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Ivrea

Aiutiamo Ilaria a respirare: 500 euro per una casa dignitosa e una vita migliore. E' partita una raccolta fondi

Donna invalida e senza ossigeno, costretta a vivere in un monolocale senza finestre. Il Comune chiede dei soldi per un cambio alloggio: la solidarietà corre sul web

Ilaria Aragona

Ilaria Aragona

“Ciao,” scrive, “sono una donna di 47 anni, invalida al 100%, da tre anni inabile al lavoro. Sono in ossigenoterapia h24 perché non respiro più bene a causa di mille fattori: obesità, COVID, depressione...”. 

Lei è Ilaria Aragona. Poche ore fa ha lanciato un appello sulla piattaforma GoFundMe alla ricerca dei “quattrini” necessari per pagare l’ATC e sbloccare una pratica di “cambio alloggio” che da tempo giace in Comune, sepolta in un cassetto. 

Parliamo di circa 500 euro. Non una cifra da capogiro, ma il “capogiro” è soggettivo e molto dipende da chi la guarda. 

A prometterle che “basteranno” sono stati il sindaco Matteo Chiantore e la vicesindaca Patrizia Dal Santo, nei giorni scorsi, durante un colloquio. Insomma, “paga e poi si vedrà!”.

Chiedersi come sia possibile che di fronte alla stessa fotografia a noi venga in mente una persona in cerca di aiuto e a chi amministra null’altro che i canoni dell’affitto, ci pare un’inutile perdita di neuroni. 

“Il Comune,” scrive sempre Ilaria, “tre anni fa mi ha dato una casa popolare di 30 mq senza finestre, senza infissi esterni. Mi faccio la doccia in un bagno stretto seduta su una sedia da giardino di plastica bianca, dove rischio di cadere o scivolare...”. 

È uno dei 12 monolocali del condominio Saudino situati nello stesso edificio in cui trova spazio una RSA. Spazi adatti come abitazione temporanea, non certo per una permanenza definitiva. 

“Da anni sto chiedendo al Comune una casa adatta alle mie esigenze in cui riesca a muovermi con un bombolone di mille litri di ossigeno. Mi hanno chiesto 500 euro per fare il cambio ma non li ho. Vivo con una pensione di invalidità e non riesco a trovare più di 100 euro...”. 

Per questo motivo si è rivolta alla rete... “Per ritornare a vivere... Per una doccia fatta bene e tutti i santi giorni senza il bisogno di un’oss...”. 

Parole dure e che colpiscono al cuore.

Ilaria chiede di essere assistita di più, ma soprattutto una casa in cui possa almeno affacciarsi da una finestra o fare due passi in un cortile, il minimo sindacale per un’esistenza dignitosa. 

Le si potevano dare duemila risposte. 

Gliene si è data una e una soltanto: pagare l’ATC! 

Che a guardarla dal lato giusto, e noi l’abbiamo guardato insieme ad altri amministratori comunali che ci han detto “ma sti qui di Ivrea non sono tanto a posto”, questo caso avrebbe dovuto avere ben altre attenzioni, con l’obiettivo di evitare lo sfratto esecutivo e non doversi poi occupare di una donna in disagio abitativo.

Morale? 

Tira di qua, tira di là, il caso Ilaria è, da mesi, sulla bocca di tutti. Di lei s’è parlato di recente, anche in consiglio comunale, a porte chiuse. Quel che è venuto fuori non è nulla che già non si sapesse. I consiglieri comunali Paolo Noascone e Massimiliano De Stefano hanno sottolineato che il condominio Saudino non è adatto per viverci. 

Hanno puntualizzato che questa donna ha bisogno di maggior assistenza. Infine si sono concentrati sugli spazi angusti e sull’assenza di finestre, salvo quelle vasistas, tali da rendere quel monolocale più simile a un carcere che a una casa di civile abitazione. 

Per tutta risposta, testardamente, l’assessora Patrizia Dal Santo si è limitata a fare una panoramica degli affitti non pagati, per poi focalizzarsi su un piano di rateazione, senza del quale sarebbe per lei impossibile avviare con l’ATC un discorso per il cambio di alloggio. Né più né meno di quello che avrebbe potuto rispondere l’impiegato del Comune, e arrivati a questo punto uno si chiede che senso abbia un assessore alle politiche sociali.

Ha aggiunto che si stanno cercando di attivare dei percorsi con l’ASL che pare siano già stati attivati.

Ricapitolando, c’è una ragazza che, ammalatasi di COVID, dopo mesi e mesi di cure oggi vive attaccata a una bombola di ossigeno in un appartamento al secondo piano di un condominio situato alla periferia della città, completamente scollegato dal centro e dalla civiltà. In una posizione talmente scomoda che gli “abili” non ci vogliono andare.

Ilaria è obesa. Non ce la fa a staccarsi dal letto. Non ce la fa a farsi una doccia da sola. Non ce la fa a muoversi.

Più che un appartamento, un vero e proprio “ghetto” in cui si può anche “morire” all’insaputa del mondo che lo circonda. Anzi no, di un mondo che si è girato dall’altra parte.

In questa storia, anche l’assistenza sociale non sta facendo tutta la sua parte.

Il Consorzio In.Rete le ha dato un’OSS (Operatrice Socio Sanitaria) per quattro ore alla settimana, di cui due impiegate per andare a fare la spesa in qualche supermercato della zona, ma non s’è mai chiesto se ce ne volessero di più e, per quel che ci è dato sapere, non s’è mai sottolineata l’esistenza di un problema serio, anche di igiene.

La novità di oggi è che l’incubo potrebbe finire con appena 500 euro ed è un dovere etico e morale occuparci, per quanto ci è possibile, di chi ci chiede aiuto o, se si preferisce, di chi ha bisogno di aiuto.

Aiutiamo Ilaria. Facciamolo adesso!

QUI IL LINK ALLA PIATTAFORMA GOFUNDME

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