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22 Aprile 2025 - 18:13
Famiglia sfollata dalla frana della SP 590: “I nostri cani sono rimasti a casa, aiutateci!” (VIDEO)
Giovedì 17 aprile, una frana ha tagliato in due la collina. Una famiglia è stata portata via con l’elicottero. Gli animali, invece, sono rimasti. Da sei giorni i padroni li raggiungono a piedi, attraverso il bosco, rischiando la vita. Ombretta Perucca: “Abbiamo bisogno di un sentiero, non possiamo più continuare così”.
Sono saliti in elicottero, agganciati a un verricello, uno a uno. “Ci hanno tirati su di 40 metri, in verticale. I primi due nel primo pomeriggio, io e mio marito verso le cinque”. Una scena da film, e invece è accaduto davvero, giovedì scorso, 17 aprile, a San Sebastiano da Po, in località "curva del Delfino".
Una frana ha travolto un tratto della Strada Provinciale 590, rendendola impraticabile e isolando una cascina in cui vivevano due famiglie.
Una di queste è quella di Ombretta Perucca e Riccardo Bighi, con i figli di 17 e 13 anni.
Ombretta Perucca e Riccardo Bighi
“Viviamo lì da nove anni – racconta Ombretta – e quel giorno abbiamo sentito un boato. La frana ha buttato giù i garage del vicino e ha raggiunto il nostro giardino, sfiorando i muri di casa”. La paura è stata immediata. E la consapevolezza che non c’era più una via per fuggire nemmeno a piedi è arrivata pochi minuti dopo: “La strada non c’era più. Allora abbiamo chiamato i soccorsi”.
L’elisoccorso li ha portati in salvo. Ma ha lasciato indietro qualcun altro. Due cani, Ginger e Artù, tre gatti e una decina di galline.
“I cani erano spaventati e non si sono fatti imbragare. Ci hanno detto che sarebbero tornati il giorno dopo con le gabbie. Ma così non è stato”.
Oggi è martedì 22 aprile. Sei giorni dopo. E gli animali sono ancora là.
Ogni giorno, da giovedì scorso, Ombretta e Riccardo si incamminano nel bosco. Attraversano l’area della frana. Raggiungono la loro casa a piedi, tra fango, detriti, terra smossa, rami spezzati e un sentiero che non c’è. “Abbiamo un vicino che conosce il bosco, e grazie a lui siamo riusciti a salire. Ma è un’impresa pericolosa: la collina è ancora instabile, rischiamo di farci male ogni volta che andiamo a dar loro da mangiare”.
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Gli animali, per ora, sono vivi. Ma il pericolo resta. Non solo per loro. “Abbiamo chiesto aiuto a tutti – prosegue Ombretta – ma nessuno ci ha dato una mano. Protezione civile, vigili del fuoco… niente. Nessuno è venuto a vedere la casa, che tra l’altro non è stata danneggiata. Solo isolata. Esistono anche le piccole realtà”.
La voce si incrina, ma la rabbia è composta. “Ci hanno detto che non hanno tempo per portare a spasso i civili. Che gli animali non sono una priorità. E io capisco l’emergenza, ma adesso sono passati sei giorni. Le persone sono in salvo. Ora bisogna pensare anche a chi ha perso tutto”.
Non chiedono miracoli. Chiedono un sentiero. Chiedono un passaggio sicuro per raggiungere quella casa in Strada Casale 70. “Non vogliamo tornare a viverci subito, ci rendiamo conto che sarà lunga. Ma abbiamo bisogno di poter entrare almeno a prendere i documenti, di nutrire gli animali, di capire quando potremo sistemare le cose”.
Ora sono ospiti a Piazzo, a casa della madre di Ombretta. “Siamo fortunati ad avere un posto dove stare. Ma è una situazione difficile. Non abbiamo più l’auto, che è rimasta là. I figli sono senza libri, documenti, vestiti. E la scuola? E il lavoro? Nessuno ci dà risposte”.
In Comune il vicesindaco di San Sebastiano da Po Giuseppe Rosso li ha ascoltati, seguiti, aiutati come ha potuto. “Lui sì, è stato presente. Ma ha le mani legate. Ci hanno detto che avrebbero cercato di creare un passaggio con le ruspe, ma non si è ancora mosso nulla”.
Così ogni giorno, da sei giorni, la famiglia si arrampica in collina per fare quello che dovrebbe essere garantito: prendersi cura della propria casa e dei propri animali. “Abbiamo rischiato, poiché nessuno ha potuto aiutarci. Perché c’è un’emergenza in corso e probabilmente il fatto che io non abbia più la possibilità di arrivare a casa mia non è una priorità”.
Ma questa storia non può restare una nota a margine. Perché racconta una frattura profonda, non solo nel terreno ma anche nella percezione dell’aiuto, del valore delle persone e delle loro vite. “Mi appello a voi – conclude Ombretta – nella speranza che non solo io ma tutti coloro che sono nella mia situazione ottengano gli aiuti promessi dallo stato e non vengano invece abbandonati a sé stessi. Io vorrei solo entrare a casa mia. Vorrei sapere che i miei cani sono in sicurezza”.
Ginger e Artù, i due bastardini. I gatti. Le galline. Sono là. E li aspettano.
La frana
La casa
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