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Peste suina africana, allarme senza tregua: 5 nuovi casi in Liguria, primo contagio ad Albisola

Continua la diffusione della PSA tra i cinghiali: 1.856 casi accertati tra Piemonte e Liguria. I focolai negli allevamenti restano 9, ma la mappa dell’infezione si allarga

Peste suina africana

Peste suina africana, allarme senza tregua: 5 nuovi casi in Liguria, primo contagio ad Albisola

La peste suina africana (PSA) continua a diffondersi nel Nord-Ovest italiano, e la sua mappa si fa sempre più fitta. Nella sola ultima settimana, l’Istituto zooprofilattico di Torino ha certificato cinque nuovi casi di positività tra i cinghiali, tutti in Liguria: due nel comune di Recco, uno a Savona, uno a Mignanego e, per la prima volta dall’inizio dell’emergenza, uno ad Albisola Superiore. Un’area che finora era rimasta fuori dalla zona rossa, e che ora entra ufficialmente nella rete di comuni toccati dall’infezione.

Con quest’ultimo aggiornamento, il numero complessivo dei comuni coinvolti dall’epidemia sale a 180 tra Piemonte e Liguria. I casi totali di cinghiali infetti toccano quota 1.856: di questi, 1.080 sono in Liguria e 776 in Piemonte, dove fortunatamente, negli ultimi giorni, non si sono registrate nuove positività. La situazione resta invece più preoccupante sulla costa ligure, dove i boschi collinari e il forte insediamento di fauna selvatica rendono più difficile il contenimento.

Sul fronte degli allevamenti suinicoli, il dato resta stabile ma non rassicurante: 9 focolai confermati in Piemonte, un numero fermo da settimane ma che basta a tenere alta l’allerta in un settore economico strategico, che vale miliardi di euro e che rischia di essere penalizzato da restrizioni commerciali e blocchi all’export.

La PSA, malattia virale altamente contagiosa per i suini ma innocua per l’uomo, ha messo in ginocchio interi comparti in diversi Paesi europei e ora minaccia seriamente anche l’Italia, dove l’epidemia si è radicata tra la Liguria e il Basso Piemonte dal gennaio 2022. Da allora, l’equilibrio è sempre stato precario: tentativi di abbattimento selettivo, chiusura dei sentieri, contenimento dei cinghiali, creazione di recinzioni e sorveglianza attiva. Ma i risultati faticano a consolidarsi.

L’ingresso di Albisola nella lista dei comuni infetti è emblematico: un’area densamente frequentata da escursionisti e turisti, con una fauna selvatica in espansione e un tessuto agricolo in parte ancora tradizionale. Il timore è che il virus, trasportato da animali infetti, possa attraversare nuove linee di confine e aprire varchi verso province finora rimaste illese. Il caso di Savona – una città con una cintura verde sempre più frequentata da branchi di cinghiali – rappresenta l’ennesimo campanello d’allarme.

Peste suina africana

La risposta delle autorità resta affidata a un equilibrio difficile tra controllo e convivenza. Le recinzioni anti-cinghiale, installate a partire dal 2023 in diverse zone sensibili, non sono sempre efficaci, e le operazioni di contenimento si scontrano spesso con vincoli ambientali, proteste animaliste e limiti di risorse. A farne le spese è soprattutto il settore agricolo, già provato da rincari, eventi climatici estremi e instabilità dei mercati.

“L’epidemia non può essere gestita solo con i divieti – spiegano da tempo le organizzazioni di categoria – servono risarcimenti rapidi, campagne di prevenzione, e soprattutto un piano nazionale d’urgenza che metta in rete istituzioni, veterinari, agricoltori e forestali. Perché ogni nuovo comune colpito rappresenta una sconfitta sul piano della prevenzione”.

E intanto si avvicina l’estate, periodo in cui l’attività escursionistica nei boschi aumenta, così come i rischi legati alla diffusione involontaria del virus attraverso scarpe, auto, attrezzature. La PSA, infatti, resiste per settimane nelle carni infette, nei liquami e persino nel fango: bastano piccoli residui per contaminare ampie superfici e trasmettere il contagio agli animali domestici. Da qui, la priorità assoluta: evitare a ogni costo che il virus arrivi nelle grandi stalle e nei centri di allevamento.

La sfida è ancora tutta da giocare. Ma ogni nuovo caso confermato è un passo indietro nella corsa al contenimento, e rende più urgente una strategia forte, unitaria, credibile. Finché i cinghiali continueranno a morire nei boschi – e finché le barriere resteranno porose – la peste suina africana resterà una minaccia aperta.

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