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25 Giugno 2025 - 17:44
Il Comune dice sì al riconoscimento della Palestina. Lega e Fratelli d'Italia abbandonano l'aula: è polemica. Sullo sfondo: Gaza, immagine di archivio.
Un popolo sotto le bombe, uno Stato a riconoscimento parziale, ma in una buona misura ancora sottoposto a un'organizzazione terroristica. Tanti sono però i civili a pagarne le conseguenze, sia del regime di Hamas nella Striscia di Gaza che della reazione spropositata di Israele in seguito ai fatti del 7 ottobre 2023.
Come anticipato nelle scorse settimane, il 23 giugno è giunto in Consiglio comunale a San Mauro Torinese un ordine del giorno per il riconoscimento dello Stato di Palestina, presentato dal consigliere d'opposizione Bongiovanni del Movimento 5 Stelle, insieme a Bonino, Lazzarini e Parola della maggioranza di centrosinistra.
Il consigliere pentastellato ha esposto nell'aula la bandiera palestinese, e ha illustrato i motivi per cui il Paese dovrebbe essere riconosciuto: «Lo Stato di Palestina è stato riconosciuto dalla risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazione Unite del 29 novembre 2012 come “Stato osservatore permanente non membro” presso l’organizzazione; il Parlamento europeo ha riconosciuto in linea di principio lo Stato di Palestina con la risoluzione 2964 del 2014; nel 2024 l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato la risoluzione per l'“Ammissione di nuovi membri alle Nazioni Unite” ma, nonostante la larga maggioranza di voti favorevoli, la proposta per la Palestina è stata bloccata dall’unico voto contrario degli Stati Uniti».
Obiettivo del provvedimento: comunicare al capo dello Stato, alla premier, alla Regione e ad altre istituzioni il parere positivo del Comune di San Mauro Torinese al riconoscimento della Palestina, nella speranza di spronare i "piani alti" sul tema, sia a Torino che a Roma e a Bruxelles.
Marco Bongiovanni
«Spagna, Norvegia, Slovenia e Irlanda si sono uniti di recente agli Stati membri dell'ONU che hanno riconosciuto la Palestina. Sono ormai 146 su 193 gli Stati membri dell'ONU che l'hanno riconosciuta formalmente, entro i confini antecedenti alla guerra del 1967», ha aggiunto il consigliere.
Sia il Movimento 5 Stelle che il centrosinistra, nonostante il primo sieda in minoranza e l'altro in maggioranza a San Mauro, hanno messo da parte le loro divisioni cittadine in favore di un ordine del giorno che, come ricordato dal capogruppo Dem Lazzarini, «non intende assolutamente essere contrario all'esistenza dello Stato d'Israele», ma vuole dare riconoscimento soprattutto a un popolo per sedere a un tavolo delle trattative con maggior dignità territoriale, in base al principio "due popoli, due stati". Le due forze politiche hanno dato prova della loro alleanza nel "campo largo" a livello nazionale, in opposizione al centrodestra.
«Il riconoscimento dello Stato di Palestina è fondamentale per equiparare la sua condizione sul piano politico a quella degli altri Stati, e per riconoscere le aspirazioni legittime dei palestinesi ad avere uno Stato, e per ribadire le tutele previste dal diritto internazionale», ha aggiunto Bongiovanni, in nome del principio di autodeterminazione dei popoli.
Nonostante le recenti dichiarazioni Giorgia Meloni secondo cui la reazione israeliana dopo i fatti del 7 ottobre sarebbe stata spropositata, con diversi attivisti che hanno parlato apertamente di «genocidio», e la volontà italiana di voler lavorare a una soluzione "a due Stati", il centrodestra sanmaurese non ha espresso il proprio parere positivo.
I due esponenti di FdI, Antonetto e Cerrato, non hanno preso parte al Consiglio comunale, mentre il leghista Pilone ha lasciato l'aula prima del dibattito. Olivero, di Forza Italia, ha affermato di essersi fermato per «rispetto», ma ha dichiarato di non voler prendere parte alla votazione: «Non ho sentito parlare nemmeno una volta del 7 ottobre questa sera... Ma non voglio dire oltre, perché mi agiterei. La mia non partecipazione al voto non significa la mia adesione a una manifestazione bellica, né tantomeno a questo ordine del giorno», ha dichiarato Olivero.
Il punto è stato approvato con 12 favorevoli, compreso il centrista Carosso all'opposizione, mentre il centrodestra non ha preso parte al voto. L'auspicio del Comune è che, insieme a molte città italiane, si possano spronare i leader italiani ed europei a far sì che l'Italia sia il 147esimo Stato a riconoscere la Palestina.
Roberto Olivero
Il riconoscimento internazionale dello Stato di Palestina resta una questione fortemente divisiva sul piano geopolitico. Le due principali aree che compongono il territorio palestinese – la Striscia di Gaza e la Cisgiordania – sono infatti sotto il controllo di due autorità distinte e spesso in contrasto tra loro. Gaza è governata da Hamas, gruppo di ispirazione islamista classificato come organizzazione terroristica da Unione Europea, Stati Uniti, Israele e numerosi altri Paesi. La Cisgiordania, invece, è amministrata dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP), guidata da Mahmoud Abbas, noto anche come Abu Mazen, e legata al movimento Fatah, storicamente rivale di Hamas.
Questa profonda divisione politica e amministrativa ha rappresentato uno degli ostacoli principali al pieno riconoscimento internazionale dello Stato palestinese. Le Nazioni Unite riconoscono ufficialmente l’OLP – l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina, di cui l’ANP è espressione governativa – come unico legittimo rappresentante del popolo palestinese. Tuttavia, né l’Italia né l’Unione Europea hanno ancora compiuto il passo del riconoscimento formale dello Stato palestinese, ritenendo che questo debba avvenire nell’ambito di negoziati di pace diretti tra la leadership palestinese e il governo israeliano, con un ritorno ai confini del 1967 come base di partenza.
L’Unione Europea sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese e la soluzione a due Stati, e ritiene che ciò debba andare di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare, in base risoluzione 2964 del Parlamento europeo, approvata nel 2014. Un documento che, a distanza di oltre un decennio, conserva intatta la sua attualità.
L’attacco coordinato lanciato da Hamas il 7 ottobre 2023 contro Israele segnò una svolta drammatica nel conflitto mediorientale, aprendo una nuova e sanguinosa fase di guerra.
All’alba di quel giorno, migliaia di miliziani armati penetrarono in territorio israeliano dalla Striscia di Gaza, colpendo simultaneamente la città di Sderot, una ventina di villaggi nel sud del Paese, due installazioni militari e un festival musicale in corso nella zona.
Il bilancio fu devastante: circa 1.400 le vittime complessive, tra cui 823 civili e 321 militari. Decine di corpi rimasero senza identità, molti dei quali irriconoscibili a causa delle mutilazioni e delle bruciature. Le violenze colpirono indiscriminatamente donne, bambini e anziani, vittime di torture e abusi. Circa 240 persone furono rapite e trasferite con la forza nella Striscia di Gaza, dove rimasero ostaggi. I feriti superarono le 3.000 unità.
Numerosi filmati, provenienti da telecamere di sorveglianza, dispositivi di residenti e video girati dagli stessi miliziani, documentarono l’attacco nei luoghi più colpiti. I dati sulle vittime, località per località, risultarono approssimativi e furono ricavati incrociando diverse fonti.
In risposta, Israele lanciò un’imponente operazione militare contro Gaza. Secondo il ministero della Salute della Striscia – controllato da Hamas – i morti tra i palestinesi superarono in quei giorni le 10.000 unità.
Secondo le stime dell'Unicef, i bambini morti o feriti dal 2023 a oggi per via della reazione israeliana contro i civili sarebbero circa 50.000, considerando inoltre il blocco degli aiuti umanitari al valico di Rafah, a cui si aggiungono ancora i civili adulti.
Per quanto tempo andrà ancora avanti questo massacro? Per quanto tempo l'Italia continuerà a collaborare militarmente con Israele, colpevole di aver violato il diritto internazionale, al pari di Hamas?
Il massacro al festival musicale Supernova nel 2023. Furono centinaia i giovani israeliani uccisi da Hamas.
Sciopero della fame in Consiglio comunale Pro Palestina
L’iniziativa, promossa dal consigliere Robin Piazzo del Partito Democratico, è sostenuta dai gruppi di maggioranza
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