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17 Aprile 2025 - 23:21
Il 25 aprile 2025, in occasione dell’80° anniversario della Liberazione, il Piemonte torna a celebrare la memoria della Resistenza con due appuntamenti simbolici tra la montagna e la città: Donato, con la sua area monumentale di Lace, e Ivrea, cuore della memoria democratica canavesana.
A Donato, il ritrovo è fissato per le ore 10, nei pressi del ristorante La Campagnola, con il saluto del sindaco di Donato e l’introduzione delle sezioni locali dell’ANPI Valle Elvo e Serra e dell’ANPI Ivrea e Basso Canavese. A seguire, gli interventi di Charlie Barnao, sociologo dell’Università di Palermo, e Federico Bellono, segretario generale della CGIL di Torino. Parteciperanno anche i rappresentanti del Coordinamento Biellese Antifascista e del gruppo Biellesi per la Palestina Libera, a sottolineare il legame tra memoria storica e attualità delle lotte per la libertà.
La Banda Musicale di Donato accompagnerà le celebrazioni che si concluderanno con un pranzo condiviso presso l’area monumentale. Per chi preferisce, si potrà anche pranzare presso i ristoranti della zona: Ca’ Jolanda, Il Gallo e La Campagnola. Il pomeriggio si chiuderà con canti e musiche antifasciste eseguite dal gruppo PrismA, per un’atmosfera di resistenza in musica.
Nel pomeriggio, la memoria si sposta a Ivrea, dove è in programma la commemorazione ufficiale promossa dall’ANPI e dal Comune. Alle 15.30, il Corteo della Liberazione partirà dai Giardini Donne Resistenza in via Dora Baltea, guidato dalla Banda Musicale Città di Ivrea, attraversando i luoghi simbolo della città.
Tappe significative del corteo: il ponte sulla Dora Baltea, dove sarà ricordato il sacrificio dei caduti, e la Scuola Media C. Nigra, con la posa di una corona commemorativa. La marcia proseguirà fino a Piazza del Rondolino, Corso Re Umberto, Via Arduino, con ulteriori soste per commemorare la Resistenza. Tra le voci previste, anche gli interventi dei ragazzi delle scuole e dei rappresentanti istituzionali. Chiusura in Piazza Ferruccio Nazionale, con l’orazione ufficiale del sindaco di Ivrea.
Alle 17.30, grande festa in piazza di libera piazza, con lo spettacolo finale curato da Spaziobianco. Musica, parole e performance artistiche per trasformare il ricordo della Liberazione in un momento partecipato di impegno collettivo. Tra gli ospiti: Elena Ruzza, attrice e regista; Carlo Bajole, con la sua band; e Amerigo Vigliermo, cantore delle montagne resistenti. L’evento includerà anche un'esposizione collettiva e installazioni artistiche che celebrano l'antifascismo come pratica culturale attiva.
Tra le colline del Biellese e le strade di Ivrea, la Liberazione non è solo un anniversario, ma una chiamata alla responsabilità civile. Ottant’anni dopo, il 25 aprile è ancora e sempre un giorno per scegliere da che parte stare.
Tra i boschi fitti della Serra, dove il silenzio oggi ha il suono del vento tra le foglie, Lace non è soltanto una frazione del comune di Donato, nel Biellese. È una ferita della Storia che ogni anno si riapre per non morire. È un altare naturale, in mezzo alla neve e alla pietra, dove la Resistenza pagò con il sangue il prezzo della libertà.
La notte tra il 29 e il 30 gennaio 1945, Lace viene colpita da uno degli attacchi più violenti dell’ultima fase della guerra partigiana. Il comando della 76ª Brigata Garibaldi “Togni” e della VII Divisione Garibaldi “Piemonte” si nasconde in una cascina isolata, difficile da raggiungere. La neve dovrebbe proteggerli, ma a tradire tutto è una delazione. I nazisti sanno. E arrivano.
Con gli sci ai piedi, affiancati da soldati mongoli, i tedeschi risalgono la montagna. Non bussano. Attaccano. Usano i lanciafiamme contro la cascina. Sparano. Bruciano. Massacrano. Aldo Gariazzo, nome di battaglia Dante, e Pietro Crotta, Abbondanza, muoiono lì, tra le fiamme. Altri dodici partigiani vengono catturati, tra cui Walter Fillak e Ugo Macchieraldo. La speranza di uno scambio di prigionieri si spegne presto. Vengono fucilati nelle settimane successive, a Ivrea, Cuorgnè, Alpignano.
Quella notte, Lace non cade. Lace resiste. Lace diventa memoria.
Ecco perché ogni 25 aprile, centinaia di persone si danno appuntamento qui. Non in una piazza, ma tra i sentieri e i prati dove un tempo si organizzavano attacchi e si tenevano riunioni in clandestinità. La cascina di Lace oggi è area monumentale. Ma non è un museo freddo. È ancora viva. Si tocca. Si respira. Si onora.
ANPI Ivrea, Valle Elvo, Basso Canavese, insieme al Comune di Donato, organizzano una giornata che è molto più di una celebrazione: è un pellegrinaggio laico. Tra discorsi, canti, ricordi e pranzi condivisi, ci si ritrova in nome di chi ha scelto di disertare l’obbedienza al fascismo per seguire un ideale di giustizia.
Non mancano le polemiche. Negli ultimi anni, alcune voci scomode invitate a parlare hanno provocato reazioni, in particolare da parte della Comunità Ebraica di Ivrea, che nel 2024 ha deciso di non partecipare. L’ANPI ha risposto rivendicando il diritto a una memoria plurale, aperta, talvolta provocatoria. Perché la Resistenza non fu neutrale, e oggi ricordarla senza disinnescarla è l’unico modo per renderle onore.
E così, Lace ogni anno torna a essere ciò che era nel 1945: una trincea della dignità. Non più assediata dai nazisti, ma dal rischio dell’oblio. Da chi vuole fare del 25 aprile una liturgia spenta. Da chi dice che è tutto finito. No, non è finito. Non qui.
Qui si cammina, si ascolta, si abbraccia, si discute. E poi si mangia insieme, come facevano i partigiani quando trovavano il tempo per farlo. Condividendo tutto. Anche il ricordo.
Lace è una parola semplice, ma pesante. Sta lì, incastonata nella montagna, a ricordarci che la libertà non ci è stata regalata. Ci è stata lasciata in eredità da chi ha visto il fuoco negli occhi, ma non ha smesso di crederci.
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