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19 Febbraio 2025 - 10:10
Cinque anni fa il primo caso di Covid in Italia. L'ISS: "Non abbassiamo la guardia"
Sono trascorsi cinque anni da quel 20 febbraio 2020, quando all’ospedale di Codogno venne confermata la positività di Mattia Maestri, il primo paziente Covid in Italia. Da allora, la pandemia ha travolto il Paese, lasciando un bilancio tragico di 197.563 morti e oltre 27 milioni di casi registrati. Oggi, sebbene l’emergenza sanitaria sia ufficialmente terminata, il virus continua a essere oggetto di sorveglianza.
Il Covid-19 circolava già prima del 20 febbraio 2020, come dimostra il caso dei due turisti cinesi ricoverati all’ospedale Spallanzani di Roma il 29 gennaio 2020. Pochi mesi dopo, l’11 marzo, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) dichiarava ufficialmente la pandemia, aprendo un periodo di restrizioni e sacrifici. Solo il 5 maggio 2023, dopo tre anni di battaglia sanitaria, l’OMS ha decretato la fine dello stato d’emergenza.
Secondo i dati del Ministero della Salute, nei cinque anni trascorsi si sono registrati 27.191.249 contagi, con un’età media dei pazienti di 45 anni. Gli operatori sanitari sono stati duramente colpiti, con 513.845 casi tra medici e infermieri. Fortunatamente, la maggior parte delle persone ha superato l’infezione: i guariti ammontano a 25.402.836.
Cinque anni fa il primo caso di Covid in Italia
Il SarsCov2, secondo Anna Teresa Palamara, direttrice del Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), è ormai parte del gruppo di patogeni respiratori monitorati, come l’influenza stagionale. "Non costituisce più un’emergenza, ma deve essere sorvegliato", sottolinea l’esperta. Attraverso la rete RespiVirNet, gli scienziati continuano a studiare la diffusione del virus e l’evoluzione delle sue varianti.
Anche la vaccinazione anti-Covid resta un’arma fondamentale. Ogni anno vengono valutate le categorie più a rischio per aggiornare le raccomandazioni ministeriali. Al momento, la protezione è consigliata soprattutto agli anziani e ai soggetti fragili.
Nonostante la fine dell’emergenza, il pericolo di nuove pandemie resta una realtà. L’OMS avverte che in futuro potremmo affrontare altre minacce sanitarie globali. "Dobbiamo imparare dall’esperienza del Covid-19 e rafforzare la nostra capacità di risposta", afferma Palamara. Grazie ai fondi dell’Unione Europea e del PNRR, l’Italia ha potenziato le proprie reti di sorveglianza e ricerca e partecipa a esercitazioni pandemiche per migliorare la reattività del sistema sanitario.
La sfida, quindi, non è conclusa. La preparedness, ovvero la preparazione a future crisi sanitarie, deve restare una priorità per istituzioni e cittadini.
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