituiti dalle trivelle, gli aratri dai bulldozer, i filari dai pannelli. E nei supermercati, chissà, si venderà energia al posto del grano.
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