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Agricoltura
07 Febbraio 2025 - 09:54
Clima impazzito, fioriture anticipate e rischi per i raccolti: l’allarme di Coldiretti riguarda anche il Piemonte
Il clima anomalo che sta caratterizzando l’inverno 2024-2025 non è solo un’anomalia meteorologica, ma un vero e proprio campanello d’allarme per l’agricoltura italiana. Le temperature insolitamente alte di gennaio hanno innescato un risveglio anticipato della vegetazione, mettendo a rischio colture chiave da Nord a Sud della Penisola. Secondo Coldiretti, il fenomeno sta sconvolgendo i normali cicli produttivi: in Toscana e Puglia, le mimose sono già in fiore con un mese di anticipo, in Sicilia lo stesso destino è toccato ai mandorli, mentre nelle campagne pugliesi ortaggi come broccoli, cavolfiori e cicoria sono già pronti per la raccolta, con un anticipo di oltre un mese rispetto al solito calendario agricolo.
Ma se l’attuale mitezza delle temperature può sembrare favorevole alla crescita delle piante, in realtà espone le colture a un rischio devastante: il ritorno improvviso del gelo invernale, tipico di febbraio e marzo, potrebbe bruciare le gemme, compromettendo in modo irreversibile i raccolti. Un altro pericolo è la mancanza di ore di freddo, necessarie per alcune coltivazioni – come l’olivo – per garantire un’adeguata fioritura e una produzione regolare. Senza un adeguato periodo di freddo invernale, la produzione potrebbe risultare drasticamente ridotta.
Anche in Piemonte, e in particolare nelle aree agricole del Canavese, il clima sta mostrando segnali di squilibrio. Il mese di gennaio è stato segnato da temperature sopra la media, con giornate insolitamente miti che hanno anticipato il risveglio vegetativo. Le colture frutticole sono tra le più esposte al rischio di danni: pescheti, vigneti e noccioleti stanno già mostrando segni di ripresa vegetativa, una condizione estremamente pericolosa qualora dovessero arrivare gelate tardive.
Nel Torinese e nel Cuneese, settori fondamentali per la produzione di nocciole, mele, kiwi e uva, la preoccupazione è alta. Il pericolo di una perdita parziale o totale dei raccolti si somma all’aumento della pressione dei parassiti, anch’essi favoriti dalle temperature più elevate. La cimice asiatica, una delle piaghe più temute dagli agricoltori, ha ridotto la mortalità invernale, e con l’arrivo della primavera potrebbe attaccare in modo massiccio frutta, ortaggi e cereali, mettendo in difficoltà le aziende agricole.
Il problema riguarda anche il settore vitivinicolo. Nel Canavese, dove la produzione di Erbaluce e Nebbiolo rappresenta una fetta importante dell’economia agricola locale, i vignaioli osservano con apprensione l’evoluzione delle temperature. Se le viti dovessero germogliare troppo presto, un ritorno del freddo potrebbe mettere a rischio l’intera annata vitivinicola.
Agricoltura in Piemonte
Dietro questi fenomeni si cela il riscaldamento globale, che negli ultimi anni ha reso il clima sempre più imprevedibile e instabile. L’aumento delle temperature invernali, alternato a ondate di freddo improvvise, sta modificando i ritmi delle colture e mettendo in crisi il settore agricolo. I dati raccolti da Copernicus, l’osservatorio europeo che monitora l’andamento del clima, confermano che il gennaio 2025 è stato tra i più caldi mai registrati, un trend che ormai si ripete con allarmante regolarità.
Gli agricoltori piemontesi si trovano così ad affrontare una doppia sfida: da un lato, le fioriture anticipate e il rischio di danni da gelo; dall’altro, l’aumento delle fitopatie e degli insetti nocivi, che richiedono strategie sempre più complesse per essere contenuti. Coldiretti Piemonte ha già chiesto interventi mirati, tra cui un monitoraggio attento della situazione e misure di sostegno economico per le aziende agricole che potrebbero subire perdite significative.
Se le temperature continueranno a salire senza un'inversione di tendenza, sarà sempre più difficile garantire la stabilità produttiva delle colture tradizionali. L’agricoltura piemontese, come quella di molte altre regioni italiane, si trova a un bivio: adattarsi a un clima sempre più imprevedibile o subire danni sempre più ingenti. Il rischio è che il calendario agricolo, da secolare punto di riferimento per la produzione alimentare, diventi un’incognita dominata dalle bizze del clima.
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