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09 Luglio 2025 - 23:08
Lorenzo Mogliotti
Non c’è mistero. E nemmeno un giallo. La bara “avvistata” tra i rifiuti in via Sempione, quartiere Barriera di Milano a Torino, con tanto di biglietto Amiat per il ritiro degli ingombranti, ha un volto e una storia. A raccontarla, però, non è stato un passante, né un investigatore del macabro, ma direttamente il protagonista.
Ride, Lorenzo Mogliotti, 32 anni, mentre ne parla candidamente con Torino Cronaca: «Sì, è vero, quella bara in strada l'ho lasciata io, ma non credevo diventasse un caso mediatico». E come dargli torto. Il coperchio, in legno chiaro, è stato ritrovato vicino a un cassonetto dell’isola ecologica, suscitando curiosità, ironia e qualche brivido social. Ma in realtà era tutto perfettamente... legittimo. O quasi.
Mogliotti, titolare dell’agenzia “Ausiliatrice Servizi Funebri” di via Mercadante 54, ha spiegato che la bara non era più una bara: «Ho fatto regolare richiesta online per il ritiro con Amiat – racconta – ma l’opzione “bara” non c’era e così ho selezionato “mobile”». Il motivo? La cassa da morto era stata smontata. Il fondo, i lati, tutto il resto era stato tagliato e trasformato in cassapanca da ufficio. Il coperchio, invece, era diventato un addobbo per Halloween.
L’origine di tutto risale a un funerale. «Tempo fa mi è capitato il caso di un vecchietto che conservava una bara sotto il letto. Voleva essere sepolto con quella, ma non era a norma. Così i figli ne hanno comprata un’altra e io ho ritirato la vecchia». Il coperchio è rimasto in magazzino finché Mogliotti, in vena di pulizie, ha deciso di disfarsene. «L’ho lasciato con un mobile e ieri ho visto un signore che se lo portava via. Magari qualcuno ha deciso di prendersi anche la bara. Halloween si avvicina…»
Nessuna omissione, nessuna violazione. Solo una storia bizzarra, raccontata con ironia dal diretto interessato. A Torino Cronaca, appunto. A noi resta il compito di riportarla, magari con un filo d’invidia: perché una bara che diventa cassapanca, poi addobbo, poi rifiuto (forse riciclato da qualche creativo passante), è una storia perfetta. E meritava di essere raccontata direttamente anche a noi.
La reazione del web è stata immediata, ma la domanda resta: da dove arriva quella bara? E, soprattutto, chi ha davvero prenotato il ritiro? Perché il codice sul coperchio c’era, e sembrava in tutto e per tutto uno di quelli autentici. L’Amiat, però, nega categoricamente di aver ricevuto una segnalazione relativa a un oggetto del genere. Nessuno avrebbe mai registrato “una bara” tra gli ingombranti. Più probabile, spiegano dall’azienda, che il pezzo sia stato segnalato genericamente come “legno”.
Un equivoco? Un atto deliberatamente provocatorio? Una beffa ben congegnata? O forse un resto di scenografia teatrale finito nel posto sbagliato al momento giusto? Le ipotesi si sprecano, ma nessuno ha rivendicato la “dimenticanza”. Il mistero resta. Anche perché il coperchio – dopo che le immagini sono diventate virali – è sparito nel nulla. Forse rimosso da Amiat, forse da chi l’aveva lasciato, pentito della goliardia.
Il caso è grottesco, ma solleva anche un punto più serio: la gestione del decoro urbano, specialmente in zone dove l’abbandono di rifiuti ingombranti è all’ordine del giorno. Che si tratti di materassi, mobili o... bare, l’abbandono indiscriminato continua a essere una costante in molti quartieri torinesi.
In attesa di sapere se l’oggetto in questione tornerà a farsi vivo (si fa per dire), resta la sensazione surreale di una città che riesce a trasformare anche un gesto macabro in un fenomeno social, tra sarcasmo e imbarazzo. A Torino, si sa, anche i morti devono fare la fila per lo smaltimento. Con tanto di codice a barre.
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