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Settimo Torinese
02 Luglio 2024 - 15:38
Elena Piastra, Settimo Torinese
Fino a una trentina di anni fa (e chi vi scrive c’era), i sindaci, le giunte e i consigli comunali si occupavano e si preoccupavano di tutto. Delle fogne e dell'acquedotto… e poi è arrivata Smat.
Della sanità nelle vecchie USL… che poi sono diventate aziende. Dei rifiuti e dell'assistenza sociale che poi sono finiti nelle mani dei consorzi obbligatori. Insomma, i sindaci, non pagati, si occupavano di tutto e i consigli comunali pure. Si riunivano tutte le settimane per approvare e deliberare su argomenti di ogni genere, perfino di un tombino.
Tempi duri, quelli, per i sindaci che si assumevano in gran parte la responsabilità su tutto ciò che si muoveva nel territorio amministrato. Poi è arrivata la riforma degli enti locali e gran parte delle responsabilità sono finite in capo ai dirigenti.
Si è aggiunto a tutto questo, nel corso degli anni, un accentramento dei poteri dello Stato centrale e delle Regioni nel decidere quali investimenti i sindaci avrebbero o meno potuto fare e, da lì in avanti, lo si sarebbe potuto fare solo “progetti alla mano” e partecipando ai bandi. Prima, per la cronaca, i sindaci decidevano anche questo: se ci credevano, s’indebitavano con la Cassa Depositi e Prestiti e costruivano scuole, strade, circonvallazioni e tutto quel che il bilancio avrebbe loro consentito.
Tutto questo per dire che cosa?
Solo che appaiono sotto molti punti di vista davvero demenziali i commenti di chi sostiene non si debba parlare di “buche” ed erba alta, considerando che proprio questi sono rimasti tra i pochi argomenti di cui un sindaco dovrebbe occuparsi per il benessere di anziani, portatori di handicap, gente che va in bici, motociclisti e automobilisti.
Certo, ce ne sono altri. Per far funzionare la macchina comunale, infatti, un’Amministrazione comunale deve anche fissare il livello delle tasse e delle tariffe e anche su questo fronte molto è cambiato. Un tempo, infatti, gran parte delle risorse arrivavano dallo Stato oggi no. Ed è proprio perchè oggi è “no” che il cittadino, molto più di ieri ha un dovere di controllo su come i soldi pubblici vengono spesi a cominciare dai contributi alle associazioni, ancor più quando cadono giù come la pioggia.
Ah, giusto! C’è chi sostiene che la sindaca Elena Piastra avrebbe messo in pista investimenti per milioni di euro (30) e quindi tutti “zitti”.
Anche su questo, ahìnoi, ci sarebbe molto da ridire, non foss’altro che parliamo di opere pubbliche finanziate nell’ambito del PNRR e ne han beneficiato tutti, ma proprio tutti i comuni che avevano dei progetti nel cassetto pronti e cantierabili, a Settimo tanto quanto a Chivasso, Ivrea, Torino, Ciriè… Morale?
Neanche le cose che si stanno realizzando a Settimo sono farina del sacco di Elena, ma di chi l’ha preceduta. Cos’ha fatto lei? Solo la domanda ai funzionari: “Che cos’abbiamo nei cassetti?” E i funzionari han tirato fuori tutto quel che avevano…
Vabbè! Me ne rendo conto. Questo racconto dell’Amministrazione comunale è di parte, ma servirà - ne sono sicuro - per riportare il dibattito politico ad un piano più corrispondente alla realtà ben lontano dai cori “mielosi” di fan, lacchè e opportunisti che tutti i giorni osannano la sindaca del 75% dandole e assegnandole dei poteri da statista che in verità non ha.
Che non lo sia e che i suoi racconti “non raccontati” o raccontati solo a metà facciano acqua da tutte le parti emerge chiaramente anche nel suo ultimo post appiccicato su Facebook.
Scrive: “Due anni di MuCh - Museo della Chimica con 70.000 ingressi (38.000 nel secondo anno, in crescita rispetto al primo), visitatori da tutta Italia, un calendario settimanale quasi sempre tutto prenotato dalle scuole e l’apertura di un nuovo spazio esterno che ospita eventi, spettacoli e attività all'aperto. Una scommessa sicuramente vinta e una scommessa che non si ferma, per continuare a rilanciare il Mu-Ch, dare valore culturale a Settimo e a Borgo Nuovo e attrarre visitatori da fuori: proposte scientifiche sempre nuove e la riqualificazione del fabbricato della Siva che ospitava magazzini, acquisito di recente per ampliare l’offerta e gli spazi del museo….”.
Non è solo una questione di "chimica". I numeri sono una cosa seria e ci piacerebbe conoscerli un po’ più a fondo.
Gli studenti, di Settimo e non di Settimo, pagano il biglietto? Siamo così sicuri che escan da lì contenti? Si potrebbero conoscere i termini della scommessa, con chi è stata fatta e quali erano le previsioni iniziali?
Finisce qui la sua proposta culturale? Possibile che nella città in cui ha lavorato Primo Levi, la sindaca non abbia trovato un modo per citarlo?
D’altro canto cosa aspettarsi da chi a questa figura ha dedicato solamente una saletta in biblioteca?
Insomma: è questo il livello culturale?
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