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15 Novembre 2025 - 22:13
Reti tagliate, ingresso col camion, allevamento depredato. È lo schema di un colpo studiato al millimetro, messo a segno in una notte a Borgo d’Ale, nel Vercellese: in meno di mezz’ora una banda ha portato via 32 capi di bestiame, vacche da macello o riproduzione, per un valore stimato di circa 80mila euro. Un episodio che fotografa una tendenza che nel mondo agricolo molti definiscono in crescita: i furti nelle aziende non risparmiano più nulla, dai fitofarmaci ai trattori, fino alle componenti elettroniche e agli animali.
A raccontare l’accaduto è Gian Battista Bongianino, titolare dell’azienda agricola Deri. Secondo il suo racconto, i ladri hanno agito con professionalità: hanno tagliato le recinzioni, sono entrati con un camion e in pochi minuti hanno caricato 32 capi selezionati, svuotando la stalla come in un’operazione logistica. Il danno non è solo economico: a essere colpita è l’operatività di un’azienda e, con essa, la fiducia di una comunità che vive di produzioni agricole e allevamento.
Nel settore si parla apertamente di escalation. “Rubano di tutto, dai trattori alle componenti elettroniche delle macchine agricole”, afferma Benedetto Coppo, presidente di Confagricoltura Vercelli. La cronologia dei furti descritta dagli operatori segue i picchi stagionali: nei mesi in cui i fitofarmaci vengono stoccati per l’uso aumentano i colpi ai magazzini; poi tocca ai mezzi agricoli, alle attrezzature digitali di bordo e al bestiame, che si presta a un mercato illecito rapido e redditizio.

Benedetto Coppo, presidente Confagricoltura Vercelli
Le aziende si attrezzano, ma l’impressione diffusa è che assicurazioni e videosorveglianza da sole non siano risolutive contro bande organizzate e veloci. “Servono assicurazioni, videosorveglianza con allarme”, spiega Luciano Salvadori, direttore Coldiretti Novara - Vercelli - Biella - Verbania. Ma poi aggiunge l’elemento chiave che emerge dai territori: “Ma soprattutto, solidarietà tra agricoltori. Facciamo rete, aiutiamoci, diamo l’allarme”. È la logica delle “vedette di comunità”: gruppi di imprese che condividono informazioni, si coordinano sugli orari critici, segnalano movimenti sospetti e attivano in tempo reale la catena di allerta.
Ogni furto sposta in avanti la soglia dei costi fissi: franchigie assicurative, premi in aumento, nuove installazioni di sicurezza e, non di rado, fermo produttivo. Per gli allevamenti il danno si traduce anche in interruzioni di cicli riproduttivi e perdita di genetica aziendale selezionata. Nelle aziende meccanizzate, invece, la sottrazione di componenti elettroniche paralizza i lavori nei campi proprio nelle finestre operative più preziose.
Dalle testimonianze emerge un percorso pragmatico: - mettere in sicurezza strutture e mezzi con sistemi di allarme e videosorveglianza efficaci; - coprirsi con polizze calibrate sul rischio reale; - costruire reti territoriali tra agricoltori per scambio rapido di segnali e supporto; - tenere alta l’attenzione nei periodi sensibili, come lo stoccaggio dei fitofarmaci. A questo si aggiunge un messaggio alle istituzioni: laddove i furti assumono carattere seriale, servono coordinamento e tempi rapidi di intervento. L’agricoltura non è solo un comparto economico: è un presidio sociale e produttivo del territorio.
Il caso di Borgo d’Ale non è un’eccezione isolata, ma il campanello d’allarme di un equilibrio da ricostruire tra chi lavora la terra e chi tenta di sottrarne i frutti. Le parole di Coppo e Salvadori indicano una strada concreta: tecnologia, assicurazioni e soprattutto comunità. Perché, come ricordano gli agricoltori del Vercellese, la prima difesa nasce dalla capacità di fare rete.
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