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18 Aprile 2025 - 11:37
È andata bene, certo. Ma poteva andare peggio. Molto peggio. Poteva succedere davvero qualcosa di grave. E invece ci accontentiamo, come sempre, del solito refrain: “Per fortuna non è successo niente”. Come se questo bastasse a giustificare ore di paralisi totale, con automobilisti bloccati ovunque, in un labirinto da cui era impossibile uscire.
Tutto è cominciato con la chiusura della bretella Ivrea-Santhià, decisa dalla Prefettura di Torino per motivi di sicurezza, viste le forti piogge. Decisione legittima? Sicuramente sì. Ma il problema non è tanto la chiusura in sé, quanto il totale vuoto di coordinamento che ne è seguito. A Ivrea si sono riversati decine di TIR, deviati fuori dall'autostrada, costretti a passare tra le vie cittadine, imbottigliandosi nel centro, tra rotonde, incroci e semafori Una situazione surreale, se non fosse tragicamente reale.
Il sindaco Matteo Chiantore avrebbe discusso con il prefetto Donato Cafagna. Bene. Ma di che tipo di discussione stiamo parlando? Di uno scambio di mail? Di una serie di messaggini su WhatsApp? Perché nel frattempo nessuno, ripetiamo nessuno, ha pensato di comunicare qualcosa in maniera forte ai cittadini. Nessun avviso, nessuna informazione preventiva, nessun consiglio su come comportarsi. Una città in tilt e un silenzio istituzionale assordante, salvo che nei post su Facebook. Della serie: arrangiatevi.
E pazienza se gli eporediesi rimanevano intrappolati per ore in auto. Alcuni hanno impiegato un'ora e mezza per fare tre chilometri. Altri hanno dovuto lasciare la macchina in mezzo alla strada. Uno in piazza di città ha addirittura deciso di sfidare l’acqua e poco c’è manato che annegasse dentro la sua macchina…
Ma la domanda vera è: e se qualcuno si fosse sentito male? E se ci fosse stato un infarto, un ictus, una crisi respiratoria? L’ambulanza avrebbe trovato un muro di camion. E oggi, forse, parleremmo di una morte evitabile.
Perché il punto è esattamente questo: non esiste un piano di emergenza. Basta una perturbazione, una chiusura imprevista, e il Canavese si trasforma in una trappola. Zero visione, zero prevenzione, zero comunicazione. Solo reazione tardiva, se non proprio assenza.
Di sottofondo clacson, urla, gente esasperata. E nessuna pattuglia della Polizia Municipale a dirigere il traffico. Neanche un megafono per dire: “Calma, ci stiamo lavorando”. Nulla. Il vuoto.
“Questa non è solo una sfortunata emergenza - commenta amaro il consigliere comunale Massimiliano De Stefano - è l’ennesima dimostrazione di quanto Ivrea e dintorni siano impreparati a gestire il minimo imprevisto. E finché ci accontenteremo del “poteva andare peggio”, continueremo a giocare alla roulette russa con la vita dei cittadini. Manca un piano di emergenza e sarà la centesima volta che lo dico. Quanto costerà? Ventimila euro? Trentamila? Sarebbero soldi ben spesi! Ieri è mancata anche una comunicazione chiara del sindaco. Avrebbe dovuto dire di stare a casa (chi poteva...) e non lo ha fatto!”
Oggi c’è il sole, oggi è un altro giorno. Il cielo è sereno, le pozzanghere si sono asciugate, e la politica si è già dimenticata tutto. Fino alla prossima invasione di TIR.
LA VOCE DEL CANAVESE
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