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Cronaca
24 Aprile 2025 - 09:51
Colonnine a pezzi per pochi euro di rame: Torino sotto assedio, i furti mettono in crisi la mobilità elettrica
Torino, quartiere Rebaudengo. È lunedì mattina quando Maurilio, uno dei tanti automobilisti che hanno scelto l’elettrico, parcheggia vicino a una delle colonnine di ricarica di via Vincenzo Troya. Ma invece di attaccare la presa, trova un cavo tranciato di netto. È l’ennesimo episodio di furto di rame, un fenomeno che ha già fatto scuola a Roma e ora si espande, puntuale come un virus, anche nel cuore industriale del Piemonte. Ma la risposta? Ancora troppo timida, ancora troppo lenta.
I predoni dell’“oro rosso” non sono nuovi. Da anni colpiscono ferrovie, impianti industriali, linee elettriche. Ora hanno scoperto le colonnine fast e ultra fast, quelle più moderne, con i cavi integrati e più facili da asportare. Un colpo secco, un bottino magro ma immediato, e alle loro spalle una città paralizzata. I danni? Enormi. Perché il rame vale poco, ma riparare una colonnina significa rimettere in piedi un impianto complesso, riprogrammare le linee, rallentare la transizione energetica in una città che già viaggia a fatica.
“Per pochi euro si causano danni da migliaia di euro”, denuncia Francesco Naso, segretario generale di Motus-E, l’associazione che rappresenta il settore. E intanto a Roma la rete di ricarica è già stata messa in ginocchio. A Torino il rischio è di seguire la stessa china, mentre i furti si moltiplicano e le soluzioni faticano ad arrivare. Enel e le altre aziende del settore parlano di sensori, materiali anti-taglio, telecamere con riconoscimento targhe. Ma intanto chi ha un’auto elettrica resta a piedi.
I predoni del rame colpiscono le colonnine elettriche
Il futuro green promesso, sbandierato, firmato in ogni piano urbano della mobilità, vacilla di fronte a un paio di tronchesi e una Panda rubata. E la sensazione, sempre più forte, è che ci si sia lanciati nella mobilità elettrica senza aver fatto i conti con la realtà urbana: dove ci sono meno colonnine che auto, e dove basta una banda organizzata per mandare tutto in tilt.
C’è chi invoca più vigilanza, chi chiede pene più severe, chi auspica una “task force” istituzionale. Ma la verità è che senza una protezione seria e strutturata, ogni passo verso l’elettrico sarà anche un salto nel buio. E mentre i ladri agiscono con la solita puntualità, a rimanere in attesa sono solo i cittadini, costretti a fare i conti con una mobilità sostenibile solo sulla carta.
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