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Dopo anni di sfottò e opposizioni, Montanaro dice sì al bacino di laminazione

L'alluvione del 17 aprile ha cambiato tutto: anche i più scettici hanno capito che il Fossasso non è un ruscello inoffensivo. E così, il progetto del bacino, osteggiato per anni, ora diventa realtà.

Dopo anni di sfottò e opposizioni

Dopo anni di sfottò e opposizioni, Montanaro dice sì al bacino di laminazione

Ingegnere, ex sindaco, bersaglio per anni di scherni e sarcasmi, Giovanni Ponchia oggi può finalmente togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Sono soddisfatto per il risultato raggiunto”, dice, con la voce impastata di fatica e orgoglio. Il bacino di laminazione a monte dei campi sportivi, da lui pensato, promosso, spiegato in ogni sede e ostacolato in ogni modo, è stato approvato all’unanimità. Un voto che ha del clamoroso: anche coloro che si erano schierati apertamente contro l’opera – persino i promotori della raccolta firme “NO CAVA PONCHIA” – hanno votato a favore, invertendo la rotta dopo l’evento spartiacque del 17 aprile.

Quel giorno, l’alluvione ha colpito duro Montanaro, mettendo in ginocchio lo scolmatore, devastando aree a rischio e facendo riscoprire, di colpo, che il Fossasso non è affatto un rigagnolo, ma un fiume che può tornare pericoloso. “Per anni mi hanno ridicolizzato – racconta Ponchia – dicevano che bastava pulire i fossi, che a Caluso avevano già fatto tutto, che tanto non pioveva più… Poi però sono arrivate le piogge, vere, forti, e allora anche i più scettici hanno dovuto aprire gli occhi.”

Nel frattempo, 1223 cittadini avevano firmato per chiedere che il bacino si facesse, tra cui l’intera maggioranza – tranne proprio i consiglieri Gallon e Pellegrino, gli unici che avevano presentato osservazioni contrarie in Regione e che ora, dopo aver cambiato idea, si sono impegnati ad approvarlo anche in Giunta. “I miracoli accadono – dice Ponchia con sarcasmo – forse è l’attaccamento alla poltrona, ma poco importa: il risultato è un successo.”

Giovanni Ponchia

Il progetto, fortemente osteggiato durante la campagna elettorale del 2024 (e nemmeno menzionato nel programma della nuova amministrazione Careri), sarà completamente autofinanziato da un privato. Nessun costo per il Comune. Nessuna scusa economica a cui aggrapparsi. Un'opera pubblica, a costo zero, che diventerà proprietà comunale, trasformandosi in area verde, parco pubblico e laghetto artificiale, utile alla sicurezza idrogeologica quanto alla riqualificazione paesaggistica.

Ponchia non si prende tutto il merito: “Ringrazio i consiglieri che mi hanno affiancato nei miei dieci anni da sindaco, i dipendenti comunali che ci hanno creduto, il Comitato Pro Alluvionati che ha saputo parlare ai cittadini con competenza e verità. Abbiamo messo in piedi un partenariato pubblico-privato che farà scuola.”

Una soddisfazione piena, ma non senza ferite. Quelle degli adesivi "NO CAVA PONCHIA" incollati persino nei banchi della chiesa, quelle delle risate sguaiate durante le riunioni tecniche, quelle di chi lo ha accusato di voler cementificare Montanaro, quando invece l’obiettivo era proteggere e trasformare. Ora, però, è tempo di guardare avanti: INSIEME SI PUÒ SALVARE MONTANARO, ma solo con chi ha davvero a cuore il paese e non le polemiche sterili.”

La politica a volte è fatta di ripicche, altre di riconoscimenti tardivi. E questa volta, a Montanaro, sembra aver vinto la realtà: quella del fango che ritorna, delle strade che si allagano, delle case invase dall’acqua. Ma anche quella di un progetto ingegneristico serio, concreto e lungimirante, che ha saputo resistere al tempo e alle voci contrarie, fino a farsi strada tra i voti del consiglio comunale. Tutti favorevoli, nessuno escluso. Anche quelli che giuravano: “Quel bacino non si farà mai.”

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