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Agricoltura
03 Febbraio 2025 - 11:39
Piemonte in crisi: l’agricoltura affonda tra clima estremo e aziende in fuga
Il 2024 si è rivelato un anno complesso per l'agricoltura piemontese. Se da una parte gli effetti della crisi internazionale delle materie prime sono stati meno pesanti rispetto agli anni precedenti, grazie a una graduale ripresa dopo la pandemia e la guerra in Ucraina, dall'altra il clima ha rappresentato un ostacolo significativo. Dopo lunghi periodi di siccità, una primavera particolarmente piovosa ha provocato problemi a molte colture, favorendo la diffusione di funghi e danneggiando i germogli.
Le difficoltà del comparto agricolo non si sono riflesse solo nelle proteste dei trattori scesi in strada, ma anche nella riduzione del numero di aziende. Secondo i dati dell’Anagrafe agricola della Regione Piemonte, a inizio 2024 risultavano attive 43.445 aziende, per una superficie coltivata di 898.677 ettari. Se da un lato la dimensione media delle imprese è aumentata (con un’estensione media di 21 ettari ciascuna), dall’altro il settore ha registrato una flessione del 5,1%, un calo più marcato rispetto al trend degli ultimi cinque anni (-2,5% annuo). Dal 2018, il numero di aziende è diminuito del 16%, portando con sé anche una riduzione degli addetti, passati da 71.641 a 69.665 (-2,8%).
Un altro aspetto che sta cambiando è la composizione della forza lavoro. Sempre meno aziende sono a conduzione familiare, mentre cresce la presenza di operai agricoli, sia a tempo determinato (+1,4%) che indeterminato (+3,5%). Anche l’età media degli imprenditori agricoli sta aumentando: solo il 13,7% delle aziende è gestito da giovani sotto i 41 anni, mentre il 33% ha titolari con più di 65 anni. Per quanto riguarda le donne, la percentuale di imprese a guida femminile è scesa al 25,8% (era il 27,2% nel 2018), sebbene le giovani imprenditrici rappresentino il 20%, un dato superiore alla media nazionale del 13,7%.
Secondo Coldiretti Piemonte, il 2024 è stato un anno particolarmente difficile per il settore a causa degli eventi climatici estremi. L’alternanza tra siccità e precipitazioni ha provocato ritardi nelle semine, con una riduzione del 30% delle attività nei campi e una diminuzione del 20% della produzione agricola, in particolare nei settori cerealicolo e frutticolo. Per quanto riguarda il settore vitivinicolo, la produzione è rimasta stabile, ma le frequenti piogge durante la vendemmia hanno complicato le operazioni di raccolta.
Tra le colture più colpite spicca la nocciola, che ha subito una perdita fino al 70% a causa della caduta precoce dei frutti ancora acerbi. Anche Confagricoltura Piemonte ha sottolineato come i cambiamenti climatici e l’insorgenza di nuove malattie stiano diventando sfide sempre più difficili da affrontare. Secondo l'associazione, il calo delle aziende agricole in Piemonte è una tendenza che si protrae da almeno un decennio, con una particolare accelerazione negli ultimi sei anni. La Confederazione italiana agricoltori (Cia) ha evidenziato come, nonostante le difficoltà, il settore riesca ancora a resistere grazie alla professionalità e alla determinazione degli imprenditori agricoli. Tuttavia, il rischio di chiusura resta elevato, e chi è costretto a cessare l’attività difficilmente riesce a ripartire.
Agricoltura piemontese in crisi
Se per l’agricoltura il 2024 è stato un anno complesso, il comparto zootecnico ha avuto una tenuta migliore, nonostante alcune criticità legate a malattie come la peste suina africana, la blue tongue e l’afta epizootica. I dipartimenti di Prevenzione delle Asl hanno effettuato controlli in oltre 30 mila allevamenti, monitorando circa 13 milioni di capi. Oltre 10.900 interventi hanno riguardato specificamente la gestione della peste suina.
Dal punto di vista delle coltivazioni, l’Osservatorio rurale ha registrato un calo nei seminativi, con una riduzione dell’1% delle aziende specializzate, che sono scese a 12.228, di cui 1.231 risicole. Tra le colture più in difficoltà si segnala il mais, che per il secondo anno consecutivo ha subito una contrazione significativa, insieme a frumento e orzo. Il riso, invece, ha mantenuto livelli stabili. In controtendenza la frutta a guscio, che ha registrato una crescita del 18,4% grazie all’espansione dei noccioleti.
Il valore complessivo del settore agricolo piemontese è stato stimato dall’Istat in circa 5 miliardi di euro. I cereali hanno mostrato un incremento del 29% nel 2023, ma nel 2024 si prevede un calo dei prezzi. Il mais ha subito un forte contraccolpo (-19,7%), penalizzato dalle piogge e dalla riduzione delle superfici coltivate, a favore di colture meno esigenti in termini di risorse. Il comparto vinicolo ha subito una contrazione del 15,9% in termini di valore, a causa delle annate particolarmente calde e asciutte, anche se i dati preliminari del 2024 mostrano un miglioramento, con un incremento del 15% della produzione di uva raccolta.
L'export della frutta fresca si conferma un settore trainante, ma le incertezze geopolitiche legate ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente potrebbero incidere negativamente sulle esportazioni nei prossimi mesi.
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