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Settimo Torinese
13 Luglio 2024 - 11:44
Elena Piastra
Trovarsi a tu per tu con una lunga serie di commercianti che si lamentano ma allo stesso tempo preferiscono non esporsi.
“Qui si vive come sotto ad un regime…” ci spiegano. “E’ tutto nelle mani del Pd. Ci mettono due minuti tagliarti fuori, a farti terra bruciata…”. Saranno anche un po’ esagerati ma tant’è in una città che qualcuno ha ribattezzato “Settimo Piastrese” in onore di Elena Piastra, donna del 75%.
Tra chi, invece, parla e di problemi non se ne fa c’è Walter Tancredi, 52 anni, titolare insieme alla moglie Marta Ostrowska dell’Orto di Marta in via Italia. Per 20 anni ha lavorato da Del Vago, nel 2017 s’è messo in proprio, nel 2019 s’è ingrandito e poi è arrivato il Covid.
“Sono stato contattato dall’Amministrazione comunale per i pacchi alle famiglie - ci racconta - Io e Marta abbiamo deciso di lavorare senza guadagnare un euro per aiutare quante più persone possibile. Ci siamo anche messi a fare noi le consegne per sopperire all’assenza di volontari. Vuoi sapere com’è finita? Te lo dico io. Il giorno dei ringraziamenti si sono dimenticati di fare il nostro nome. Han detto che avevano perso i contatti… Ti sembra una cosa credibile?”.
La verità potrebbe (usiamo il condizionale) essere collegata alla passione politica. Già candidato nella lista della Lega, Walter Tancredi, negli ultimi anni si è avvicinato a Antonio Borrini. Non uno di destra o di sinistra. Piuttosto un “apolide”, uno che vorrebbe dire quel che pensa aldilà delle ideologie, senza essere additato.
“Qui a Settimo Torinese se vengono a cambiare una lampadina bruciata davanti a casa, passa l’assessore o il consigliere comunale e ti ricorda che devi ringraziarlo e poi votarlo. Funziona così! O sei con loro o non sei nessuno… La lampadina è accesa grazie a loro e non perchè paghi le tasse…”.
In questi anni Tancredi ha cercato di capire i problemi del “commercio” e qualche idea se l’è fatta. Oltre ai parcheggi a pagamento, ci sarebbe un vero e proprio disinteresse dell’amministrazione comunale.
“Faccio qualche esempio. Fino a qualche anno fa, in occasione della fiera facevo un banco di 7 metri poi ci ho rinunciato. Non mi conviene per via del plateatico, la tassa per l’occupazione del suolo pubblico. Molti commercianti aderirebbero, ma non a queste condizioni. Il Comune dovrebbe incentivarci e invece cerca di fare cassa a tutti i costi…. Vale per la fiera ma anche per una qualsiasi iniziativa. Tra plateatico, diritti Siae e richieste da compilare ti fan passare la voglia di organizzare qualsiasi cosa…. In altre città non funziona così...”.
Morale?
“La nostra fiera dij coj è un bazar. Dieci banchi belli e 50 che vendono giocattoli cinesi. E quando cade in corrispondenza con un’altra fiera, la dobbiamo spostare. E’ talmente scarsa che ci fa concorrenza persino quella di Brandizzo. Insomma siamo una barzelletta… Si dovrebbe andare in giro nelle fiere di tutto il Piemonte a cercare i banchi più belli e invitarli ma non lo facciamo. Lo fan tutti, noi no. Inutile sperare nelle associazioni di categoria… Ascom e Confesercenti praticamente non esistono e Incentro ha poche decine di iscritti su 600 commercianti..”.
Insomma un disastro…
“Lo ripeto. A Settimo se non sei della stessa parte politica di chi governa non sei nessuno e se parli sei uno che non sa e arrivano le truppe cammellate a chiuderti la bocca. Insomma devi stare zitto… Diciamo che con me non ci sono mai riusciti!”.
E intanto i negozi chiudono. Dopo l’edicola anche Casanova. Uno dietro l’altro…
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