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Cronaca

Colonnine a pezzi per pochi euro di rame: Torino sotto assedio, i furti mettono in crisi la mobilità elettrica

Dalla capitale al capoluogo piemontese, la nuova frontiera del vandalismo urbano passa dai cavi di ricarica. Un colpo basso alla transizione ecologica, che rivela tutte le fragilità del sistema e l’imbarazzante ritardo nella prevenzione

Torino sotto assedio

Colonnine a pezzi per pochi euro di rame: Torino sotto assedio, i furti mettono in crisi la mobilità elettrica

Torino, quartiere Rebaudengo. È lunedì mattina quando Maurilio, uno dei tanti automobilisti che hanno scelto l’elettrico, parcheggia vicino a una delle colonnine di ricarica di via Vincenzo Troya. Ma invece di attaccare la presa, trova un cavo tranciato di netto. È l’ennesimo episodio di furto di rame, un fenomeno che ha già fatto scuola a Roma e ora si espande, puntuale come un virus, anche nel cuore industriale del Piemonte. Ma la risposta? Ancora troppo timida, ancora troppo lenta.

I predoni dell’“oro rosso” non sono nuovi. Da anni colpiscono ferrovie, impianti industriali, linee elettriche. Ora hanno scoperto le colonnine fast e ultra fast, quelle più moderne, con i cavi integrati e più facili da asportare. Un colpo secco, un bottino magro ma immediato, e alle loro spalle una città paralizzata. I danni? Enormi. Perché il rame vale poco, ma riparare una colonnina significa rimettere in piedi un impianto complesso, riprogrammare le linee, rallentare la transizione energetica in una città che già viaggia a fatica.

“Per pochi euro si causano danni da migliaia di euro”, denuncia Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, l’associazione che rappresenta il settore. E intanto a Roma la rete di ricarica è già stata messa in ginocchio. A Torino il rischio è di seguire la stessa china, mentre i furti si moltiplicano e le soluzioni faticano ad arrivare. Enel e le altre aziende del settore parlano di sensori, materiali anti-taglio, telecamere con riconoscimento targhe. Ma intanto chi ha un’auto elettrica resta a piedi.

I predoni del rame colpiscono le colonnine elettriche

Il futuro green promesso, sbandierato, firmato in ogni piano urbano della mobilità, vacilla di fronte a un paio di tronchesi e una Panda rubata. E la sensazione, sempre più forte, è che ci si sia lanciati nella mobilità elettrica senza aver fatto i conti con la realtà urbana: dove ci sono meno colonnine che auto, e dove basta una banda organizzata per mandare tutto in tilt.

C’è chi invoca più vigilanza, chi chiede pene più severe, chi auspica una “task force” istituzionale. Ma la verità è che senza una protezione seria e strutturata, ogni passo verso l’elettrico sarà anche un salto nel buio. E mentre i ladri agiscono con la solita puntualità, a rimanere in attesa sono solo i cittadini, costretti a fare i conti con una mobilità sostenibile solo sulla carta.

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