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Il rovescio della medaglia: neve abbondante ma rischio valanghe altissimo sulle Alpi piemontesi

Dopo piogge e allagamenti in pianura, la neve torna a imbiancare le vette ma con un lato oscuro: grado di pericolo 4 su 5 secondo l’AINEVA, attenzione massima sopra i 2300 metri

Il rovescio della medaglia

Il rovescio della medaglia: neve abbondante ma rischio valanghe altissimo sulle Alpi piemontesi

La coda del maltempo che ha messo in ginocchio la pianura piemontese ha lasciato un segno molto diverso, ma non meno pericoloso, sulle Alpi della regione. Dove a valle si sono registrati allagamenti, frane, voragini e salvataggi, in alta quota è scesa una quantità impressionante di neve fresca. Un’apparente benedizione per gli amanti della montagna e dello sci, che però oggi si presenta come una minaccia silenziosa e letale: il rischio valanghe è salito a livello 4 su 5, una soglia critica. A segnalarlo è il bollettino emesso il 18 aprile 2025 da AINEVA, l’associazione interregionale per lo studio della neve e delle valanghe.

Le condizioni meteo estreme hanno creato un mix esplosivo tra neve nuova e instabilità del terreno. Oltre 130 centimetri di neve fresca si sono accumulati sopra i 2300 metri, depositandosi su un substrato già irregolare. A peggiorare la situazione ci ha pensato il vento forte da sud-est, che ha spostato e compattato la neve creando accumuli pericolosi su pendii ripidi, rendendo il terreno montano una trappola potenziale anche per i più esperti.

Alle quote medie e basse, invece, le temperature più alte e la pioggia mista a neve hanno reso il manto più pesante e umido, favorendo la formazione di valanghe bagnate, che si staccano anche in zone non tradizionalmente considerate critiche. Le valli “sicure” non lo sono più: l’instabilità è generalizzata e richiede attenzione assoluta.

Rischio valanghe sulle Alpi piemontesi

L’AINEVA invita alla massima prudenza e responsabilità: chi frequenta la montagna in questi giorni – per lavoro, escursione o sport – deve consultare i bollettini aggiornati, evitare le zone esposte e sospendere qualsiasi attività in pendii instabili. La parola chiave è una sola: prevenzione. “Non basta l’esperienza o la conoscenza del territorio – spiegano gli esperti – in condizioni come queste la neve può tradire anche chi la conosce da una vita”.

Nel frattempo, le squadre di soccorso alpino restano in stato di allerta. In molte aree della provincia di Torino e di Cuneo, rifugi e stazioni sciistiche stanno valutando la sospensione delle attività per evitare situazioni di rischio. Le guide alpine parlano di un manto “fragile come vetro”, dove anche un singolo passaggio può innescare una colata improvvisa.

Questo scenario impone una riflessione più ampia su come eventi atmosferici intensi e ravvicinati – come quelli vissuti in questi giorni tra colline allagate e montagne imbiancate – richiedano nuove strategie di adattamento e prevenzione. Non si tratta più solo di gestire l’emergenza, ma di prevedere il rischio in modo intelligente, integrando dati meteo, modelli digitali e buone pratiche diffuse tra cittadini ed escursionisti.

Le Alpi piemontesi, oggi più che mai, ci offrono un doppio volto: da un lato, l’incanto di un paesaggio nuovamente innevato, dall’altro la potenza imprevedibile della natura, pronta a trasformare una giornata sulla neve in tragedia. La sfida è tutta nelle mani di chi quella montagna la conosce, la vive e la rispetta. Perché la bellezza della quota va guadagnata con responsabilità, passo dopo passo, ascoltando ciò che la neve – e chi la studia – ha da dire.

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