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La A5 resta chiusa nel Torinese: si lavora per riaprire i collegamenti e ripulire le strade

L’autostrada A5 ancora inaccessibile tra Scarmagno e Point Saint-Martin, mentre i sindaci chiedono supporto per salvare i collegamenti e ripulire interi paesi dal fango

La A5 resta chiusa nel Torinese

La A5 resta chiusa nel Torinese: si lavora per riaprire i collegamenti e ripulire le strade

Il Piemonte cerca di rialzarsi dopo l’ondata di maltempo che ha investito il territorio tra il 16 e il 17 aprile. Se nel capoluogo la piena del Po è transitata senza gravi conseguenze, non si può dire lo stesso per le aree del Canavese e del Chivassese, dove smottamenti, allagamenti e strade impraticabili continuano a isolare paesi e frazioni.

La A5 Torino-Aosta resta chiusa nel tratto compreso tra Scarmagno e Point Saint-Martin, con uscite obbligatorie e traffico deviato su arterie secondarie già provate dalla pioggia e dalla viabilità in sofferenza. Riaperti invece i trafori autostradali del Monte Bianco e del Frejus, così come quello ferroviario del Frejus, tornato attivo nel pomeriggio per il traffico passeggeri.

A fare il punto è stata la Prefettura di Torino, che ha riunito nella mattinata un tavolo operativo tra Centro Coordinamento Soccorsi e Centro Operativo Misto presso il Comune di Cavagnolo, una delle località più colpite, dove ieri un uomo di 92 anni ha perso la vita annegando nella sua casa. A presiedere l’incontro, anche in videoconferenza, il viceprefetto vicario insieme a una rappresentanza ampia di sindaci della zona: Chivasso, Lauriano, Brozolo, Brusasco, Casalborgone, Castagneto Po, Cavagnolo, Monteu da Po, San Sebastiano da Po e Verrua Savoia.

La A5 Torino-Aosta resta chiusa

Le richieste sono chiare: occorre ripristinare al più presto i collegamenti, rimuovere fango, detriti e acqua dalle abitazioni e garantire assistenza ai cittadini colpiti. La Città Metropolitana di Torino e la Regione Piemonte hanno assicurato il massimo supporto tecnico e operativo, ma l’entità dei danni richiede una risposta coordinata e tempestiva.

Nel frattempo, i vigili del fuoco hanno costituito un posto di comando avanzato a Monteu da Po, da cui stanno monitorando l’area con l’ausilio di droni e coordinando le operazioni di svuotamento delle abitazioni e liberazione delle strade. Si tratta di un presidio fondamentale anche per la sicurezza dei cittadini, garantita anche grazie al rafforzamento dei servizi antisciacallaggio da parte dell’Arma dei Carabinieri.

Nelle prossime ore sono previste nuove ricognizioni e sopralluoghi tecnici, mentre le famiglie evacuate attendono notizie sulla possibilità di rientrare nelle proprie case. A fronte delle numerose criticità, i sindaci hanno chiesto che le priorità siano il ripristino dei percorsi di collegamento e l’assistenza concreta alla popolazione, anche attraverso la messa in campo di mezzi pesanti per rimuovere fango e detriti accumulati in cortili, piazze e strade.

Il maltempo, anche se in parziale attenuazione, ha lasciato una ferita profonda nel tessuto di molti comuni: non solo per i danni materiali, ma per la fragilità idrogeologica emersa con violenza. Un territorio che da anni denuncia vulnerabilità strutturali, ora richiede un piano di intervento rapido, ma anche una strategia di prevenzione futura.

Il Piemonte, oggi, prova a reagire con la forza delle sue istituzioni locali e il lavoro silenzioso di centinaia di operatori e volontari. Ma il bilancio, per ora, è pesante: strade chiuse, case invase dal fango, comunità isolate e un lutto che segna un’intera valle. Serve ricostruire, ma anche ripensare come convivere con un clima sempre più imprevedibile.

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