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Cronaca
09 Luglio 2025 - 15:15
Un altro episodio di violenza omofoba, un altro video, un’altra testimonianza raccolta sui social e rilanciata dal tam tam della rete. Questa volta succede a Torino, in piazza Vittorio Veneto, dove un giovane attivista Lgbt+, Luca Losardo, denuncia di essere stato insultato, spintonato e colpito al volto per strada, alla luce del sole, per il solo fatto di essere quello che è. E di averlo rivendicato.
Il racconto dell’aggressione arriva direttamente dalla voce del ragazzo, in un filmato in cui si vede un uomo che gli si avvicina con tono minaccioso, lo intima di smettere di filmare, lo spintona e infine lo colpisce. Il tutto preceduto da un’offesa ripetuta più volte: “Frocio”, gridato a gran voce da due ragazzi. Uno ridacchia, l’altro si fa avanti. Alla richiesta di chiarimenti di Luca – che chiede se anche loro facciano parte della comunità – la risposta è una reazione violenta. Poi entra in scena un uomo che lavora in un locale della piazza. Ed è proprio lui, secondo la vittima, ad aver sferrato il colpo finale mentre veniva ripreso con il cellulare.
Nel video pubblicato online, Luca lancia un appello alla resistenza. Parla di un’Italia in cui l’omofobia è tollerata, “avallata da un sistema che finge di non vedere”, dove la violenza è ancora una risposta possibile, se non legittimata, e dove l’unica difesa resta la testimonianza diretta, la forza di filmare, denunciare, parlare. “Non è la prima aggressione che subisco”, dice. “Proteggiamoci, riprendiamo, raccontiamo, lasciamo marcire il patriarcato”.
Il video ha fatto rapidamente il giro del web, suscitando indignazione, prese di posizione e richieste di chiarimenti. Ma mentre la rete si infiamma, il ristorante coinvolto nega ogni responsabilità. Secondo i gestori del locale, nessuno dello staff sarebbe stato coinvolto nei fatti descritti dal ragazzo. Le sue parole – dichiarano in una nota – sarebbero “false, infondate e gravemente diffamatorie”. Non solo: il locale ha annunciato azioni legali per “ristabilire la verità”, prendendo pubblicamente le distanze da ogni forma di discriminazione.
La vicenda, intanto, alimenta un clima già rovente. Torino si trova al centro di un nuovo caso che mette in discussione la reale tutela delle persone Lgbti+ negli spazi pubblici, e riporta d’attualità una domanda che ormai suona come un grido ripetuto nel vuoto: quanto vale davvero la sicurezza delle persone queer? Basta il sospetto, un’espressione, una camminata diversa dal solito, per scatenare insulti e botte.
La piazza, il locale, i protagonisti: tutto è ormai al vaglio. Le autorità dovranno fare chiarezza, ma resta un fatto. In Italia, nel 2025, un ragazzo può ancora essere picchiato per strada perché omosessuale. E deve anche sperare di avere il telefono in mano, altrimenti nessuno gli crederà.
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