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Dopo l'alluvione di giovedì 17 aprile, facciamo il punto sul "Bacinetto" di Montanaro

L'anno scorso la Regione Piemonte aveva respinto il progetto di Ponchia: tutto da rifare

Dopo l'alluvione di giovedì 17 aprile, facciamo il punto sul "Bacinetto" di Montanaro

Dopo l'alluvione di giovedì 17 aprile, facciamo il punto sul "Bacinetto" di Montanaro

Dopo l’alluvione che ieri 17 aprile ha colpito il paese, facciamo il punto sul progetto di “Realizzazione del bacino di laminazione del rio Fossasso”, che nell’aprile dell’anno scorso il Comune aveva presentato alla Regione.

Prestiamo attenzione alle date: il progetto è stato depositato in Regione dal sindaco Giovanni Ponchia il 2 aprile 2024, a soli due mesi dalla scadenza del suo secondo mandato, cioè a due mesi dalle nuove elezioni di giugno. L’ingegner Ponchia era in carica da quasi dieci anni e ci chiediamo perché abbia dovuto attendere tanto tempo per presentare il progetto. Eppure una considerevole parte della popolazione – a cominciare dal comitato degli alluvionati – considera da anni il bacinetto un’opera la cui realizzazione è urgente per mettere in sicurezza porzioni del paese.

Pur essendo in ritardo, forse Ponchia era convinto di vincere le elezioni di giugno 2024 e di poter seguire il procedimento nel corso del suo terzo mandato: ma nelle elezioni di giugno è stato sconfitto e ha dovuto lasciare il posto al dottor Antonino Careri, che ha ereditato la patata bollente non fatta bollire da lui.

Comunque sia, torniamo al progetto che Ponchia aveva depositato in Regione nell’aprile 2024. Dopo averlo sottoposto agli uffici competenti, la Regione ne raccoglie i pareri in un documento / risposta e il 20 giugno 2024 lo spedisce al Comune di Montanaro. Dove da pochi giorni si è insediato il nuovo sindaco Antonino Careri, che si trova ad ereditare e gestire la “patata bollente”.
Anzi, il documento della Regione è una patata bollentissima. Esordisce con queste parole: “Valutato tutto quanto complessivamente emerso nel corso dell’istruttoria svolta e in particolare LE CRITICITÀ DI NATURA AMBIENTALI di seguito elencate”.

Sono ben 21 le criticità rilevate dalla Regione. I 21 punti rilevano nel progetto delle lacune, dimenticanze, superficialità proprio riguardo alla centralissima questione idrogeologica: ovvero il rischio “acqua in casa”, proprio il rischio che Ponchia, col suo progetto, vuole mitigare. Tradotto: l’attuazione del progetto, in questa formulazione, ridurrebbe effettivamente il rischio alluvione, oppure no? In conclusione, ecco il messaggio provvisorio della Regione al Comune: correggetelo e rimandatecelo. Così non va.

Facciamo qualche esempio delle 21 osservazioni della Regione: lo studio idrogeologico del progetto non tiene conto dei benefici già eventualmente apportati dagli ultimi interventi nella zona Nord del Comune. Ossia, serve veramente un nuovo bacino, o bastano le opere che già ci sono?

Il cronoprogramma non indica i tempi delle fasi di attuazione: nei primi cinque anni verrebbe solo fatta estrazione del materiale, e, solo dopo il quinquennio i lavori comincerebbero a proteggere il paese: “Per i primi 5 anni è prevista solo l’attività di cava. Tali tempistiche si ritengono eccessive per la mitigazione del rischio idraulico di una parte del concentrico del Comune.”

Manca un calcolo preciso della profondità della falda nella zona: se non abbiamo questi dati, come possiamo sapere quanta acqua dovrebbe contenere il bacino in progetto per assolvere alla propria funzione protettiva? Cioè, per la Regione il Comune non ha verificato abbastanza a quanti metri o centimetri di profondità si trova la falda acquifera.

E poiché non si sa con precisione quanto sia profonda la falda, la Regione chiede al Comune di continuare a fare monitoraggi presso i piezometri esistenti almeno per un altro anno. Poi ci risentiamo…

Per precauzione – prosegue la Regione – occorre studiare se e quali fonti di contaminazione si trovano a monte del rio Fossasso (es. fertilizzanti, effluenti zootecnici, fitofarmaci, ecc.). Tenuto anche conto che a poco più di duecento metri c’è un pozzo idropotabile alimentato da una falda profonda.

Occorre inoltre calcolare la quantità e qualità delle polveri che verrebbero sollevate dai lavori, e il rumore prodotto dal transito dei veicoli connesso all’escavazione.

E, infine, è veramente necessario il bacino in progetto? O sarebbe meglio, anche in termini di costi, completare il quarto lotto dello scolmatore? Scrive la Regione: “non è stata prodotta una valutazione comparativa in grado di dimostrare la maggiore, o quantomeno uguale, efficacia dell’intervento di realizzazione di una vasca di laminazione in luogo del completamento del quarto lotto del canale scolmatore sia dal punto di vista della mitigazione del rischio idraulico sia dal punto di vista economico-finanziario”.

Ora a che punto siamo? Il Comune, o forse meglio la società Allara, la vera autrice del progetto, deve rispondere alla Regione. Deve rispondere ai 21 punti sollevati dagli uffici regionali. Non sappiamo se Allara abbia già predisposto la risposta e se l’abbia mandata alla Regione. Nel sito dell’ente regionale per ora non è stato ancora pubblicato nulla.

Appena disporremo di documentazione certa ne daremo conto. Nei prossimi articoli riprenderemo le osservazioni al progetto che già nei mesi scorsi avevamo esaminato: quelle del Comitato di Difesa Ambientale, quelle del gruppo consiliare Idea Montanaro, e quelle dei cittadini sostenitori del bacinetto.

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