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Ceresa, il borgo che vive nei ricordi e nel cuore di chi non l’ha mai lasciato

Alla lezione dell’Unitre di Cuorgnè, un viaggio nella storia e nella memoria della frazione di Ribordone, tra miniere, dialetto e leggende

Varsiriisi, le radici del passato per vivere il presente e affrontare il futuro.

Ceresa

Un borgo in alta quota, quasi dimenticato, ma ancora vivo grazie alla memoria, alla passione e alla determinazione di chi non vuole lasciarlo scomparire. Mercoledì 19 marzo, all’Unitre di Cuorgnè, i docenti Davide, Claudia e Giuseppe hanno condotto i presenti in un affascinante viaggio nel tempo, alla scoperta di Ceresa, piccola frazione del comune di Ribordone, situata a circa 1.000 metri di altitudine.

La lezione ha raccontato la storia di questo villaggio, delle sue origini antiche – Ribordone è citato già nel Trecento, Ceresa dal Cinquecento – e del suo dialetto franco-provenzale, che ancora oggi conserva parole, espressioni e suoni carichi di identità.

Una curiosità: il nome Ribordone, o Riburda in patois, deriverebbe da Rivus Bordonus, con “rivus” per “ruscello” e “Bordonus” da un nome longobardo latinizzato, Burdo. Gli abitanti venivano soprannominati ij pianta faseuj o magnin– questi ultimi per la loro antica attività di lavorazione del rame, estratto dalle miniere locali.

Ceresa è anche terra di leggende, come quella del Pian d’le Masche, un colle sopra il paese dove, secondo la tradizione, si riunivano le streghe per celebrare riti oscuri. A monte del borgo si trova inoltre il suggestivo Santuario di Prascundù, meta di pellegrinaggi e memorie religiose.

Fino al 1976, anno in cui venne costruita la strada carrabile, Ceresa era raggiungibile solo a piedi, tramite quattro sentieri: verso Sparone, Vasario, gli alti alpeggi e la frazione Verlucca. L’apertura della strada, se da un lato ha facilitato i collegamenti, dall’altro ha segnato l’inizio dell’abbandono: tra le conseguenze, il crollo del ponte romanoin pietra, mai più manutenuto.

Il borgo, un pugno di case in pietra con tetti in losa, custodisce piloni votivi – i “madunin” – risalenti al 1851 e al 1964, a memoria di chi tornò incolume dalla prima guerra d’Indipendenza. E oggi, grazie all’impegno di chi ancora ama questa terra, la memoria si rinnova: il 26 maggio 2024, su iniziativa locale, sono state posate lose incise con i nomi delle famiglie storiche, apposte davanti alle abitazioni. Perché, come è stato sottolineato, la memoria è vita, è riscatto. La dimenticanza, invece, è sciagura.

Attraversata da via Roma – nome imposto dal fascismo, come accadeva in ogni località – Ceresa era famosa anche per le sue forgie: officine dove si realizzavano strumenti da lavoro come i trapani a T, i tinivele e i tinovlot, preparati d’inverno per essere venduti in primavera. Durante le lunghe sere d’inverno, tra le stalle e le veglie, si tramandavano miti, storie e racconti, mentre si modellavano i metalli.

Non mancavano le miniere di rame, da cui si estraeva il minerale trasportato a dorso di mulo verso Vasario e poi Sparone, dove veniva sgrezzato prima della cottura nei forni più a valle.

Importante, nei primi del Novecento, la presenza della scuola elementare nella frazione Verlucca. Edificata nel 1904, era un’unica aula per le prime tre classi. I bambini facevano i turni: al mattino le classi seconda e terza, al pomeriggio la prima. Negli anni Cinquanta il progressivo spopolamento portò nel 1955 a soli 7 alunni iscritti.

Oggi Ceresa, incastonata nella valle dei ciliegi, è quasi del tutto disabitata durante l’inverno. Ma a tenerla viva c’è Eraldo Ceresa, che ogni giorno arriva da Sparone per accudire gli animali da cortile e curare il paese. Lui è la memoria vivente del borgo.

A chiusura della lezione, una poesia in patois dedicata alla frazione ha toccato il cuore del pubblico: “... nòstra gent, misera, straca ma con el cheur content”. Un messaggio potente: le radici sono fondamenta per restare saldi, ma anche trampolini per affrontare le sfide del futuro.

Eventi 2025 a Ceresa:

  • 6 luglio: Ceresetto d’oro, evento canoro
  • 2 agosto: Festa patronale di Sant’Anna
  • 6 settembre: Merenda sinoira con racconti di leggende come quella della faia, donna virtuosa dell’anno Mille, e dello scalai, cercatore di tesori
  • 14 settembre: escursione alle miniere e posa di una stele in terracotta

Ceresa

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