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Peste suina africana, nuovi casi tra i cinghiali: salgono a 1.851 i contagi tra Piemonte e Liguria

Quattro nuovi casi accertati tra i selvatici a Rapallo, Recco, Sestri Levante e Bosio. Focolai stabili negli allevamenti, ma la diffusione del virus continua e preoccupa il mondo agricolo

Peste suina africana

Peste suina africana, nuovi casi tra i cinghiali: salgono a 1.851 i contagi tra Piemonte e Liguria

Il virus della Peste Suina Africana (PSA) non si arresta e torna a colpire tra Piemonte e Liguria, con quattro nuovi casi riscontrati nell’ultima settimana. Si tratta, ancora una volta, di cinghiali selvatici: tre contagi sono stati accertati in Liguria, a Rapallo, Recco e Sestri Levante, uno in Piemonte, a Bosio, piccolo Comune dell’Alessandrino. A confermarlo è l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, che da mesi monitora l’epidemia sul territorio.

Il totale dei casi sale così a 1.851, con 1.075 positività in Liguria e 776 in Piemonte. Un numero altissimo che continua a crescere, anche se la buona notizia è che i focolai tra gli allevamenti restano fermi a 9. Un dato fondamentale, perché la vera paura — per chi lavora nel settore suinicolo — è che il virus possa oltrepassare il confine tra fauna selvatica e allevamenti, dove gli effetti economici sarebbero devastanti.

Ma il rischio non è scomparso. Sono 179 i Comuni in cui almeno un caso di peste suina è stato rilevato. Una mappa che si allarga e che mette in difficoltà amministratori, veterinari, agricoltori e gestori del territorio. In molti territori, specialmente nelle zone collinari e boschive, la presenza dei cinghiali è fuori controllo, e con essa cresce l’allerta. I protocolli di contenimento, tra abbattimenti selettivi, recinzioni e sorveglianza, proseguono, ma i risultati sono parziali. La PSA — malattia virale non trasmissibile all’uomo ma letale per i suini — si dimostra ancora estremamente resistente e difficile da eradicare.

Peste suina

Dietro ogni numero ci sono tensioni, timori e perdite. Gli allevatori temono restrizioni, stop alla movimentazione degli animali, abbattimenti precauzionali. Le aziende agricole, già messe a dura prova dalla crisi climatica e dai rincari, non possono permettersi nuovi ostacoli alla produzione e alla vendita. Intanto, la filiera continua a chiedere interventi più strutturati, fondi adeguati, una strategia di lungo termine.

Nel silenzio generale, la Peste Suina Africana continua a muoversi nei boschi, invisibile ma letale, pronta a colpire dove trova terreno fertile. L’unica vera arma resta la vigilanza continua e la prevenzione. Ma per fermare un virus così insidioso, non bastano più ordinanze e monitoraggi: servono scelte coraggiose e rapide.

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