Cerca

Salute

Mammografia a Torino: la diagnosi precoce è fondamentale, ma il sistema è al collasso

La carenza di personale e l'aumento delle richieste post-Covid complicano l'accesso agli screening mammografici a Torino

Mammografie a Torino

Mammografia a Torino: la diagnosi precoce è fondamentale, ma il sistema è al collasso

Il programma regionale "Prevenzione Serena", nato per incentivare la diagnosi precoce del tumore alla mammella, al collo dell'utero e al colon-retto, sta affrontando un momento di forte criticità a Torino. Numerose donne che hanno ricevuto l’invito a sottoporsi a uno screening preventivo si trovano di fronte a liste d’attesa interminabili e a difficoltà organizzative che rallentano l’accesso alle prestazioni. Se da un lato la sanità pubblica incentiva la prevenzione come strumento essenziale per ridurre la mortalità oncologica, dall’altro i ritardi accumulati dopo la pandemia e la carenza di personale medico e tecnico rischiano di compromettere l’efficacia del programma.

La situazione è aggravata dal fatto che il tumore alla mammella resta la neoplasia più diagnosticata tra le donne in Italia: secondo i dati più recenti dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), nel 2024 sono stati stimati oltre 55.000 nuovi casi, con un tasso di sopravvivenza a cinque anni che supera l’88% grazie alla diagnosi precoce. Tuttavia, solo il 44% delle donne italiane aderisce regolarmente ai programmi di screening offerti dal Servizio Sanitario Nazionale, un dato preoccupante che evidenzia la necessità di rendere questi percorsi più accessibili ed efficienti.

La pandemia ha avuto un impatto devastante sulla sanità, rallentando gli esami di prevenzione e creando un arretrato difficile da smaltire. I radiologi denunciano una carenza di personale che impedisce di recuperare i ritardi accumulati e di rispondere alla domanda crescente. Il nodo della questione è organizzativo: mentre i medici sottolineano la necessità di nuove assunzioni, le istituzioni sanitarie faticano a trovare soluzioni rapide. L'assenza di specialisti non è l'unico ostacolo: anche la gestione delle prenotazioni e la mancanza di strutture adeguate giocano un ruolo cruciale. Si parla da tempo di sfruttare la telemedicina e sistemi digitalizzati per rendere più rapido l’accesso ai servizi, ma le innovazioni stentano a essere implementate in modo efficace.

Mammografia

Il problema non riguarda solo Torino, ma si estende a livello nazionale: l’adesione ai programmi di screening varia notevolmente tra le regioni, con il Nord che registra tassi più alti rispetto al Sud, dove molte donne rinunciano agli esami per difficoltà economiche o carenze strutturali. Il mancato accesso alla prevenzione ha conseguenze gravi: il tumore al seno, se diagnosticato in fase avanzata, ha un impatto molto più aggressivo e riduce sensibilmente le possibilità di guarigione.

La soluzione non può limitarsi a un potenziamento del personale medico, ma deve includere una riorganizzazione complessiva del sistema, sfruttando le nuove tecnologie e favorendo collaborazioni tra pubblico e privato. Un maggiore investimento nella formazione di specialisti, campagne di sensibilizzazione più efficaci e una comunicazione trasparente sulle tempistiche e modalità di accesso agli esami possono fare la differenza.

La prevenzione oncologica non può essere un percorso a ostacoli: il diritto alla salute passa attraverso un sistema sanitario che funzioni in modo efficiente e capillare. L’obiettivo deve essere garantire a tutte le donne la possibilità di accedere rapidamente a controlli salvavita, senza dover attendere mesi per una mammografia o un pap test. Le istituzioni sono chiamate a un impegno concreto affinché la prevenzione non resti solo un principio astratto, ma diventi una realtà accessibile a tutti.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori