AGGIORNAMENTI
Cerca
Ivrea
05 Settembre 2024 - 07:30
Ilaria Aragona e l'assessora Patrizia Dal Santo
A volte succede. E sta per succedere. Avete presente Ilaria Aragona? Dopo mesi e mesi di sofferenze e disperazione, finalmente si è accesa una luce in fondo al tunnel. Ieri è arrivata una notizia che potrebbe davvero cambiare la sua vita: la commissione utenza dell'ATC Piemonte ha dato il via libera al “cambio di alloggio”. Finalmente, potrà dire addio al piccolo monolocale in cui vive oggi, troppo stretto e inadeguato per le sue esigenze. Ad agosto è stato fatto il sopralluogo e chi ha suonato al campanello si è messo le mani in testa. “Ma qui l’han fatta vivere per tutto questo tempo?” s’è quasi messo a piangere.
Ebbene sì! Fino ad oggi nessuno aveva urlato allo scandalo più di tanto. Nè i servizi sociali, nè i funzionari del Comune, nè gli assessori e i consiglieri comunali che di tanto in tanto han bussato alla sua porta. Tutti a dirle “hai ragione” per poi alzare le spalle qualche metro dopo e dimenticarsene completamente.
La notizia che arriva da ATC è stata accolta con entusiasmo dall'assessora Patrizia Dal Santo. “Lunedì passeremo alla fase assegnazione..." ci dice e la speranza è che si faccia in fretta, prima che si può.
Parole che suonano come una promessa di riscatto per Ilaria, una donna malata, inabile al lavoro e costretta a vivere attaccata a una bombola d'ossigeno, tra sofferenze, umiliazioni e silenzi.
La sua è la storia di una vita devastata dal Covid-19, che le ha lasciato danni respiratori permanenti, imprigionandola in un corpo che non riconosce più.
“Voglio tornare a vivere”, ci aveva detto fin dalla prima intervista. Ma fino ad oggi, vivere per Ilaria ha significato sopravvivere in condizioni disumane.
L’appartamento in cui è relegata, situato in via Saudino, è un buco di 30 metri quadrati, privo di vere finestre e con un bagno troppo stretto per consentirle di muoversi agevolmente.
Il caldo estivo le ha provocato piaghe sul corpo, aggravando le sue già precarie condizioni di salute. Persino fare una doccia è diventato un lusso irraggiungibile.
“Avete capito bene: chiedo solo una doccia”, aveva lanciato un appello qualche settimana fa. Non era un capriccio, ma una richiesta di dignità. Una richiesta così semplice, così basilare, da scontrarsi con l'indifferenza di un sistema che le aveva voltato le spalle.
Ilaria prigioniera nel suo appartamento. Ogni movimento una fatica, ogni giorno una lotta contro una realtà che non le lascia tregua. Persino uscire di casa è un’impresa titanica: il condominio Saudino, dove vive, ha un ascensore che si guasta spesso, trasformando ogni volta l’edificio in una prigione senza vie di fuga. S’è rotto anche quella volta che si è sentita male ed è stata trasportata in ospedale avvolta in un lenzuolo. È in queste condizioni che Ilaria ha trascorso gli ultimi tre anni, abbandonata in un ghetto.
Per troppo tempo le istituzioni sono rimaste sorde ai suoi appelli e fino a giugno, l’unica risposta che si sentiva era da brividi: “Paga e poi si vedrà”.
Le sue richieste di aiuto sono sempre cadute nel vuoto, come se il suo dramma non fosse abbastanza. La sua unica colpa? Non potersi permettere di pagare gli arretrati dell'affitto. Solo grazie alla generosità di alcuni cittadini, che hanno avviato una raccolta fondi su GoFundMe, Ilaria è riuscita a racimolare i 500 euro necessari per sbloccare la pratica di cambio alloggio.
Ma il problema di Ilaria non è solo economico, è una questione umana, profondamente etica. È una questione di dignità. Una donna invalidata al 100%, costretta a vivere con una bombola di ossigeno, non dovrebbe chiedere l'elemosina per una casa adeguata.
Dimenticata lei, dimenticato il condominio Saudino, composto da 12 alloggi, perlopiù monolocali e bilocali di proprietà del Comune, ma gestiti dall’ATC. Questi alloggi non sono fatti per viverci stabilmente. Sarebbe il caso di venderli o di darli in gestione alla Caritas o alla Casa delle Donne, per gestire emergenze temporanee. E invece, sono diventati una trappola per chi, come Ilaria, non ha alternative.
La verità è che quegli alloggi sono stati destinati originariamente a persone di età superiore ai 65 anni, un vincolo che ha sempre creato problemi nell’assegnazione, come spiegò l’assessore Augusto Vino in un consiglio comunale del 2013. Anziani che preferiscono vivere in città, rinunce a raffica e quattro alloggi vuoti da mesi in un condominio che ormai è diventato un vero e proprio ghetto, troppo lontano dal centro abitato e dalla vita vera.
E ora?
Ora, con il via libera della commissione ATC, potrebbe davvero cambiare tutto. L’incubo di Ilaria potrebbe finire nelle prossime settimane, se tutto andrà come sperato. Non sarà più costretta a vivere in un monolocale che somiglia più a una cella che a una casa.
Non dovrà più temere di rimanere bloccata quando l’ascensore si guasta o di essere trasportata via in un lenzuolo perché le scale sono impraticabili.
La strada verso la dignità non si è ancora conclusa. Fino ad allora, Ilaria campeggerà su queste pagine, ricordandoci che dietro ogni richiesta di aiuto c’è una persona. E che quella persona merita di vivere, non solo di sopravvivere.
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.