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Cronaca
09 Luglio 2025 - 17:34
Momenti che sembravano infiniti. L’aria che si fa pesante, il fumo che avvolge tutto, le urla che squarciano il silenzio di un pomeriggio qualsiasi. Sono le 15:25 di mercoledì 9 luglio quando in corso Giulio Cesare 9, a Torino, le fiamme irrompono all’interno di un appartamento e trasformano la quotidianità di un condominio in un incubo. Siamo a pochi passi da Porta Palazzo, uno dei cuori pulsanti della città, ed è proprio qui che, mentre l’incendio divampa, prende forma una delle storie che – per una volta – vale la pena raccontare.
Una donna anziana, sulla settantina, si trova all’interno della sua abitazione, ignara di ciò che sta per accadere. Quando il fuoco prende vita, la sua casa diventa una trappola. Le fiamme si propagano velocemente, il fumo inizia a invadere i corridoi, l’aria diventa irrespirabile. Ma è proprio in quell’istante di massima disperazione che accade qualcosa di inaspettato: il coraggio prende il sopravvento sulla paura.
Abdelhafid Mesnar, giovane residente dello stabile, non ci pensa due volte. Si arrampica, si espone, rischia. Entra da una finestra nell’appartamento adiacente e poi nell’alloggio della donna, dove la trova svenuta a terra, sopraffatta dal fumo. Da solo non ce la fa a portarla via. Ma altri due ragazzi si fanno largo, sfondano la porta, e insieme riescono a portarla in salvo. Il loro gesto è fulmineo, istintivo, quasi disperato. Ma funziona. E salva una vita.
Mentre le fiamme si alzano, mentre le sirene dei vigili del fuoco rompono il panico collettivo, tre giovani cittadini dimostrano che l’umanità, a volte, può essere più forte della paura. Arrivano più squadre dei pompieri, con l’autoscala. Il rogo è serio, violento, e l’intervento richiede massima attenzione. La polizia, i vigili urbani e alcuni militari dell’esercito transennano la zona, gestiscono la sicurezza e l’evacuazione. È un’operazione complessa, in uno degli snodi urbani più trafficati e densamente abitati.
Tre persone vengono portate in ospedale, per accertamenti: non ci sono feriti gravi, ma il fumo ha fatto il suo lavoro. Si tratta di misure precauzionali, ma il pensiero corre a cosa sarebbe potuto accadere. A come tutto poteva finire in tragedia.
Le cause dell’incendio restano al vaglio dei tecnici dei vigili del fuoco. Non si esclude nulla: un guasto elettrico, un cortocircuito, l’impianto vecchio. E proprio qui si riapre un vecchio tema: quello della sicurezza negli immobili residenziali, soprattutto nelle zone popolari e negli edifici datati. Dove spesso l’usura, la scarsa manutenzione e l’indifferenza costruiscono le premesse per il disastro.
Ma oggi no. Oggi qualcosa è andato diversamente. Oggi non raccontiamo solo il fumo nero che usciva dalle finestre, il boato del vetro che si rompe, o l’odore acre di plastica bruciata. Oggi raccontiamo di giovani che non hanno girato lo sguardo, che hanno deciso di agire, di lanciarsi, di non aspettare l’intervento di qualcun altro. Ragazzi che non hanno pensato al rischio, ma alla vita che si stava spegnendo dietro una porta.
Un gesto semplice e gigantesco, che ha restituito senso a una parola spesso abusata: comunità. Quella che si riscopre tale proprio quando le cose vanno male, quando non c’è tempo per discutere o accusarsi, ma solo per fare. Per esserci. E oggi, a Torino, qualcuno c’era.
L'intervento dei VV. FF.
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