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Bosconero, la tartaruga abbandonata non ce l’ha fatta: era disidratata e gravemente malata

La tartaruga trovata a Bosconero era disidratata e malata: è morta poco dopo il ricovero al Canc di Grugliasco. Il centro lancia un appello: “Gli animali esotici non sono giocattoli. Serve responsabilità”

Bosconero

Bosconero, la tartaruga abbandonata non ce l’ha fatta: era disidratata e gravemente malata

Una storia triste, l’ennesima, che racconta non solo di una vita spezzata, ma anche di disattenzione, disinformazione e irresponsabilità. La tartaruga ritrovata lo scorso 15 aprile 2025 a Bosconero, in zona via Ragazzi del ’99, non ce l’ha fatta. Si trattava di un esemplare di Testudo Horsfieldi, nota anche come tartaruga russa o tartaruga delle steppe, specie esotica sempre più diffusa negli allevamenti domestici italiani. Quando è stata trovata, era in condizioni critiche, disidratata e affetta da una grave malattia ossea metabolica, una patologia tipica nei rettili tenuti in cattività senza cure adeguate, spesso dovuta alla carenza di calcio e alla mancanza di esposizione ai raggi UVB.

Portata d'urgenza al Canc di Grugliasco – la struttura dell’ospedale veterinario universitario dell’Università di Torino dedicata agli animali selvatici e non comuni – la tartaruga è stata presa in carico dallo staff specializzato. Ma le sue condizioni erano troppo compromesse: è deceduta poco dopo il ricovero, lasciando una scia di amarezza e interrogativi.

Fuggita o abbandonata?

Resta il dubbio su come l’animale sia finito in strada. Potrebbe essere scappata tempo fa da un’abitazione, oppure – ipotesi più inquietante – essere stata abbandonata intenzionalmente, da qualcuno che non sapeva più come gestirla. “Non sapendo cosa farsene, ha pensato bene di lasciarla andare”, si legge nel resoconto diffuso dopo il decesso. Una frase che pesa, perché riporta in superficie una realtà spesso ignorata: gli animali esotici non sono oggetti, e richiedono competenze specifiche e responsabilità precise.

Il Centro Animali Non Convenzionali (Canc) è una struttura d'eccellenza che opera all’interno dell’Ospedale Veterinario Universitario dell’Università di Torino. Nato come unità didattica per formare gli studenti nella cura di animali esclusi dai programmi ordinari – rettili, anfibi, uccelli, piccoli mammiferi autoctoni e alloctoni – oggi il Canc è diventato un punto di riferimento per il recupero della fauna selvatica e un presidio prezioso per i proprietari di animali rari o “non comuni”.

Ogni anno arrivano qui centinaia di animali in difficoltà: pappagalli, ricci, serpenti, iguane, conigli ornamentali, tartarughe terrestri e d’acqua. Molti sono stati abbandonati, altri mantenuti male per ignoranza, altri ancora sono fuggiti da strutture non idonee. Lo staff del Canc lavora per salvare ciò che può essere salvato, ma soprattutto per educare e sensibilizzare.

L’appello: “Un animale esotico non è un giocattolo”

La vicenda della tartaruga di Bosconero riaccende il tema dell’adozione consapevole. Acquistare una tartaruga può sembrare semplice – nei negozi, in fiera, online – ma allevarla correttamente è un impegno serio, che richiede attenzione alla dieta, esposizione solare, habitat adatto, controlli medici.

“Le tartarughe non sono soprammobili né animali adatti a chi cerca ‘bassa manutenzione’”, ribadiscono dal Canc. “Chi le accoglie deve sapere che vivono decenni, necessitano di spazi adeguati, cure veterinarie e alimentazione bilanciata. E soprattutto, che sono esseri viventi con esigenze precise, non oggetti da regalare a cuor leggero”.

Una lezione che arriva tardi, per questa Testudo Horsfieldi. Ma che può ancora valere per le tante altre tartarughe, iguane, pappagalli e serpenti che vivono – spesso malamente – nei nostri giardini, terrazzi e teche.

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Giovedì 17 aprile, una frana ha tagliato in due la collina. Una famiglia è stata portata via con l’elicottero. Gli animali, invece, sono rimasti. Da sei giorni i padroni li raggiungono a piedi, attraverso il bosco, rischiando la vita. Ombretta Perucca: “Abbiamo bisogno di un sentiero, non possiamo più continuare così”.

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