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19 Febbraio 2025 - 11:46
Straordinari non pagati in cambio del posto fisso: la denuncia di un precario di Poste Italiane
Un nuovo caso riaccende il dibattito sulle condizioni di lavoro nei confronti dei dipendenti precari di Poste Italiane. Michele – nome di fantasia – ha lavorato per undici mesi come portalettere con contratto a tempo determinato. Durante questo periodo, ha accumulato 290 ore di straordinario, senza ricevere alcun compenso. Dopo aver avviato un’azione legale per far valere i propri diritti, si è trovato di fronte a una scelta difficile: ottenere un contratto a tempo indeterminato o continuare la battaglia per il recupero delle somme dovute. Alla fine, ha dovuto accettare la stabilizzazione rinunciando ai 4.000 euro maturati.
Nel corso della sua attività, Michele si è spesso trovato a iniziare il turno prima o a concluderlo più tardi per rispettare le tempistiche di consegna imposte dal servizio postale. Nonostante ciò, l’azienda non ha mai autorizzato formalmente il lavoro extra, ritenendo quindi non dovuto alcun pagamento. Quando il lavoratore ha deciso di far valere le sue richieste per via legale, l’azienda ha presentato ricorso al tribunale per contestare la richiesta economica avanzata.
Mentre la vicenda giudiziaria era in corso, il dipendente ha partecipato alla procedura di stabilizzazione prevista per i lavoratori precari dell’azienda. L’offerta di un contratto a tempo indeterminato, tuttavia, era vincolata alla firma di un accordo conciliativo con cui Michele ha dovuto rinunciare ai compensi arretrati. Il tutto si è svolto alla presenza di un rappresentante sindacale, rendendo la scelta obbligata per il lavoratore, che ha dovuto anteporre la sicurezza lavorativa alla tutela dei propri diritti economici.
Poste Italiane
Non si tratta di un caso isolato. Sempre più lavoratori precari di Poste Italiane denunciano di aver vissuto esperienze simili, lamentando una gestione che sembra sfruttare la loro condizione contrattuale per imporre ritmi di lavoro intensi senza adeguata retribuzione. Poste Italiane, in quanto società partecipata dallo Stato, ha una responsabilità etica oltre che legale nei confronti dei suoi dipendenti, e non può limitarsi a perseguire obiettivi di profitto trascurando la qualità del lavoro e il rispetto delle normative.
La vicenda solleva interrogativi sulla gestione del personale precario nelle aziende a partecipazione pubblica. Il diritto alla stabilizzazione non dovrebbe essere un ricatto, ma un riconoscimento del valore e dell’impegno dei lavoratori. La tutela dei diritti economici e lavorativi dovrebbe essere una priorità, affinché il modello occupazionale non penalizzi chi è già in una condizione di fragilità contrattuale.
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