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Errore fatale in sala operatoria: asportata la mandibola a un paziente sano

Scambio di vetrini e diagnosi errata: il caso di malasanità che scuote Roma

Errore fatale

Errore fatale in sala operatoria: asportata la mandibola a un paziente sano

Un incredibile caso di malasanità ha sconvolto la Capitale: un paziente perfettamente sano si è ritrovato senza mandibola a causa di uno scambio di vetrini durante l’esame della biopsia. L’episodio, avvenuto al Policlinico Umberto I di Roma, ha sollevato interrogativi inquietanti sulla sicurezza delle procedure ospedaliere e sulla gestione degli esami diagnostici.

La vittima di questo errore è Francesco (nome di fantasia), 35 anni, il quale è stato sottoposto a una demolizione chirurgica della mandibola sulla base di una diagnosi errata di tumore maligno. Dopo l’operazione, il paziente ha sviluppato una paresi facciale permanente, subendo non solo una mutilazione fisica, ma anche un trauma psicologico profondo. "Ancora adesso non so descrivere il mio stato d’animo. Sono vivo, sono sano, non ho alcuna malattia mortale, ma ho sofferto moltissimo", ha dichiarato, denunciando un calvario che nessuno dovrebbe affrontare.

L'errore medico è emerso solo dopo che un’intuizione del paziente stesso lo ha portato a far analizzare il Dna del materiale biologico presso un laboratorio dell’Università Cattolica di Roma. Il test ha confermato che i tessuti esaminati non erano i suoi, svelando la drammatica verità: l’operazione non sarebbe mai dovuta avvenire.

Un grave caso di malasanità

Ora il caso è sotto la lente della magistratura. La pm Eleonora Fini ha avviato un’inchiesta per lesioni gravissime, accogliendo la denuncia presentata dagli avvocati Andrea Bertolini e Giacomo Gaudenzi. Resta però un interrogativo cruciale: che fine ha fatto il paziente a cui realmente apparteneva il materiale biologico esaminato? Non è chiaro se sia stato informato in tempo dell’esito della sua biopsia e se abbia ricevuto le cure necessarie. Il timore è che una persona affetta da una grave patologia sia rimasta senza diagnosi né trattamento.

Questo tragico episodio mette in discussione la fiducia nel sistema sanitario e l'affidabilità dei protocolli ospedalieri. Ogni paziente si affida ai medici con la certezza che la scienza e la competenza guideranno il suo percorso di cura. Quando questa fiducia viene tradita da errori tanto gravi, il rapporto tra medico e paziente si incrina, lasciando spazio a paura e diffidenza.

La sanità deve garantire che simili negligenze non si ripetano mai più. La sicurezza del paziente deve essere una priorità assoluta, rafforzando i controlli e la verifica dei protocolli diagnostici. Un errore può costare una vita, o come in questo caso, distruggere per sempre la qualità della vita di una persona.

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