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11 Marzo 2025 - 16:29
Peste suina africana, nuovi focolai: l’epidemia non si ferma (foto di repertorio)
La peste suina africana continua a diffondersi in Italia, aggravando un quadro epidemiologico già critico. L’ultimo aggiornamento dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta conferma che l’epidemia non è ancora sotto controllo, con nuovi focolai che si aggiungono ai numerosi casi già registrati.
Secondo i dati dell’11 marzo 2025, sono stati rilevati quindici nuovi casi tra i cinghiali: tredici in Piemonte, nel territorio di Cerano (Novara), e due in Liguria, a Recco (Genova). Con questi numeri, il totale dei casi positivi tra i cinghiali sale a 1.772, con 1.053 casi in Liguria e 719 in Piemonte. Sebbene il numero dei focolai negli allevamenti suinicoli resti fermo a nove, la situazione richiede massima attenzione.
La diffusione del virus ha ormai interessato 173 comuni, aumentando la complessità nella gestione dell’emergenza sanitaria. Le conseguenze non riguardano solo la fauna selvatica, ma anche il comparto suinicolo, un settore economico fondamentale per le regioni colpite. Le restrizioni sanitarie imposte per contenere la malattia rappresentano una minaccia per gli allevatori, che devono affrontare il rischio di contagio e le ingenti perdite economiche causate dalle limitazioni imposte alla movimentazione degli animali.
Le autorità sanitarie stanno implementando misure per contenere l’epidemia, tra cui il monitoraggio costante delle popolazioni di cinghiali, l’istituzione di zone di restrizione e l’applicazione di protocolli sanitari più rigorosi negli allevamenti. Tuttavia, il contenimento del virus richiede un’azione coordinata tra istituzioni, operatori del settore e cittadini.
La peste suina africana non è solo un problema italiano: il virus ha colpito duramente diversi Paesi europei e mondiali, causando gravi danni al settore suinicolo globale. La natura altamente contagiosa della malattia rende essenziale una cooperazione internazionale per limitare la diffusione e trovare soluzioni a lungo termine. Il controllo della popolazione di cinghiali e l’adozione di misure di biosicurezza negli allevamenti sono strategie cruciali per ridurre il rischio di trasmissione.
La prevenzione rimane la chiave per limitare l’impatto del virus. Oltre a un controllo più efficace della fauna selvatica, è necessario garantire il rispetto di rigide norme igieniche lungo l’intera filiera produttiva e incentivare la segnalazione tempestiva di nuovi casi per consentire interventi rapidi ed efficaci.
La ricerca scientifica è impegnata nello sviluppo di un vaccino efficace, che potrebbe rappresentare una svolta decisiva nella lotta contro la malattia. Nel frattempo, la vigilanza sanitaria e la collaborazione tra tutti gli attori coinvolti restano fondamentali per proteggere il patrimonio suinicolo e la biodiversità del Paese.
Sebbene il numero dei focolai negli allevamenti suinicoli resti fermo a nove, la situazione richiede massima attenzione
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